The Gang
Calibro 77
Ma chi sono questi, a parlare di padroni ed operai, partigiani e rivoluzione, diritti e giustizia, allepoca delle scimmie che ballano? Tornatevene indietro di quarantanni, se non sapete vivere nel presente. E, se proprio volete fare un disco, andate da qualche reduce come voi che sia disposto a finanziarvi. Detto fatto, al motto di 1056 produttori non possono sbagliare, ecco Calibro 77, il nuovo progetto dei Gang, realizzato in crowdfunding e dedicato ad undici canzoni importanti degli anni settanta. Un eloquente risposta allipotetico discografico contemporaneo di cui sopra. Per il loro primo disco interamente di covers, i fratelli Severini hanno inventato un suono fra le Marche ed il New Mexico, reclutando quale produttore un artista navigato nelle acque dellAmericana come Jono Manson ed una scintillante band che annovera insieme a molti altri, Michael Jude e John Michel (Hall And Oates / Brothers Keeper), Craig Dreyer, Clark Gayton (E Street Band), John Popper (Blues Traveler), Jason Crosby, ed il cantautore Stefano Barotti, un nome da tenere a memoria.
Si parte con un motore boogie che trasporta Sulla strada inno ai musicisti ed alla loro vita itinerante tratta dallepocale Sugo (1976) di Eugenio Finardi, ed è subito chiaro che la carica e lentusiasmo dei pezzi autografi dei Gang è stata riversata intatta anche in queste riletture. Seguono a ruota, in unaltalena continua fra gli anni, ma sempre rigorosamente allinterno del decennio 1970 -1980, una rilettura in chiave di ballad di Io ti racconto (1973) di Claudio Lolli, con i colori dellhammond e dei mandolini a mitigare le scure riflessioni sulla vita di periferia, una versione barricadera di Cercando un altro Egitto(1974) di Francesco De Gregari, che la sezione fiati latin porta a temperatura di ebollizione, ed il rockn roll da occupazione di Questa casa non la mollerò, (1978) scritta da Ricky Gianco. Ci sono omaggi alla canzone di lotta ed al catalogo dei Dischi del sole, con lingenua, graffiante ironia di Sebastiano di Ivan Della Mea, la rabbia bruciante di Uguaglianza(1970) di Paolo Pietrangeli, e la leggerezza swingante di Ma non è una malattia (1976) di Gianfranco Manfredi. E non manca la poesia musicale, quella sociale de La canzone del Maggio da Storia di un impiegato di Fabrizio De Andrè, o de I reduci (1976) di Giorgio Gaber, e quella intima di Venderò(1976) di Eugenio Bennato, e della splendida Un altro giorno è andato, daLisola non trovata (1970), di Francesco Guccini, qui impreziosita da slide, piano ed hammond.
Unoperazione dalle molteplici finalità. Per gli Autori lintento è conservare e proteggere la memoria di un Movimento che ha ancora voglia di cantare, 11 amori quarantanni dopo, circa. Era il 77 allora, e si era giovani. A me piace dirla così: far capire ai più giovani, a chi allora non cera o era troppo piccolo, che cè stato un tempo in cui suonare una chitarra e cantare, ed ascoltare quelle parole, significava trovare la propria posizione.
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