R Recensione

6/10

Toti Poeta

Lo Stato delle Cose

Risale al 2008 “Lo Stato Delle Cose”, opera seconda sulla lunga distanza del cantautore messinese Toti Poeta, dopo l’esordio omonimo del 2006. Rispetto al primo album, “Lo Stato Delle Cose” rappresenta una significativa evoluzione qualitativa, riscontrabile soprattutto in termini di maggiore continuità tra le tracce e di accuratezza dell’arrangiamento. È possibile inquadrare il nuovo lavoro di Toti Poeta nell’ampio panorama del cantautorato pop alternativo di casa nostra, che accosta la gradevolezza dei suoni a testi semplici ma non banali. Dal punto di vista musicale, la titletrack, posta immediatamente in apertura dell’album, è decisamente il brano più trascinante dell’intero disco.

Un singolo potenzialmente da classifica, pienamente fruibile già dal primo ascolto. Sulla stessa scia, sia per i contenuti del testo che per il suono, è “Terre Libere”, che, rispetto alla titletrack, è ancora più furbetta e, anche per questo motivo, di qualità leggermente inferiore.

Decisamente accattivanti al primo ascolto anche “Le Cose Che Non Si Dicono” e le due gradevoli marcette popFreak or Frac” e “Le nuove primavere”. Purtroppo, proprio questo è, probabilmente, uno dei limiti maggiori dell’album, ovvero l’intenzione, non sempre riuscita, di coniugare la sensibilità emotiva, nonché la semplicità artistica connaturate in Toti Poeta al desiderio di voler catturare l’ascoltatore al primo ascolto, probabilmente nel tentativo di essere fruibili ad un pubblico più vasto. Tentativo che, purtroppo, sfiora una certa ruffianeria e piacioneria (a proposito si veda anche “Autolesioni”). Viceversa, destano maggiore interesse quei tentativi di uscire fuori da certi schemi sonori di facile impatto, come accade, ad esempio, in “La Casa Delle Ombre” e in “Comuni Immortali”.

I testi sono spesso piuttosto diretti, tuttavia caratterizzati dall’abilità di riuscire a sfumare i toni della polemica, anche grazie alla scelta di contenuti metaforici, spesso dal tono umoristico (si veda per esempio, “Freak or Frac” o “Nel Profondo”). In conclusione, un lavoro gradevole, che raggiunge la sufficienza, ma che non riesce ad andare oltre, soprattutto in termini di originalità e spessore qualitativo.

Per quanto curato nei testi, nelle musiche e negli arrangiamenti, “Lo Stato Delle Cose” risulta tutto sommato abbastanza innocuo e, a tratti, anche un po’ scontato e ammiccante, nonché ampiamente sovrapponibile a quanto offerto negli ultimi dieci anni da numerosi artisti musicalmente simili.

V Voti

Voto degli utenti: 7/10 in media su 2 voti.
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Khaio 8/10

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