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R Recensione

7/10

Toti Poeta

L'Ora di Socialità

Un mese, questo maggio 2012, denso di importanti e significative uscite per quanto riguarda la scena italiana in continuo e prolifico fermento, e come i palermitani DiMartino, anche Toti Poeta, dal messinese, tiene ben alta e salda la bandiera sicula. Giunge così all’opera terza, dopo i precedenti Lo Stato delle Cose (2008)  e l’omonimo esordio Totipoeta (2006), il cantautore siciliano che fa tutto da solo, scrive, suona qualsiasi strumento, produce (oltre che se stesso anche gli altri, come il conterraneo Oratio), collabora alle produzioni altrui (l’esordio discografico di Niccolò Carnesi, altro astro nascente palermitano).

L’Ora di Socialità rappresenta un ulteriore passo avanti sotto svariati aspetti, colpisce particolarmente il lavoro di produzione, la ricchezza di sonorità ed arrangiamenti dovuta, oltre che all’utilizzo di ukulele, organetti e piano rhodes, all’impiego di una vera e propria mini-orchestra che rende ogni pezzo arioso ed avvolgente ad esprimere tutto il calore di una terra ricca di fermenti, dinamismi e culture; anche nella scrittura risulta più marcata la virata a tematiche sociali, espresse fin dal titolo, e proprio la titletrack chiude il disco con l’argomento più spinoso e delicato, quello degli OPG (ospedali psichiatrici giudiziari), particolarmente caro all’autore per la presenza di un centro nella propria città (uno degli ultimi 6 rimanenti in tutto lo stivale), Barcellona Pozzo di Gotto, e prova a guardare con gli occhi di chi vive una doppia prigionia, quella della malattia mentale e del carcere, nel completo oblio, gli occhi di chi ha dimenticato anche il perché di una pena che sconta negli infiniti giorni di una degenza che cancella ogni forma di  umana dignità. Faccio di tutto nasce invece a sostegno della campagna 2011 contro la privatizzazione dell’acqua pubblica; I nostri silenzi racconta tutto il peso del non detto, del taciuto, di una quotidiana rinuncia a mettersi in gioco per non rischiare mai, mentre nel ritmo solare e incalzante di Riparto da noi a prevalere è il desiderio di rivalsa, di riappropriazione di uno spazio di autonomia individuale sempre più schiacciato da un sistema che stringe, costringe e dirige, e ancora l’incubo della distruzione di un terremoto ma quello ancor peggiore e più indecente di una becera speculazione dietro una presunta ricostruzione nel piano malinconico di Quel che rimane, con un bel contributo di Roy Paci ai fiati, e c’è infine la lezione del migliore Morgan solista ripresa nell’intensa ed intimista ballata Al di sopra di me, un guardarsi dentro, una lotta quotidiana contro limiti e paure per andare oltre, “per non morire dentro”.

Cresce di disco in disco la forza espressiva di Toti Poeta e con L’ora di socialità la maturità artistica è pienamente raggiunta, ma le carte da giocare sono ancora molte e, chi scrive ne è certo, il futuro di quest’artista ci tiene ancora in serbo molte sorprese, vale la pena non perderlo d’occhio.

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