Caso
Tutti Dicono Guardiamo Avanti
La cosiddetta “Leva cantautorale degli anni zero” (cercate l’omonimo CD, ne vale davvero la pena) si arricchisce di un nuovo nome da tenere d’occhio, Andrea Casali, in arte Caso. In realtà non proprio un esordiente, avendo alle spalle un’esperienza come batterista in una hardcore-punk band, e un primo disco solista uscito due anni fa. E qualche traccia di quell’esperienza punk la si ritrova anche in questo nuovo lavoro solista, non nella musica, quanto nell’approccio.
Ci troviamo infatti di fronte ad un vero disco da cantautore, solo voce e chitarra acustica, per nove canzoni minimali, con spruzzate di folk blues e rock, intime, personali, ma che tratteggiano bene il sentimento di una generazione. Così è per il brano di apertura, Primo discorso diretto: solo la voce e una mano che batte sulla cassa della chitarra, un racconto per immagini ritratte con poche pennellate, per descrivere un rapporto che finisce. Così è anche quando racconta la vita nelle periferie (tema caro anche a Vasco Brondi, forse il più importante tra i “nuovi cantautori degli anni zero”), come in Dimmi qualcosa in silenzio ("proviamo a spingerci oltre i palazzi: è una vita che aspettiamo un cambiamento") accompagnato dal basso e da timide percussioni per l’unico brano con accompagnamento di tutto il cd, e in Fiato corto dove la chitarra acustica e l’armonica creano un atmosfera quasi alla Dylan degli inizi.
Splendida Aranciata amara, probabilmente il brano manifesto della poetica di Caso, il suo personale manifesto di intenti, ma anche la descrizione acida e realistica di chi, nel nostro paese, prova a fare il musicista ("non c’è vendetta che valga la pena di serbare, per poche righe stronze di un mensile musicale"). Scontrarsi con uffici stampa e management, con i pochi club rimasti per esibirsi, che ti offrono il lunedì sera, ma "quanti amici porti, quanto bevono?". Suonare per la sola esigenza di farlo, con la chitarra di legno scordata e la voce stonata: un vero inno all’essenza dello spirito punk. Da mandare a memoria per tutti quanti volessero provarci. Molti giovani musicisti si saranno riconosciuti in questo testo, come molti ragazzi si riconosceranno nel tradimento dell’amicizia raccontato in Ripasso dei fondamentali ("se proprio hai necessità di avere dei riferimenti, chi vince poco è un modello poco conveniente. Sono il capitano della squadra materasso, raccolgo i palloni finiti in fondo al sacco"). Illuminante il testo di Balena bianca, per raccontare di un’esistenza alla deriva ("circumnavigando il mio malessere"), alla ricerca di un approdo ("perduto tra il letto e il divano mi sento un naufrago dentro al rettangolo di pavimento, io marinaio di acqua dolce"). Una generazione bloccata ("le frasi migliori che penso le dicono gli altri"), senza futuro ("comincio tutto e lascio a metà") evocata anche in Hopper ("chissà se riusciremo a vincere questa paura di disegnarci per intero").
Un disco acustico, registrato in solitaria da Andrea Casali, in cui si mischiano tra loro accenni di blues, folk, rock e canzone d’autore, ma con l’impeto e soprattutto la sincerità del punk ("sia questa musica di nicchia o di merda, ciò che conta è che sia onesta"). Un disco puro e sincero, con almeno tre brani di gran lunga sopra la media nazionale.
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