R Recensione

7/10

Favonio

Parole in primo piano

Questo disco nasce da un incontro fortuito tra i pugliesi Favonio e le poesie di Alba Avesini, “poetessa in incognito” che teneva così tanto alla riservatezza delle sue poesie da firmarle con nomi di cantautori, perché non potessero essere ricondotte a lei. Alla sua scomparsa, Enrico de Angelis e Francesca Rizzotti decidono di riunire in un volume (Poesie e filastrocche - edizioni Scripta), quei versi sparsi tra fogli e appunti, volume che finisce nelle mani dei Favonio. Leggendo quei versi la band ne coglie la forte musicalità, la scintilla scatta immediatamente, e le note nascono quasi di getto.

A questo punto il progetto viene presentato agli stessi curatori del volume che, consapevoli della forte carica di femminilità intrinseca in queste poesie, suggeriscono alla band alcune voci femminili come ospiti nei brani. Nascono quindi altri nove incontri con nove cantanti, tra le migliori nel panorama musicale italiano, una per ogni canzone e tutte molto diverse tra loro, a rimarcare anche i diversi aspetti della personalità dell’autrice.            

Ai Favonio (Paolo Marrone voce; Mimmo Petruzzelli sax; Lucio Pentrella chitarre; Giuseppe Guerrieri batteria; Giovanni Mastrangelo basso; Stefano Capasso tastiere, pianoforte e fisarmonica; Piernicola Morese percussioni; Antonello Del Sordo tromba) il compito di dare una veste sonora differente alle poesie, e assecondare le caratteristiche vocali diverse delle diverse ospiti. Molto riusciti i brani in cui entra in gioco l’anima swing della band come in Un libro un disco, in cui la bravissima Rossana Casale si muove a suo agio tra sezione fiati, un’ottima tromba e il piano, e un impeccabile Paolo Marrone, o Sul viale M.C., con un ritmo che gioca con la bossanova e la voce di Patrizia Laquidara, o la ritmata Un pianoforte (ospite Momo).

Convincono anche l’aria folk di Appoggiati ad un muro, con la fisarmonica a disegnare la melodia, e la giovane Erica Mou ospite, o i brani più lenti, come Elegia (ospite Paola Turci), aperta dal ritornello di Lontano Lontano (Luigi Tenco), un brano dall’atmosfera scura illuminata da un bel solo di sax, e come Eternità, dove la voce di Alice è accompagnata dalla melodia della chitarra elettrica, per un testo splendido. In Parole poi è la voce quasi sola di Margot ad introdurre un brano dove le parole sono davvero in primo piano, in cui gli strumenti entrano poco alla volta, e la voce si alza lentamente di tono e intensità, ad accompagnare un testo notevole.

Ma i vertici del disco sono due, e molto diversi tra loro: Funghi, col suo testo scherzoso, quasi uno scioglilingua vietato ai minori, con evidenti allusioni erotiche, che diventa un gioco scherzoso grazie alla bravura di Petra Magoni e Paolo Marrone, e al riuscito incastro delle due voci, e Vattene ansia, dove il violino di Mauro Pagani e la voce di Giovanna Marini, due pesi massimi della canzone italiana, contribuiscono a rendere splendido un brano già di suo intenso e riuscito.

Chiude La canzone dei vecchi amanti di Jaques Brel, unico brano senza ospiti, in una nuova e riuscita versione italiana di Marrone e Petruzzelli, con piano e fisarmonica in evidenza, degna chiusura di un gran bel disco.

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