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R Recensione

7/10

Dente

Io Tra Di Noi

Giuseppe Peveri, in arte Dente, non è affatto antipatico come sembra, anzi. Nonostante l’apparente spocchia da poseur e il portamento da stralunato Piccolo Principe, la sua sottile ironia agrodolce è ricercata, ma inequivocabilmente sincera. Chi avesse assistito a un suo concerto, non può non aver sorriso ascoltando i surreali dibattiti improvvisati col pubblico, né può non aver colto un velo di malinconia appeso dietro occhi grati ma distaccati, appena dopo aver eseguito un pezzo. Diecimila copie vendute (moltissime, di questi tempi) del precedente "L’Amore Non È Bello" hanno esponenzialmente fatto crescere le aspettative rispetto al nuovo lavoro: "Io Tra Di Noi" mantiene inalterata la simpatia/antipatia nei confronti del cantautore fidentino, ma segna, nel solco di una tradizione già consolidata, un piccolo grande passo in avanti, sia dal punto di vista poetico che da quello squisitamente musicale.

 

Musicale, perché il bravo menestrello di casa nostra si avvale finalmente del prezioso contributo di una band (tra gli altri Enrico Gabrielli e Massimo Martellotta ad arrangiare archi e fiati) e della produzione egregia del sempre ottimo Tommaso Colliva. Poetico, perché Dente, che di cesello sui testi ha sempre lavorato con inarrivabile perizia, trova miracolosamente il modo di stravolgere con la sciabola quella quadratura del cerchio ottenuta in precedenza a colpi di fioretto. In un disco che è enormemente più malinconico e meno ironico del precedente, a risaltare è la freschezza delle basi, l’ariosità degli archi, la spensieratezza degli strumenti a fiato: un ascolto quasi paradossale, in cui forma e sostanza si intersecano in modi spesso sbagliati, restituendo schiaffi e carezze sempre rispettivamente inaspettati. Un ribaltamento della realtà che si esplica in numerose declinazioni all’interno dei brani (“come mai è tutto all’inverso?” ammette Dente nella minuziosa Puntino Sulla i): esempio lampante è la coda finale di Rette Parallele, che, a ritmo di maracas e bossa nova, si aggancia in chiusura del disco all’incipit del precedente album (l’intro “Anima Latina”de La Presunta Santità Di Irene), deridendo qualsivoglia regola di continuità artistica in favore di un casuale avvicendarsi di incontri e abbandoni molto più simile alla vita vera.

 

Rette Parallele, bellissima, è l’epilogo di un viaggio senza movimento, un danzare sul posto con la mente protesa a recuperare i ricordi da prospettive atipiche, per questo uniche. Delicatissime l’iniziale Due Volte Niente, arpeggiata alla Kings Of Convenience, e Cuore Di Pietra, microscopica perla da quaranta secondi, mentre Piccolo Destino Ridicolo inveisce sarcastica e appena nauseata. Non mancano i giochi di parole, misurati alla perfezione nella circolare Giudizio Universatile, che ribadisce l’essenzialità del punto di vista, e ne La Settimana Enigmatica, tra le cui pieghe si scorge il fantasma dell’anti-musa Irene. Echi dal passato, attualizzati e addomesticati, risuonano in Pensiero Associativo, canzonetta anni ’60 che supera il confine della banalità e mai quello della semplicità, in Io Si, fotografica nostalgia virata seppia, in Da Varese A Quel Paese (Lucio Dalla) e nella straordinaria Casa Tua, immaginifica descrizione della nudità femminile, liriche degne del miglior Battiato e finale convulsamente inatteso. Equilibratissimo, invece, il singolo Saldati, qualche reminiscenza Belle and Sebastian e una costruzione musicalmente perfetta: citando Fabio Codias, “funziona tutto, dall'arrangiamento d'archi alla punteggiatura jazz del pianoforte, dalla chitarra palm-muting alle aperture di metà brano. In tempi più o meno recenti solo i Perturbazione hanno sfiorato questi livelli di perfezione pop.”

 

Io mi fiderei.

 

V Voti

Voto degli utenti: 6,6/10 in media su 5 voti.
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C Commenti

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Marco_Biasio (ha votato 6 questo disco) alle 21:00 del 19 ottobre 2011 ha scritto:

Come dicevo già nel forum, ho apprezzato molto il lavoro accurato che ha fatto sugli arrangiamenti: ha "gonfiato" con gusto ed eleganza canzoni altrimenti molto schematiche e simili tra di loro. A volte è un po' troppo battistiano, ma la coda di "Rette Parallele" è decisamente bella, concordo con te Daniele. Sono ancora fermo a pochi ascolti, per ora non voto.

Marco_Biasio (ha votato 6 questo disco) alle 11:09 del 24 ottobre 2011 ha scritto:

Riassumendo il tutto in poche parole, si può dire che il disco contenga in sè svariati momenti di grande impatto, curatissimi dettagli del quadro generale (le trombe di "Pensiero Associativo", il basso di "Saldati", la coda accelerata di "Casa Tua", "Cuore Di Pietra") che si perdono, tuttavia, in un sentire - come già detto - molto battistiano e in una certa languidezza indie ("Io Sì", ad esempio, è bruttina IMHO). L'unico brano riuscito dall'inizio alla fine è "Rette Parallele", per la scelta dei suoni, delle parole e del lavorio strumentale. Un 6,5, diciamo.

hiperwlt (ha votato 7 questo disco) alle 12:00 del 29 ottobre 2011 ha scritto:

ciò che non apprezzavo di "l'amore non è bello", qui diventa punto di forza: geniale nella sua semplicità lirica - per certi giochi di parole ("da varese a quel paese", già il titolo 'rende'; "giudizio universatile"; "rette parallele"), analogie grammaticali ("puntino sulla i"), e intensa evocazione episodica ("la settimana enigmatica"; la partenza struggente di "due volte niente")- per lo stile misurato delle composizioni (le tastierine sparse in "pensiero associativo" e gli incastri in controtempo di "piccolo destino ridicolo"), e l'implementazione "latina" entro i pezzi (ancora la brillante "rette parallele", ad esempio). e poi gabrielli, che dove va va, anima; incredibile la capacità di scaldare l'atmosfera con pochi apporti, centellinati, ma intensi. (il crescendo d'ottoni in "saldati"). recensione davvero lucida, che rende ottimamente la 'semplice complessità' del peveri - e se lo dice da solo, con humor, in "puntino sulla i": "tesoro mio, come sei complicato"!

hiperwlt (ha votato 7 questo disco) alle 12:10 del 29 ottobre 2011 ha scritto:

ps

la canzone è, chiaramente, "la settimana enigmatica" ))

salvatore (ha votato 8 questo disco) alle 13:36 del 29 ottobre 2011 ha scritto:

Bello, che altro dire? Insomma. l'album che aspettavo da lui. Il fascino naif del capolavoro "Non c'è due senza te", è un po' attenuato, ma non è andato perso, nonostante un disegno sicuramente più estroverso delle melodie, una produzione più attenta e degli arrangiamenti mai così curati. Ma caspita le canzoni - perché proprio di canzoni si parla - sono tutte belle! Le mie preferite: Settimana enigmatica, Rette parallele, Casa tua, Pensiero associativo e Saldati - in primis - che si conferma dopo ripetuti ascolti un classico della canzone italiana degli ultimi anni (un po' come l'incosolabile dei Non voglio che Clara, altra punta di diamante del cantautorato contemporaneo)!