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R Recensione

6,5/10

Andrea De Luca

Via Direttissima 2 e 1/3

Virtù rara è quella di conchiudere in due minuti, o poco più, una vita. E farlo in un brano, con candore, evitando altre forme d’arte più prolisse, toccando comunque l’essenza e toccando il cuore di chi ascolta. Andrea De Luca è padrone di questa virtù rara, quando si racconta ne La Vita Tra Le Dita, apogeo di un disco che poi trascina solo in alcuni frangenti, ma che si fa apprezzare per il suo volto naturale e per l’immediatezza della comunicazione. Tra nuoto, pianoforte, stanze, boomerang e treni mancati, De Luca scherza con le certezze dell’esistenza: non le tasse, non la morte, ma “la bici senza mani e tu che mi stringi in vita”.

Così la narrazione prosegue, per una dozzina di frammenti e una mezz’ora scorrevole. La metrica non ha troppa importanza in questo sincero bisogno di dire, di riferire, né le reticenze sono di casa, quando vige l’istinto e la spensieratezza acuta di un Brunori SAS. Mediante una classica forma canzone, che segue precetti pop e che è fatta per lo più di accordi acustici, De Luca narra storie normali, universali. Storie d’Italia, di ognuno, con voce calda, gemellata al primo Grignani o al Concato maturo.

Le fragranze quasi celtiche e irlandesi di Initium, poi decorate da un piano apparentemente discorde, aprono le danze di un disco totalmente acustico, come detto, attraversato da qualche fronzolo elettrico qua e là (Yoko Ono che c’entra?, Oggi esco e spacco il mondo!) e da qualche episodio più ritmato (Supermilionario). De Luca ricorda gli antenati con due brani, agli inizi, poi recita una lirica (Il primo di noi che vede il mare), a racimolare ancora il passato. Il DO maggiore imperversa nuovamente (Via direttissima), prima che il piano audace ricompaia, come aveva iniziato, nell’ennesimo affresco sul passato, e sulla vita di ciascuno (La figurina di Pelé). C’è spazio anche per un altro scavo nella memoria (I Clash in Piazza Maggiore), a raccontare di “quel catino di sole”, e di quel concerto bolognese, spartiacque, della band britannica, nel lontano 1980.

L’esordio di Via Direttissima 2 e 1/3, in sostanza, non presenta nulla di nuovo sotto il sole. Ma è un "solito" suonato delicatamente, e soprattutto vero, autentico. Cioè ciò che servirebbe ascoltare, a volte, per sentirsi meglio. Per sentirci noi. 

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