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R Recensione

6,5/10

Nicolò Carnesi

Gli Eroi Non Escono Il Sabato

“Non bastano i problemi per scrivere canzoni”, intona Carnesi in Ho Poca Fantasia: un giudizio, una sintesi perfetta delle ambizioni stonate del cosiddetto “nuovo cantautorato italiano”. Come se bastassero le abrasioni di una chitarrina, una spolverata di cosmico pessimismo d’amor perduto e un ritornello ambiguo ma canticchiabile intorno a un falò per fare un cantautore. E invece si: tutto questo basta e avanza.

 Si affranca coraggiosamente da tali abusati cliché Nicolò Carnesi, nel suo esordio Gli Eroi Non Escono il Sabato. Se ne discosta nei suoni, di respiro eighties, ma contaminati morbidamente ora dal folk-pop ora dalla new wave, dalla psichedelia onirica come dallo shoegaze. Se ne discosta nei temi affrontati, evitando accuratamente i battuti territori del cuore, spendendosi altresì in raffinate alienazioni dalla società come unico sistema di evasione e dunque di felicità. Rifugiarsi in stati mentali simili al sonno ma privi d’incoscienza, elaborarli accuratamente, viverci dentro. Nulla di più illusorio, nulla di più semplice.

 “Tutto rimane così com’è, se non trascendi la realtà” canta appunto il palermitano nei voli pindarici di Divento Ingegnere, disco ’80 addomesticata dal pop, nonché uno dei brani più riusciti dell’album insieme all’iniziale Il Colpo, già primo fortunato singolo, stralunata e surreale: entrambi i pezzi contengono i germi di un miracoloso potenziale, oltre a confermare i temi portanti di un disco obliquo e candidamente visionario. La formula si ripete, continuando a sorprendere, nelle trame di Medusa e nell’elettronica gentile di Forma Mentis, allucinata ma terribilmente realistica. La voce si mantiene consona ai temi affrontati, rivelandosi ora straniante, ora cosmica, ma sempre duttile ed efficace. È nei pezzi meno stratificati che la formula mostra la corda: Penelope, Spara! è una nenia al pianoforte senza scossoni, Kinder Cereali All’Amianto regala buoni cambi di ritmo ma alla lunga annoia, stesso esito per la semplicità arpeggiata di Moleskine. Buone, invece, Levati, filastrocca sbilenca, divertita ma fatalista, la liberatoria Mi Sono Perso A Zanzibar, che si avvale del contributo vocale di Brunori Sas (inquietante qui la disinvoltura nell’omaggiare – nei temi e nel canto – Rino Gaetano) e il blues irruento dell’americana Mr Robinson, posta in chiusura.

 Esordio difficile ed importante, Gli Eroi Non Escono Il Sabato, appena fuori fuoco ma ammirevole nelle intenzioni, molte delle quali vanno a bersaglio in maniera intelligente e disillusa, quindi efficace, nonostante l’apparenza onirica. Dal vivo il buon Carnesi mostra di prediligere le distorsioni a discapito dei riverberi, viceversa in studio. Qualunque sia la strada da intraprendere, il nostro consiglio è di continuare a volare in alto e pensare in grande. E, soprattutto, non risvegliarsi mai.

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Voto degli utenti: 6,7/10 in media su 3 voti.
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Cas 7,5/10
bonnell 5,5/10
motek 7/10

C Commenti

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Cas (ha votato 7,5 questo disco) alle 10:35 del 26 ottobre 2012 ha scritto:

Un esordio davvero brillante, a mio parere. Parliamo delle liriche: scevro da quella retorica facilona che abbonda su una buona fetta di indie italiano, Carnesi parla delle sue tematiche in maniera trasversale, dimostrando un'intelligenza non da poco e mettendo a segno diversi centri (Medusa su tutte). E la musica: apertissimo agli influssi internazionali, riesce comunque a infondere personalità nelle curatissime trame sonore, a metà tra pulsioni anni '80 (Ho poca fantasia, la mia preferita) e cantautorato "classico" di alto livello (Penelope spara). La Sicilia, musicalmente parlando, sta sfornando il meglio del pop italiano contemporaneo. Carnesi è un'altra grande promessa da tenere d'occhio. Bravo Daniele per avergli dato lo spazio che merita