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R Recensione

7,5/10

Agnese Valle

Ristrutturazioni

Diplomata in clarinetto, con alle spalle collaborazioni di spicco e importanti riconoscimenti (Premio della critica Amnesty International Emergenti 2020, Premio Panseri 2018, finalista alle Targhe Tenco 2018, Premio della critica Bianca d’Aponte 2017), Agnese Valle arriva con “Ristrutturazioni” al suo terzo disco. Il titolo allude, nelle parole della stessa musicista, a “un processo di cambiamento: una ristrutturazione vera e propria di un edificio complesso come quello dellessere umano, che conservando le fondamenta, tenta di dare una nuova forma allo spazio da abitare nel suo presente”.

Necessità di cambiamento che scaturisce forse anche dal senso di insicurezza che caratterizza il nostro tempo. Una sensazione che ricorre spesso tra i testi del disco, in maniera nascosta o esplicita. Come in “Cortocircuito”, una ballata di impatto rock ed elettrica, dove il blackout obbliga a procedere a tentoni, perdendo ogni riferimento, anche se basta la luce di un accendino per intravvedere un’uscita. In “La terra sbatte”, con ospite la Piccola Orchestra di Torpignattara, composta da ragazzi e ragazze immigrati diretta da Pino Pecorelli (Orchestra di Piazza Vittorio), il senso di insicurezza nasce dalla paura, evocata in tre eventi tragici che si intersecano (le stragi al Bataclan di Parigi e alla Promenade des Anglais di Nizza e il terremoto di Amatrice) diventando metafora per raccontare la follia degli uomini nella distruzione di sé stessi (“cercare il limite al libero arbitrio, giocando al più forte, a chi spara per primo”), e la lotta perdente contro la natura. Insicurezza che diventa vera e propria inquietudine in “Di carne e di pietra lenta”. Qui la voce dalla cantautrice romana, accompagnata dal pianoforte di Pino Marino, racconta il senso di inadeguatezza della figura femminile contemporanea (“mi sento come un orologio rotto, continuo a camminare ma in ritardo”) davanti a una statuetta in pietra raffigurante una donna.

Ancora il pianoforte di Pino Marino introduce “Lultima lettera dellastronauta”, un brano lento e intenso, dove il senso di inquietudine descritto è quello di chi deve partire per l’ultimo viaggio, pensando a chi resta. Pino Marino assume un ruolo da comprimario importante in questo lavoro, e lo ritroviamo non solo come musicista in “Palmo su palmo”, una canzone che parla d’amore in maniera originale, ma anche nelle vesti di coautore in “Come la punta del mio dito”, una ballata dal testo bellissimo, con un uso originale delle metafore. Un uso sempre attento e mai banale della lingua italiana, caratteristica della scrittura di Agnese Valle, alla quale corrisponde una preziosa cura dei suoni e degli arrangiamenti, confermata anche nella scrittura della ritmata “Cactus. Una scrittura anche ironica, che diventa pungente in “Al banchetto dei potenti” (ospiti gli Archi delle donne dell’Orchestra del 41° Parallelo), una descrizione acida del lato peggiore di una società di arrivisti e presenzialisti, con una musica che cattura al primo ascolto.

Sensazione di inquietudine, spaesamento e insicurezza pervadono “Fame daria”, un brano elettrico e claustrofobico, del quale la seguente “Ventilazione” (brano di Ivano Fossati) sembra quasi la naturale prosecuzione. Brano rock e elettrico, che apre alla rinascita della speranza, raccontata nelle ultime due canzoni del disco, “Il tonno” e “Scivola”. Con la prima Agnese Valle ci invita ad andare controcorrente (il solo modo per arrivare alla fonte delle cose, altrimenti si finisce buttati nel mare, e quindi nella rete), utilizzando ancora una volta metafore e giochi di parole molto originali. Con Scivola”, invece, ci spinge a vivere il presente anche quando non ci sono certezze, ma proprio vivendo nel presente, forse, troviamo la soluzione al senso di insicurezza.

Agnese Valle in questo disco racconta, in fondo, un percorso di crescita, che attraversando dubbi, insicurezze e ansie, porta infine a quella ristrutturazione che ognuno di noi deve realizzare per superare le incertezze portate dai cambiamenti che ci troviamo prima o poi ad affrontare.   

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