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7/10

Bobo Rondelli

L’ora dell’ormai

 

Che Piero Ciampi sia stato uno dei più grandi cantautori italiani (azzardiamo: il più grande?) sono tutti d’accordo. Che Bobo Rondelli ne sia uno dei legittimi eredi, è altrettanto evidente. Sarà per il fatto di essere entrambi livornesi, sarà per quelle storie ubriache, per quelle vite fatte di amori difficili, di nottambuli incalliti, consumate tra bicchieri di rosso, osterie, sigarette, palchi, raccontate nelle sue canzoni, così vicine alla poetica di Piero Ciampi. Vicine anche alla Poesia in quanto tale. Così come Ciampi era un poeta imprestato alla canzone, Rondelli si circonda sempre di poesia. Se nel disco precedente riprendeva Rodari, qui costruisce una canzone, L’albero, sui versi del poeta livornese Giorgio Caproni, e ospita direttamente la voce di un altro poeta contemporaneo, Franco Loi.

L’ex leader degli Ottavo Padiglione torna oggi con un nuovo disco solista pieno di suoni da piccola orchestra, con riferimenti evidenti al mondo musicale di un Conte, che poi è quello americano dei jazz club, ma anche quello del tango delle balere. Un disco in cui l’amore, in tutte le sue sfumature, è il tema centrale.

L’amore perduto dell’omonima L’ora dell’ormai, un lento canto d’amore e d’abbandono, in cui il cantautore livornese racconta tutta la tristezza dell’uomo abbandonato (tu scompari dai miei giorni, e mi strappi via la pelle), quando ci si rende conto che ormai è troppo tardi per rimediare agli errori commessi (tra il dolore e la dolcezza, quando è l’ora dell’ormai è troppo tardi, e nel mio pianto la certezza, quella che ora sento di amarti). Soffrire per essere stati abbandonati, ma anche per aver provocato dolore, come nella bella ballata pop La giostra (cancellerò il dolore che ti ho lascato in fondo al cuore).

L’amore invocato come salvezza dal naufragio esistenziale della lenta Angelo azzurro, un testo di puro Ciampi (tirami fuori dalle osterie, da questo naufragio di lacrime, troppi i miei giorni buttati via), e l’amore che finisce per troppo amore della splendida Per amarti (per amarti che ti lascio andare), un brano che sa già di classico per la musica raffinata, il testo e l’interpretazione, ma anche l’amore bello e gioioso di Blu, brano dall’andatura swing dove l’amore è visto in un ottica positiva, felice, in un mondo dove tutto è blu, e c’è sempre pronto un paracadute di salvezza in caso di cadute improvvise.

L’amore come fonte di ispirazione della ballata Tu mi fai cantare, un inno alla  donna e all’amore che ispira e fa nascere la musica, così come l’amore per tutte le donne de Si a me delle donne, o l’amore paterno per i propri figli di Bambina mia, e della dolcissima Canto di un padre, una ninna nanna, in cui il padre, invece di consolare il figlio, chiede a quest’ultimo di essere consolato (mio bambino stammi vicino, sciogli dal cuore questo dolore, quando non vedo futuro migliore, e portami via).

Non manca l’amore / odio per la propria città in Livorno nocturne in cui Rondelli dipinge una splendida immagine di una Livorno notturna fatta da chi la notte la conosce e la frequenta (in realtà scritta dal sassofonista di origine russa Dimitri Grechi Espinoza), e l’amore per la vita che si rivolta in odio verso il denaro nell’invettiva Sporco denaro, un brano orchestrale dal gran ritmo, con un testo crudo, arrabbiato, “ciampiano” fino al midollo, contro il denaro e quanto di sgradevole si fa per averlo (maledetto vile sporco denaro, ti spenderò in un giorno solo, e con la paga di settimana, pago da bere a chiunque trovo, e con il resto ci vo a puttane).

Con una voce sempre più profonda e toccante, e canzoni che raccontano la sua vita, Rondelli si dimostra un poeta vero, che scrive quello che vive e vive quello che scrive, senza paura di scoprirsi e mettersi a nudo fin nel più profondo dell’anima.

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