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7/10

Alessio Lega

Mala Testa

Probabilmente il più politico dei cantautori della cosiddetta Leva cantautorale degli anni zero (al cui omonimo cd ha partecipato con il brano I baci qui presente) Alessio Lega torna con un disco di brani inediti dopo nove anni da Resistenza e amore, disco che gli valse la Targa Tenco 2004 come esordio dell’anno. Nove anni che l’hanno visto impegnato su più fronti, dalle traduzioni italiane dei grandi della canzone francese alla ripresa di uno spettacolo sul disagio mentale, da un libro più cd sui cantautori più impegnati francesi, ispanici e slavi, ad un libro a quattro mani con Ascanio Celestini, alle decine di concerti in giro per l’Italia. In questi anni ha però anche continuato a scrivere canzoni, che trovano ora pubblicazione in questo Mala Testa.

Il disco è aperto da Frizullo, un brano dedicato al giornalista Dino Frisullo, uno dei tanti personaggi che riempiono le storie raccontate da Lega, e fa da introduzione ad un lavoro diviso in tre parti distinte. La prima si chiama Tornare a bomba, e qui troviamo la voce di Paolo Pietrangeli in Canzoni Da Amare, voce talmente caratterizzante da far suo il brano. Troviamo anche una delle madri della canzone popolare italiana, quella Giovanna Daffini citata in Risaie, canzone d’autore classica contrappuntata dal pianoforte, in cui Lega racconta una certa Italia popolare, che passa dalla Mangano alle risaie del vercellese, dall’Italia di allora a quella di oggi, dove lo sfruttamento del lavoro esiste ancora, essendosi solo trasformato da quello delle mondine a quello dei lavoratori precari. Il lavoro, uno dei temi centrali del disco, torna in Monte Calvario (brano di Ascanio Celestini) dove la routine del lavoro è vista come il quotidiano Calvario dei lavoratori, in cui il ladrone è il padrone, Ponzio Pilato il capo, e se lavori negli ipermercati, sulla croce ci stai anche la domenica. Questa parte si chiude con Spartaco (omaggio al gladiatore che guidò la prima rivolta di schiavi, ma anche a Rosa Luxemburg) in cui si invoca il ritorno degli Spartachisti per una nuova rivolta degli schiavi di oggi, cioè i lavoratori sfruttati, precari, interinali, immigrati).

La seconda parte si chiama Romanzo di formazione, e qui troviamo il Lega più intimista delle canzoni d’amore, le cui tre fasi sono ben sintetizzate dallo stesso autore come l’innamoramento, la dichiarazione ed il matrimonio (Icaro, I Baci e Insulina), ma troviamo anche il Lega migrante dal sud de La Scoperta Di Milano, che omaggia la Milano di Enzo Jannacci con una descrizione originale della città, piena di milanesità, dal ritmo allegro e veloce.

Nella terza parte, Le storie cantate, tornano le vicende dei personaggi, grandi e piccoli, che in qualche modo hanno fatto la storia. Il primo è Matteotti, per ricordarsi di chi con la sua resistenza ha dato l’esempio, esattamente come i ragazzi raccontati nella seguente Rosa Bianca, un canto di resistenza in ricordo di un gruppo di studenti dell’Università di Monaco che si opposero al nazismo. Resistenza è anche quella di una donna contro i soprusi degli uomini della sua famiglia, la poetessa del ‘500 Isabella Di Morra, i cui versi si alternano nel brano a quelli scritti da Lega, e la sua resistenza fu quella. Resistenza è anche quella di chi difende l’allegria (Difendi L’allegria, traduzione di una poesia di Mario Benedetti) un vero e proprio inno all’allegria, recitato e cantato su ritmo vagamente caraibico. Chiude il disco La Piazza La Loggia La Gru forse l’apice di tutto il lavoro, il momento più intenso, dove la scrittura dell’autore rivela le sue grandi capacità non solo di saper descrivere in maniera poetica un episodio, ma di saper cogliere l’essenza di quel fatto, e saperne trasmettere l’emozione. Così, raccontando la storia delle vittime del terrorismo fascista (la bomba in Piazza della Loggia) e delle vittime dello sfruttamento del lavoro (gli operai immigrati che per difendere i loro diritti salgono su una gru) che si incrociano e si incontrano nella stessa città a distanza di quasi quarant’anni, racconta i due grandi temi del lavoro e della democrazia, senza retorica, ma colpendo nel profondo.

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