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R Recensione

7/10

Bobo Rondelli

Come i carnevali

Lasciata alle spalle l’esperienza di A Famous Local Singer, il precedente lavoro registrato in compagnia de L’Orchestrino, con le sue atmosfere tra swing e rock ‘n roll e le sue cover, il cantautore livornese torna con un disco a suo solo nome, composto da dieci brani originali. Registrato con gli amici Fabio Marchiori e Simone Padovani, il disco, che vede anche la collaborazione, in tre brani, di Francesco Bianconi dei Baustelle e di Pippo Kaballà, è una immersione totale nel mondo di Rondelli, sia quello più personale (dalla figura materna al rapporto padre / figlio ) che quello artistico (i tanti scrittori, artisti e attori ai quali il cantautore si sente vicino).

Il titolo stesso del disco è un omaggio ad un poeta, Emanuel Carnevali, la cui figura, poco conosciuta, viene ricordata nel brano di apertura, Carnevali. Con l’accompagnamento dell’ukulele in evidenza, il brano racconta non solo del poeta italiano emigrato in America, ma del senso dell’inutilità dell’arte e dell’artista, e della difficoltà di farne capire invece l’importanza (sto con Ciampi e Carnevali, ed altri poeti guaritori dell’inutile, e siamo noi i più inutili dell’inutile).

La grande letteratura è presente anche in quel piccolo capolavoro che è Cielo e terra, una pop song perfetta, dove la splendida voce di Rondelli è accompagnata dalla band al completo, compresa sezione fiati. Il brano, scritto con Francesco Bianconi (che qui suona anche organo, chitarra e sinth) e Pippo Kaballà, è il racconto dell’incontro di due innamorati, ed è ispirato a Le notti bianche di Dostoevskij, che il regista Luchino Visconti porterà su celluloide ambientandone la storia proprio nella Livorno di Rondelli. E qui entra in gioco il cinema, l’altra sua grande passione, che ritroviamo sparsa qua e la, nascosta tra le righe, in molti brani del disco.  

L’anima ironica di Rondelli richiama il Conte Mascetti di Ugo Tognazzi del capolavoro Amici miei in La voglia matta, una storia d’amore tra il protagonista adulto ed una ventenne, con chitarra slide e percussioni che colorano il brano di tinte caraibiche. Tognazzi sembra tornare anche nello swing di Ugo's dilemma, con in evidenza la vena ironica e schietta del livornese, quasi un inno alla vita spesa tra osterie e donne, e in Autorizza papà, che richiama l’episodio L’educazione sentimentale del film I Mostri, con la sua educazione al contrario. Un brano rock tirato, con cui si entra nel lato più personale del disco, e nel rapporto padre / figlio, tema evidentemente caro all’autore, già trattato nel disco L’era dell’ormai (in Bambina mia e in Canto di un padre). Dove però il rapporto genitore / figlio era visto dal punto di vista del Rondelli padre, qui lo troviamo rovesciato, e l’autore ci racconta le figure dei genitori in due brani bellissimi. Il ricordo del padre in Qualche volta sogno, scritta con Bianconi, e quello della madre in Nara F, una lenta e dolcissima ballad acustica, in cui affiorano i ricordi della madre, della sua giovinezza, e delle fatiche del lavoro in un tempo in cui il lavoratore era quasi schiavo, e del loro rapporto (tienimi dentro come hai sempre fatto, dammi quella pace che non ti diedi mai). Le poetiche di Rondelli e Bianconi si incontrano anche sulle storie di vita in provincia de La statale cosmica, qui ancora in un lavoro a sei mani con Kaballà.

Maestro Goldszmit, la canzone che chiude il disco, una ballad giocata su pochi strumenti, con un testo splendido, lirico e intenso, così come quella che lo apre racconta di una di quelle figura minori, poco conosciute, diremmo normali, però capaci di grandi gesti. Come i carnevali, un disco intenso, con alcuni vertici poetici, e grandi canzoni pop (Tieni il mio amore ne è uno splendido esempio), ci parla della vita nelle sue più diverse sfaccettature, e conferma Rondelli come uno dei migliori cantautori italiani, per le sue capacità di scrittura come per quelle di cantante.

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rubenmarza alle 10:51 del 19 ottobre 2015 ha scritto:

visto sabato in teatro a Città di Castello, davvero un bello spettacolo. a giudicare dal primo ascolto però il cd non è altrettanto sensazionale