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R Recensione

7/10

Favonio

Brutto di faccia brutto di cuore

Il Favonio è il nome latino del vento di ponente conosciuto generalmente come  Föhn, ma in Puglia viene anche usato per indicare il vento caldo proveniente da sud, e sullo spirare di questo vento ci arriva dal sud la musica di Brutto di faccia brutto di cuore, il nuovo lavoro della band foggiana, uscito alla fine di novembre e presentato in anteprima all’ultimo Premio Tenco.

Un disco che si apprezza subito ad un primo ascolto per la gran varietà dei suoni, creati da una band di otto musicisti che sanno passare con estrema semplicità dal jazz al folk, dalla canzone d’autore al rock, dal tango ai suoni della tradizione. Tradizione a cui sono evidentemente molto legati, tanto che uno dei brani centrali del disco è in realtà una cover, L’uomo del Tavoliere. Si tratta dell’unica canzone scritta in italiano da Matteo Salvatore (uno dei più importanti esponenti della canzone popolare italiana, il cui linguaggio era talmente particolare da portare Italo Calvino a dire che le parole di Matteo noi le dobbiamo ancora inventare) tramandata oralmente, e donata dalla figlia dell’autore alla band, un regalo splendido, un brano quindi fondamentale nell’economia del disco, a cui i Favonio hanno cucito un vestito musicale che spazia tra valzer e jazz.

Non è l’unica cover del disco. Ce n'è un’altra, altrettanto importante, posta guarda caso in apertura: A me mi piace vivere alla grande, il brano che Franco Fanigliulo portò al festival di Sanremo nel 1979. I Favonio hanno vinto un concorso dedicato proprio allo scomparso cantautore spezzino, e con questa canzone, un inno ironico e gioioso, testimoniano una vicinanza artistica ed una certa affinità nel modo di fare musica.

Una scrittura, quella dei Favonio, molto ricca di ironia e voglia di giocare con le parole. Lo dimostrano brani quali Cipressi nei pressi, con la sua musica sghemba, un piccolo capolavoro debitore forse alla visionarietà di Capossela, la swingante Amore bradipo, ricca di stacchi di fiati, un gran clarinetto e suoni anni ’50, o ancora quella Sono un artista in cui le citazioni di Piero Ciampi e, di nuovo, Fanigliulo, ben rappresentano il mondo di riferimento della band.

Una band a cui piace giocare con le parole ma anche con la musica, capace di passare tra i generi, dal valzer e jazz di Sotto l’albero del melograno, al rock di Dormire, il brano dalla struttura musicale raffinata e complessa, dal folk della title track Brutto di faccia brutto di cuore, brano vorticoso, con una fisarmonica che ci trascina in una tarantella dal ritmo travolgente, all’aria da tango di Lo scrittore e la ragazza dove violoncello, fisarmonica e tromba si alternano alla voce calda, per raccontare una storia d’amore istantanea e fulminea.

Un disco vario, originale e pieno di idee, in cui spiccano la purezza dei suoni e la qualità degli arrangiamenti, frutto del lavoro di otto musicisti, otto teste con sensibilità e gusti diversi, che creano suoni eterogenei, che però confluiscono in una uniformità di suono pregevole. L’augurio è che la loro musica possa, attraverso il vento di favonio, propagarsi ovunque.

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