R Recensione

9/10

Paolo Conte

Elegia

Siamo Uomini Al Tramonto

Dovremmo esserne consapevoli, questi tempi in cui ardono le ultime braci della modernità, hanno vissuto di una progressiva separazione tra pratiche e consapevolezza. Lo sviluppo dell’era cibernetica, la dissoluzione dei solidi punti di riferimento, di una società come rigida struttura, la sostituzione della stessa con reti fluide di relazioni instabili ed effimere - non solo tra gli uomini ma tra gli uomini ed il corollario ambientale e materiale che li circonda - hanno portato ad un progressivo smarrimento dell’Uomo e della sua naturale tensione a sviluppare le facoltà umane, la creatività, o per dirla con Fromm “l’impulso alla vita”.

Musica, Plastica Ed Altri Sottoprodotti Culturali In questa progressiva divaricazione venne coinvolta anni or sono anche la musica come naturale prodotto della creatività umana e delle attitudini vitali. La composizione, la realizzazione e l’arrangiamento di opere musicali furono vittime inconsapevoli di un duplice fenomeno di progressiva alienazione: la separazione tra un uso frequente e improprio della tecnologia e la perdita di consapevolezza nell’uso stesso. La musica degli anni ’80 era già preda di ingloriose traversie e ubriaca di distorsioni plastiche e sonorità banalizzanti, tuttavia serbava ancora punti fermi, una solida base di riferimento e non era vittima dell’anomia che avrebbe caratterizzato la decade successiva, anzi piena di spunti allettanti. Anomia e alienazione; Georg Simmel, il grande maestro della Sociologia tedesca, vide molto lungo quando agli albori del 1900, indicò in questi due termini due delle malattie dell’urbana modernità. L’uomo blasè, come lo definiva lui stesso, incapace di distinzione tra valori, appiattito e inerte si manifestò nella sua pienezza con un secolo di ritardo. La musica degli anni ’90, fu portata sulla strada virtuale verso il suo stesso abbandono materiale, verso un progressiva dissoluzione dei generi in un primordiale liquido inorganico, che rimuovendo ogni confine, aboliva le differenze e con esse ogni capacità seduttiva. La musica frutto della mente e del cuore dell’uomo si è progressivamente reificata ed incarnata in un prodotto omogeneizzato da offrire all’uomo, ma lontano da esso, vuotata del suo senso primigenio di espressione dell’uomo per l’Uomo.

Barlumi Di Luce, Reliquie e Sopravvissuti Vi sono fortune e differenze – alternative - basta soffiare sulle braci morenti perché qualche scintilla si levi nell’aria blu della sera, perché il dolce suono del crepitio indugi ancora un poco alle nostre orecchie. Ci sono lavori che entro i barlumi di questa tarda notte moderna sfavillano, ristorano gl’animi musici e i nostri cuori; risplendono. Una di queste perle plumbee, di grande eleganza, è l’ Elegia che Paolo Conte ci regala proprio all’avvento di una nuova epoca, forse una notte e forse ancora più buia. Fuori piove, è un mondo freddo.. e allora l’Avvocato ci regala un angolo di raffinatissima suggestione, di note lunatiche, uno dei suoi lavori più stimati e notturni (dopo l’omonimo Paolo Conte del 1986) rigorosi si, ma austeri e misteriosi, affascinanti. L’Africa non è lontana come sembra, si nasconde e sfuma tra le tinte avorio dei tasti di un pianoforte di cui non si vede coda. Le immagini corrono come in un viale d’inverno o in un cinematografo d’inizio secolo. Questa composizione intesse aromi e pregiate corde d’ogni provenienza, ridona grazia al mondo, insegue un ideale di bellezza che come ogni utopia non scende a patti col reale, è irrispettosa e caduca. Come ogni sogno, come il fuoco d’ogni desiderio superato, rimane il lavoro di note suonate con sapienza, qualcosa, tra le maglie della vita e i filtri del cuore, sospeso e sollevato, superiore al tempo che scorre.

Si apre con una immaginifica introiezione, paesaggi austeri e rarefatti, parole forti sussurrate a fil di voce, questa Elegia. L’omonimo componimento, accompagnato da pochi strumenti ricercati e da mani raffinate, svela un Conte raramente tanto intenso e raccolto. Sandwich man, riporta alla memoria tempi lontani e diversi, persi su carta ingiallita, riporta la mente agli albori del lungometraggio o ai fratelli Lumiérè. Conte si fa abissale e immaginario in Chissà, con note d’angelo descrive aperture atlantiche e le vicissitudini delle anime migranti. In Molto lontano il tono si avvolge d’ombra, incupisce, e si ritrova un certo antico gusto per l’intreccio di parole, che tra le dita dell’Avvocato sembrano nate ad incastro. Poi molti altri ritratti, immobili, eterei, in grado di riportare la dimensione statica al centro di un mondo ansioso, convulso e consapevolezza nel linguaggio universale del sogno. Bamboolah è il seducente ritratto dell’animo umano, del sentimento in bianco e nero che muove piano come le dita sopra i tasti. India, è inebriante assemblea di profumi ed essenze, attraente di aperture geografiche, dell’immanenza delle cordigliere d’Asia.

Forme Di Artigianato Sopravvissute All'era Post-Fordista (Il Cuore Aiuta)

La nostalgia è un vecchio pianoforte spento, stanco e malinconico. Malinconia è l’incontro tra lo sguardo sornione e la nostalgia dei tempi passati, diciamolo Avvocato, per un attimo ha sussultato e s’è guardato alle spalle. Abisso, nostalgia fonda ed ancora più forte in questo racconto tenebro, in quest’ultima immaginifica suggestione, che lascia la vecchia e beffarda ironia a due soli brani: Frisco, che non a caso è l’unico brano del disco ad essere imparentato col Jazz e con le ultime produzioni contiane, e la Vecchia giacca nuova, un analisi del teatro sociale più che una canzone. L’ultima brace intiepidisce al vento di questa nuova e buia notte, che è splendidamente onorata e dipinta dalla penna elegante di questo magnifico artigiano. Per chi non si fosse mai addentrato nella speziata bottega di Asti, questa non è la porta che mi sento di suggerire, da altre finestre si possono ammirare visuali di maggior splendore e affabilità. Come ogni opera consapevole, che vive in sé stessa, frutto di viva umanità, questa Elegia può risplendere e angosciare, far ridere e piangere e, come i lavori più appassionati, far ridiscutere i confini dell’Arte

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Voto degli utenti: 8,2/10 in media su 9 voti.
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otrebor 10/10
george 9/10
REBBY 6/10
ROX 8/10

C Commenti

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billythekid (ha votato 9 questo disco) alle 23:13 del primo dicembre 2007 ha scritto:

Bellissimo!

Recensione incantevole d'un disco splendido!

george (ha votato 9 questo disco) alle 20:20 del 4 maggio 2009 ha scritto:

"molto lontano" è un pezzo da esportazione. Senza timore di nessun cantautore d'oltremanica o oltreoceano

mendustry (ha votato 8 questo disco) alle 17:45 del 22 ottobre 2010 ha scritto:

Grande disco e bellissima recensione... inoltre pezzi consigliati "India", "Sandwich man", "Bamboolah", "La vecchia giacca nuova" e "La ricostruzione del Mocambo" a chiudere la celeberrima tetralogia...

NathanAdler77 (ha votato 8 questo disco) alle 15:03 del 24 novembre 2010 ha scritto:

Sonno Elefante.

"Ho comprato una giacca nuova e per la strada nessuno fa: guarda, guarda che giacca nuova sulle spalle di quello là...La folla anonima che rende anonimi, quasi invisibili, così cosà..."

ROX (ha votato 8 questo disco) alle 20:34 del 4 gennaio 2011 ha scritto:

trovo questo uno dei dischi più affascinanti dell'avvocato Conte... bello e suggestivo

Chissà e Molto lontano sono i pezzi che preferisco