Tom Waits
Heartattack and Vine
Heartattack and Vine, del 1980, vero e proprio spartiacque della carriera di Tom Waits, è il disco in cui il californiano di Pomona cerca di portare a compimento quelli che erano stati alcuni cambiamenti riscontrabili nel suo stile sin dalla pubblicazione del misconosciuto "Foreign Affair" di tre anni prima.
Il suo intento non riesce pienamente, nonostante il disco sia ricco di spunti e belle canzoni che però non possono competere nel suo complesso in un confronto con quelle di dischi epocali come "Swordfishtrombones" e "Rain Dogs".
L'atmosfera e la ambientazione dell'opera non si discostano assolutamente da quelle del tanto acclamato "I", ma a differenza di quest'ultimo qui si predilige l'utilizzo delle chitarre elettriche e delle percussioni dell'ottimo Victor Feldman, senza dimenticare l'apporto del metronomo "Big John" Thomassie dietro le pelli e la consueta maestria di Waits al piano in brani come "Saving all my love for you" e la conclusiva e indimenticabile "Ruby's Arms" accompagnata dalla 12 corde di Roland Bautista e dalla orchestra condotta da Jerry Jester, presente anche in quella che è una delle canzoni più famose del cantautore, la orecchiabile "Jersey Girl".
Da menzionare ovviamente anche tracce vigorose come la title-track e la incisiva "Downtown", perfetto corollario alla "Wrong Side of the Road" già ampiamente scandagliata, nonchè alla schizofrenica e autostradale "'Til The Monet Runs Out" e a una perla di blues sporco e referenziale quale "Mr.Siegal" a cui vari epigoni tenteranno invano di avvicinarsi.
I due vertici assoluti del disco sono senza dubbio la strumentale "In Shades", impreziosita dal connubio tra le sfavillanti chitarre e l'etereo Hammond di Ronnie Barron, e la classica ballata waitsiana per voce "On The Nickel", sostenuta dal piano di Michael Lang e dagli archi della orchestra guidata da Bob Alcivar.
Se cercate un disco equilibrato e in grado di mediare tra le due anime più care a questo leggendario cantautore questo è il disco che fa per voi, sicuramente più di prove come Mule Variations, il quale risente ancora dell'eccessivo entusiasmo iniziale che non permette una disamina oggettiva del disco.Buon ascolto
Tweet