Shannon Wright
Let In The Light
Un fascio acuto, rotto, penetra luniverso tetro
Un inconsolabile tentativo di sfondamento
Mendicando, stringente
Fragile e forte
Immensamente delicato
Uno spirito irrefrenabile
Un imperativo silenzioso che non accetta obiezione
La parola come potere ipnotico
Abbattendo ogni resistenza sul suo percorso
Shannon Wright. Giovane cantautrice dAtlanta, nellopener Defy This Love del suo nuovo album Let In The Light. Come la conosciamo. Un mondo implorante e spigoloso, un profondo crepuscolo di dolore.
Se non fosse per i contrappunti da cabaret del pianoforte, reminiscenti alla lontana delle opere di Brecht e Kurt Weil, che sforzano la tenebra dolente in un restio ballo. E labbraccio forte della notte cede un po.
Uno spazio per respirare come, più tardi, concederà ancora la chitarra elettrica.
Come unaquila, che ha già afferrato la sua preda il temperamento di Shannon Wright sembra aver trovato un momento di tranquillità, la furia sembra essersi placata dopo la tempesta furiosa messa in scena con Yann Tiersen, in cui trasformava con la sua ostinazione e ispidezza gli arrangiamenti morbidi del francese in una composizione nervosa e concitata.
La bisbetica domata allora.
Il pugno a freddo arriva con i toni sottili questa volta. Non meno duri. Tinchiodano dritto a terra. Linfluenza fondamentale è quella dylaniana: la penetrazione della parola. Non di sottofondo. Seppur carezzevoli, a tratti sono dirette, taglienti e di unaffranta bellezza. Gli strumenti pare possano essere domati solamente da questa voce.
Si rimane inermi, paralizzati, mentre il suono si fa sempre più profondo.
Un gemere penoso.
Dal lontano. Vicino a te.
And now your tongue may be bold
When I just want to hold
Your delicate cheek
And tear the page from your hymn
Your song is too grim
The night is tucked in
You baffle me
Si risentono i Blonde Redhead, quelli più intimi, qui dentro.
Affettuoso, addolorato, spezzato, urgente: le facce di Shannon Wright sono come milioni di riflessi nellacqua nera. Scrutarle è impossibile, soltanto linerzia di fronte alla perversa indecisione tra la fascinazione e lansia di perdersi e soffocarvi dentro.
Lo spirito della cantautrice ti sfugge dalle mani e si frantuma in piccole gocce, in milione di direzioni, una volta che pensi di averlo catturato. La rabbia e la spigolosità, la tenacia e lirruenza, vengono per un attimo svestite in favore di un lato intimo e delicato, che però si espande e trova svariati modi di brillare. Idle Hands appare quasi come una versione più tenebrosa di One di Aimee Mann, dalla meravigliosa colonna sonora di Magnolia, linsieme del scuro tremito e di tenerezza in When The Light Shone Down, leffluvio di delicatissima intimità di In The Morning o Louise. Tenerezza e tristezza sono ormai inseparabili, avvolte in un passionale ballo.
Laltra parte dellumanità erompe però spesso, tra le righe, senza scrupoli. Morbida, ma immensamente penetrante e risoluta, Dont You Doubt, o la splendida Steadfast And True, uno dei picchi commoventi dellalbum, nuovamente baciata del cabaret. Linfelicità come condizione umana delicatissima in una canzone semplice e profondamente evocativa nel suo incontro tra piano e voce, come anche Theyll Kill The Actor In The End, riflessione sullo stato del dolore causato dallo scorrere del tempo, accesa da un canto intenso e scurissimo.
La musica pura e toccante, un arcobaleno tinto di colori scuri.
Con Let In The Light Shannon Wright si rivela una delle migliori interpreti del cantautorato: finora ricordata spesso soprattutto per la collaborazione con Yann Tiersen, con la quale ha dimostrato di riuscire a plasmare le produzione raffinata del francese alle sue corde.
Trascorsi (ormai remoti) nel punk, questo particolare lavvicina idealmente ad unaltra, talentuosi, cantautrice, Leslie Feist, che però, della medaglia, rappresenta per molti versi, il rovescio.
Mentre Feist sviluppa pop spensierato e raffinatissimo, un lucido raggio, il mondo di Shannon Wright sviluppa uno spazio profondo e emozionante, fondamentalmente scuro. Per le creature notturne. Malinconico di una melanconia rara nella sua profondità. Che esprime un sentimento di andare dove vede una possibilità contro il muro finché fa male. Nel suo modo particolarissimo, più sofisticata e matura di prima, abbastanza da non temere nemmeno paragoni con spiriti affini come Cat Power e, soprattutto, PJ Harvey.
Serpeggia un suono più complesso, stratificato, che abbraccia rock, cabaret e folk, ma senza mai sfociare nel barocco. Profondità e semplicità un incontro ideale e puro. Si può provare paura allidea di dover sentire le parole di Shannon Wright col cuore infranto e da soli: Everything must come to an end. Let's stay as long as we can.
Tweet