V Video

R Recensione

7/10

Le Luci Della Centrale Elettrica

Per Ora Noi La Chiameremo Felicità

Alcuni punti da cui partire. Uno: difficilmente chi ha conosciuto Brondi dal demo ha apprezzato “Canzoni Da Spiaggia Deturpata”. E a ragione. Quel disco annacquava, tra una produzione ingenerosa e interventi peggiorativi su testi e linee vocali delle canzoni, la violenta urgenza del demo. E dei pezzi nuovi solo “Per Combattere L’Acne” reggeva il confronto con gli altri.

Due: difficilmente una formula così particolare, basata su canzoni-non-canzoni e una scrittura ossessiva che dà l’impressione di germinare su se stessa per allucinate (e ripetitive) reazioni a catena, può funzionare due volte, se ripresa tale e quale. Com’è ovvio che sia: la proposta di Brondi fa della saturazione un motivo di poetica. Riempie, mitraglia, martella, parti del corpo diverse (cuore, palle) a seconda di chi trova di fronte. Perciò stanca molti. E perciò tra la resa live e la resa su disco c’è uno scarto maggiore rispetto alla media.

Tre: Brondi ha scelto di ripetere la formula. Coraggio, incoscienza. Per ora noi la chiameremo onesta fedeltà a sé stesso. Lievi differenze, per la verità, ci sono, e fanno sì che questo disco suoni meglio del precedente, sebbene la mancanza di novità nell’impatto rischi di adombrare la maggiore qualità complessiva. Dovuta almeno a due ragioni. Prima: la produzione è di gran lunga più efficace, tanto che in certi frangenti si risente l’abrasività grumosa del demo, e il contributo strumentale di signori musicisti (Stefano Pilia, Rodrigo D'Erasmo, Enrico Gabrielli) fornisce un valore aggiunto decisivo. Pezzi come “Anidride Carbonica” (tensione nervosa → sfogo) e “I Nostri Corpi Celesti” mostrano arrangiamenti che fanno la differenza; lo stesso finale su archi di “Cara Catastrofe” (classica sua two-chords-song) dice cose nuove, più stratificate e intense.

Seconda: Brondi prova a scrivere canzoni, pezzi minimamente più ‘strutturati’ rispetto al passato. Ne ha già scritti (“Nei Garage A Milano Nord”, versione demo, resta il suo apice), e qui ne propone altri, facendo di nuovo centro. “L’Amore Ai Tempi Dei Licenziamenti Dei Metalmeccanici”, su arpeggi, organo e puntelli color crepuscolo, è la cosa migliore del disco, e una delle sue più penetranti. Il canto stesso si scioglie un po’ (“Quando Tornerai Dall’Estero”, “Una Guerra Fredda”, con una coda quasi ‘melodica’), suonando meno ingessato (“Le Petroliere”).

La scrittura, tra tutti, appare l’elemento più bloccato. L’incrocio frenetico e la sovrapposizione per continue e abnormi metafore tra il vissuto quotidiano più prosaico (le sue cose, le sue pose) e il gergo dei telegiornali, le parole della crisi, le litanie dell’attualità che riempiono il vuoto di ogni giorno sono sempre tese, dense, incalzanti. Non c’è, come nel libro, narratività: il circuito è chiuso, tra un ‘tu’ mai specificato, un ‘noi’ che è generazionale ed infiniti a volontà che sparano immagini senza che niente si muova. Ogni tanto esce l’immagine più riuscita, che può pure strappare un sorriso («nei nostri sogni ricorrenti ci sono dei black-out perché ci sono troppi condizionatori accesi»), ogni tanto il riferimento all’attualità più stretta fa perdere un po’ di respiro, ogni tanto un accostamento più ardito scivola verso l'auto-parodia.

Ma chi legge queste righe sa già cosa aspettarsi, e sa pure se lo amerà o meno. Ora che ci ha dato il disco che “Canzoni Da Spiaggia Deturpata” non fu, o fu solo a metà, vediamo cosa ne sarà di Brondi: gli anni zero sono finiti.

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Voto degli utenti: 6,2/10 in media su 13 voti.
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Cas 7/10
gull 7/10

C Commenti

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Luca Minutolo (ha votato 8 questo disco) alle 8:23 del 5 novembre 2010 ha scritto:

Giuro, non aggiungerei una parola in più ne una in meno a quello che hai scritto...Però il voto va da sè...Faccio parte della frangia degli adulatori, ed anche se è cambiato poco o niente rispetto al passato, la verve logorroica di Vasco è qualcosa che prende lo stomaco e te lo attorciglia...Bravo Francesco! Veramente preciso e diretto al punto!

Filippo Maradei alle 12:00 del 5 novembre 2010 ha scritto:

Siccome leggo pareri discordanti su "Canzoni da Spiaggia Deturpata", voi quale album consigliate a uno che di Brondi non ha mai sentito niente ma vorrebbe iniziare a farlo?

Alessandro Pascale alle 12:11 del 5 novembre 2010 ha scritto:

RE:

Filippo se devi iniziare cerca assolutamente il primo demo omonimo. Sono praticamente gli stessi pezzi di Canzoni da spiaggia ma fatti dieci volte meglio (era un'autoproduzione folgorante che mantiene il vigore poi scomparso grazie alla "produzione" di Giorgio Canali dell'esordio ufficiale).

Questo non vedo l'ora di sentirlo, inutile da aggiungere

gull (ha votato 7 questo disco) alle 14:33 del 5 novembre 2010 ha scritto:

RE: RE:

Io forse sono l'unico qui dentro a pensarla in modo esattamente opposto, forse perché sono partito da "canzoni da spiaggia deturpata" per poi arrivare all'omonimo demo.

A me pare nettamente meglio l'esordio ufficiale, anche come suoni e produzione, rispetto all'autoproduzione (che non è affatto male, comunque), di cui a mio avviso mantiene integro lo spirito rabbioso.

Io Filippo ti consiglio di ascoltare tutto, tanto non è una discografia vastissima, tutt'altro.

Comunque, Vasco Brondi divide come pochi eh!

ozzy(d) alle 15:13 del 5 novembre 2010 ha scritto:

La tipa nel video è proprio gnocca eh, un punto a favore di Brondi.

Totalblamblam alle 15:35 del 5 novembre 2010 ha scritto:

RE:

ti piacciono le anoressiche brufolose mesciate e piatte di seno? balla come na zambra pure

ghgghh

sto pezzo l'ha scritto guccini? carino

simone coacci alle 15:47 del 5 novembre 2010 ha scritto:

RE: RE:

ihihiih, gesù cristo, voi due mi farete morire...

ozzy(d) alle 15:53 del 5 novembre 2010 ha scritto:

ero ironico stoke, volevo trovare qualcosa da salvare in quel video, dato che non era certo la musica ghghghgh

Totalblamblam alle 15:58 del 5 novembre 2010 ha scritto:

RE:

azz stavolta ti avevo preso alla terra ci sono cascato ghghh

beh hai sempre i truzzi Lynyrd Skynyrd come riserva musicale ..e non venirmi a dire che so meglio dei Creedence che non ti parlo più

Alessandro Pascale alle 16:04 del 5 novembre 2010 ha scritto:

dopo averlo ascoltato due volte di fila mi sembra davvero un buon disco, addirittura forse più politico e "attuale" del precedente. Il che può essere un limite ma dal mio punto di vista lo rende importante al di là dell'aspetto musicale, cosa che me lo fa apprezzare sentimentalmente senza problemi. Prima di votare cerco di essere un pò più critico, però a occhio e croce mi sembra tra il 7 e l'8

ozzy(d) alle 16:07 del 5 novembre 2010 ha scritto:

se mi dici che non ti piacciono neppure gli steppenwolf ti tolgo il saluto.

Totalblamblam alle 16:41 del 5 novembre 2010 ha scritto:

RE:

a me quella roba west cost acida psichedelica frikkettona blues piace tutta...degli steppenwolf non ho però nessun vinile , credo che siano come i queen più da greatest hits buuahha il 7 ha una copertina splendida ce l'hai?

siamo terribilmente OT!

Marco Di Francesco alle 20:08 del 5 novembre 2010 ha scritto:

La mia esperienza con Vasco Brondi è stata piuttosto folgorante. Il suo demo è girato in maniera contagiosa nel web ed era già di una potenza sconvolgente.

Canali ha prodotto e riscritto l'accompagnamento perchè giudicato "troppo piatto" rispetto a quei fucili a pompa che erano i testi. Quindi è nato "Canzoni da spiaggia deturpata" (copertina di Gipi, imho, bellissima!). Sono due album gemelli, ma belli in maniera differente: uno ha tutto il sapore autentico e verace, spiccano i testi e l'audio un po' low-fi che danno un certo sapore al tutto. Il secondo è sicuramente più studiato e con i nuovi arrangiamenti acquista un valore più omogeneo e coerente.

L'ultimo non l'ho sentito ancora, mi sono concesso giusto il singolo. Ne ho sentito parlare bene quanto male. Credo che l'unico vero pregio-difetto di Brondi sia il suo stesso stile. Ha fatto delle cover piuttosto affascinanti, ma alla fine, dopo che lo hai sentito davvero tutto, tende a essere davvero troppo troppo uguale a se stesso.

Ho paura che questo sia un album fotocopia dei precedenti lavori. E per quanto mi piaccia quel che scrive-suona, incomincio a credere che questa figura forzatamente alternativa incominci ad essere davvero piuttosto stretta.

(per chiudere con un sorriso: http://www.inventati.org/disagio/vasco/

era solo questione di attimi, sarebbe arrivato primoppoi )

Dr.Paul (ha votato 5 questo disco) alle 10:14 del 6 novembre 2010 ha scritto:

tranciamaroni si può dire? ghgh....

Filippo Maradei alle 19:51 del 6 novembre 2010 ha scritto:

Lunedì 29, live all'Auditorium di Roma

salvatore (ha votato 6 questo disco) alle 20:07 del 6 novembre 2010 ha scritto:

...e il 10 dicembre al teatro Kursaal di Bari ;P

Per il disco tornerò se riuscirò mai a chiarirmi le idee su Brondi visto che sono 2 anni che ancora non ci riesco...

hiperwlt alle 22:36 del 7 novembre 2010 ha scritto:

il primo ascolto ha fugato ogni mio dubbio sul valore del disco, soprattutto rispetto a ciò che ho scritto sul forum circa la ripetitività della proposta e su "cara catastrofe" (magnifica, a dispetto della somiglianza con "la lotta armata al bar"). può piacere o meno, ma bisogna riconoscere che la sua proposta è (è stata) davvero un'anomalia nel panorama italiano odierno. si parla per osservazione (tirata su da un'idiosincrasia estrema) e si fa largo uso di "figure retoriche" post moderne, urbane, globali o nazional popolari: ma il tutto è solo un modo per parlare ancora una volta di sentimenti e paure. e rispetto a questo, vasco brondi arriva fino in fondo nel suo intento, di nuovo. il disco sta già carburando alla grande e questo è un buon segno: ripasserò per il voto.

Cas (ha votato 7 questo disco) alle 19:38 del 9 novembre 2010 ha scritto:

Dopo aver ascoltato più e più volte il disco devo dire che sono proprio contento dell'esistenza di uno come Vasco Brondi! Si, la proposta è sempre la stessa, ma questa volta, rispetto al primo lavoro ufficiale, la si presenta come si deve. Disco prodotto veramente bene, studiato per dare alle liriche di Vasco il giusto alveo lungo il quale fluire, con una cura sensata e di buon gusto di suoni ed effetti (l'elettroacustica di Fuochi Artificiali, tanto per fare un esempio). La voce si fa più ricca e matura (Quando Tornerai dall'Estero) e i testi non perdono nulla della loro strabordante espressività.

Bello, bello, bello. Aspetto per il voto ma Le Luci della Centrale Elettrica si conferma un progetto capace di offrire il miglior spaccato generazionale di questi cazzo di anni zero.

target, autore, alle 20:44 del 9 novembre 2010 ha scritto:

A proposito di 'generazionale', continuo a non capire perché Brondi, in ogni intervista, si ostini a rigettare questo aggettivo come se fosse la più infamante delle offese, ignorando in realtà come sia la vera profonda ragione per cui un'ampia fascia di giovani (diciamo, in età universitaria o giù di lì), piuttosto compattamente, si è riconosciuta nelle sue cose. L'avevo già sentito dal vivo, a una presentazione del suo libro, rifiutare questa 'etichetta', e ora lo rileggo nell'intervista rilasciata a rockit. Dice che lui scrive in realtà su di sé e sui quattro amici che gli stanno intorno, e c'è senz'altro da credergli, ma è chiaro che il termine 'generazionale', che pure io ho usato nella recensione, non fotografa le sue intenzioni, ma i suoi effetti. E aggiunge di non credere al concetto di 'generazione'. Ma d'altronde scrivere di precari, mal d'erasmus, amore ai tempi dei licenziamenti dei metalmeccanici, call center, non può che parlare soprattutto alla generazione che ha vissuto queste esperienze, piuttosto che alle generazioni dei padri, che casomai si sentiranno chiamate in ballo in negativo (visto che sono loro quelli che 'tanto non ci pagano'). Vabbeh, mistero. Capisco molti smarcamenti degli artisti da etichette e definizioni. Questo, francamente, no.

ozzy(d) alle 21:18 del 9 novembre 2010 ha scritto:

potrebbe scriverci un testo in merito, la mia generazione come questo cazzo di sottoponte per tossici

simone coacci alle 21:28 del 9 novembre 2010 ha scritto:

RE:

Non sfidarlo che 'sto qua lo fa davvero. Come Randy Newman in quella puntata dei "Griffin" che metteva in musica, letteralmente, tutto quello aveva gli passava nella testa al momento. Solo che quello, cazzo di buddha, era Randy Newman.

salvatore (ha votato 6 questo disco) alle 12:39 del 11 novembre 2010 ha scritto:

E' veramente difficile scrivere un commento su questo album. Il fatto è che non riesco a farmi un'idea precisa di questo Brondi. Ma è inutile aspettare ancora perchè credo che la mia idea su Brondi sia proprio una specie di non-idea. La prima canzone che ho ascoltato di Brondi è stata Per combattere l'acne... e l'apprezzai parecchio. Poi ascoltai il cd e lo trovai troppo monocorde. Se già quindi un cd alla lunga mi stancava, figuriamoci un'intera produzione (sempre che al terzo/quarto tentativo non cambi rotta... cosa che mi appare, però alquanto improbabile) che ripropone (più o meno) sempre la stessa canzone come possa risultare indigesta. Gli stessi testi che hanno un indubbio fascino, alla fine mostrano l'ingranaggio del giochetto. Potrei estrapolare una qualsiasi frase da una qualsiasi canzone e innestarla in un'altra e nessuno se ne accorgerebbe. Esempio: "accompagnami a raccogliere i petardi che non sono esplosi" è identica a una frase tipo "portami a bere dalle pozzanghere" stilisticamente e sostanzialmente. Si tratta di pensieri slegati (alcuni dei quali molto lirici e intensi, siamo sicuramente dalle parti della poesia) messi uno di seguito all'altro. E poi questa attitudine alternativo-giovanilistica da denuncia sociale mi ha un po' stancato... L’amore ai Tempi dei Licenziamenti dei Metalmeccanici però è proprio una bella canzone.

bargeld (ha votato 8 questo disco) alle 13:27 del 11 novembre 2010 ha scritto:

E Quando Tornerai Dall'Estero? Dai, è bellissima. Sono in linea con Cas, non so se sia "un progetto capace di offrire il miglior spaccato generazionale di questi cazzo di anni zero", a me piace in maniera più intima che universale, ma diamine se mi piace. Tornerò a votare.

salvatore (ha votato 6 questo disco) alle 14:27 del 11 novembre 2010 ha scritto:

RE:

Sì, non è male Bargeld, ma dopo che ho ascoltato "Per combattere l'acne" o, su quest'ultimo, "L'amore ai tempi dei..." (che ripeto sono due bellissime canzoni) non sento il bisogno di ascoltare un'ulteriore canzone che sarà molto simile alle prime due, ma meno bella melodicamente.

Ora vi prego non lapidatemi: la voce di Brondi non ricorda a tratti quella di Tiziano Ferro?

synth_charmer alle 14:53 del 11 novembre 2010 ha scritto:

Bargeld! Hai sentito il "tuo" nuovo disco? A me piace, nonostante non amo la minimal

gull (ha votato 7 questo disco) alle 16:19 del 11 novembre 2010 ha scritto:

Anche a me non sta dispiacendo.

Di certo l'esordio aveva dalla sua la novità, e sicuramente un numero maggiore di pezzi che stendevevano!

Qui qualcosa sembra un pò farraginoso, e c'è qualche ripetizione di troppo. Ma non mancano le belle cose, come le canzoni che avete citato ed altre.

Un gradino sotto l'esordio senza dubbio, ma ancora un lavoro sostanzialmente riuscito.

Lo voterò presto.

bargeld (ha votato 8 questo disco) alle 17:16 del 11 novembre 2010 ha scritto:

salvatore, chicazzè tiziano ferro? ))

carlo, parli del lavoro con Alva Noto? ho ascoltato qualcosa, vediamo se qualcuno se ne occupa. di quell'uomo io amo pure i peti mannaggiammè...

salvatore (ha votato 6 questo disco) alle 17:41 del 11 novembre 2010 ha scritto:

RE:

Eheh... è uno dei più grandi talenti musicali italiani No, a parte gli scherzi in certi momenti la voce di Brondi mi ricorda quella di Ferro... Fateci caso... (in Cara catastrofe per esempio) Sono l'unico? Vabbè... Forse è anche questa cosa che un po' mi infastidisce nelle sue canzoni. Pazienza, tanto di estimatori Brondi, a quanto vedo, ne ha un bel po'

bargeld (ha votato 8 questo disco) alle 17:49 del 11 novembre 2010 ha scritto:

No, ma sai, credo che, se non mi piacesse tanto, lo odierei profondamente.

Charisteas (ha votato 9 questo disco) alle 18:50 del 12 novembre 2010 ha scritto:

RE:

Brondi o si ama o si odia, io rientro nella prima delle due categorie. E' anche vero ciò che scrive salvatore: sentita la migliore del disco (per me è "Quando tornerai dall'estero") le hai più o meno sentite tutte. Anche qui, nel bene e nel male.

Filippo Maradei alle 20:06 del 12 novembre 2010 ha scritto:

RE: RE: Brondi o si ama o si odia

Sì vero, verissimo.

obrobio (ha votato 3 questo disco) alle 22:00 del 11 novembre 2010 ha scritto:

Vabbene uno, ma due dischi di vecchiume puberale, anche se fatti in Italietta, son troppi.

Marco_Biasio (ha votato 4 questo disco) alle 20:25 del 14 novembre 2010 ha scritto:

Leggo la recensione di Andrea Pomini su Rumore, che di striscio dà dello stronzo a chi lo apprezzava una volta ed ora non più. Poi mi accorgo, anche qui sotto, di un ampio plebiscito, pure supportato parzialmente da Francesco. E mi dico che c'è qualcosa che non va, magari anche a livello strettamente personale. Ora: non voglio e non mi aspetto che mi scriva canzoni diverse da quelle che sa scrivere, ma che almeno si sforzi di variare un po' la scansione di quei cazzo di tre accordi sempre uguali, sì. E invece. Al primo ascolto mi sono persino ritrovato a canticchiare pezzi di "Canzoni" sopra le musiche di questo disco. Non mi pare proprio che basti mettere, qua e là, un arco, una distorsione, un effetto. La sensazione è di un horror vacui impossibile da superare. Non tanto per i testi, che pure sono buoni (ex. "Quando tornerai dall'estero", "Anidride Carbonica") ma proprio per l'organizzazione interna stessa delle canzoni. Dove cerca un briciolo di evoluzione, mannaggia a lui, riesce pure a portare a casa il punteggio pieno ("L'amore ai tempi dei licenziamenti dei metalmeccanici"). Ma per quanto mi riguarda, rifare il disco d'esordio (quasi) pari pari ad appena due anni di distanza non è continuità, nè coerenza: è semplicemente non aver già più nulla da dire.

gull (ha votato 7 questo disco) alle 22:29 del 16 novembre 2010 ha scritto:

Non dico che Marco abbia torto (anzi! Anch'io mi sono ritrovato a cantare/mischiare l'esordio con pezzi di questo "nuovo"), ma a me continua a piacere lo stesso. Nonostante tutto ci sono dei bei momenti e qualche soluzione/evoluzione nuova c'è. Poi tre-quattro pezzi belli tirati che emozionano.

Boh, per me è ancora buono.

salvatore (ha votato 6 questo disco) alle 13:10 del 11 dicembre 2010 ha scritto:

Ieri sono stato a vederlo dal vivo (piacevole il concerto durato davvero poco, con una caduta di stile rappresentata dalla cover di "Bene" Di De Gregori. C'è chi ne ha fatto davvero una bella cover, e mi riferisco ai Non voglio che Clara ) e ho trovato conferma all'idea che già mi ero fatto di Brondi "in studio". Certo live l'impeto che lo contraddistingue nel canto, rende più emozionanti le canzoni (e rende palese quella onestà di cui parlava giustamente Francesco), ma le canzoni, o meglio (e perdonate il cinismo), la canzone resta sempre quella e dopo 30 minuti, dopo che l'hai ascoltata 5 volte credi che possa anche bastare. Ripeto, non so cosa saprà inventarsi col prossimo album, ma qualcosa dovrà pur inventarla perchè così non credo possa continuare a lungo...

Se poi Brondi vuole essere un poeta multimediale o un declamatore enfatico, allora si potrebbe rivalutare il suo lavoro sotto un'ottica differente. Per il momento, però, restano i limiti della sua proposta.

g.falzetta (ha votato 7 questo disco) alle 11:39 del 31 luglio 2011 ha scritto:

A me continua a piacere. Come ha detto qualcuno sotto, o lo ami o lo odi.