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R Recensione

7,5/10

Filippo Andreani

La prima volta

Il nuovo lavoro di Filippo Andreani nasce dalla lettura di un libro, Il coraggio del pettirosso, consigliatogli da Marino Severini dei Gang. Non è un caso quindi trovare la voce dei Gang presente nel disco, anche perché molti dei riferimenti culturali dei fratelli Severini sono gli stessi di Andreani. Così è certamente per il brano che apre il disco, Canzone per Delmo, dedicata alla storia dei sette fratelli Cervi (già raccontata in una bellissima canzone dei Gang), e in particolare al figlio di uno di questi, Adelmo, per una rock ballad che sa di Gang (ospite Marino Severini), ma anche di Francesco de Gregori. Un altro punto di riferimento comune è senza dubbio quello dei Clash, che qui troviamo citati più volte, in maniera esplicita o tra le righe.

Esplicita ne Il prossimo disco dei Clash, dove troviamo l’anima più rock di Andreani, in un brano che parla di crisi economica, sindacato, e fabbriche che chiudono, e dove aspettare il prossimo disco dei Clash sembra essere l’unica nota positiva o di speranza nel futuro. Ritroviamo la band di Joe Strummer in Tito (ospite Steno dei Nabat, gloria del punk italiano), uno slow ska dall’andatura in levare che cita appunto i Clash di Jimmy Jazz, un brano che è quasi una lettera scritta dall’autore al se stesso bambino, per raccontare un epoca in cui il calcio era solo un gioco, con frecciate al calcio moderno e alle tessere del tifoso.

Oltre al punk rock dei Clash c’è però anche la canzone d’autore. E se in Tito troviamo citati il De Gregori di Alice e un certo dottore milanese con le scarpe da tennis (Enzo Jannacci), in Il prossimo disco dei Clash si cita esplicitamente uno dei titoli chiave del canzoniere di Claudio Lolli e della canzone d’autore italiana degli anni ’70, Disoccupate le strade dai sogni. Per arrivare infine a Lettera da Litaliano dedicata a Piero Ciampi, brano dall’andatura vagamente reggaeggiante, in cui si descrive la vicenda artistica ed umana del più grande cantautore italiano come una grande storia di amore / odio tra il poeta e la vita.

Punk rock e canzone d’autore quindi sono ingredienti fondamentali di questo lavoro, ma c’è un altro filo rosso che percorre il disco, ed è la passione per il calcio. Già citato in Tito, il calcio, inteso come amore e passione per uno sport che da gioco si è trasformato in spettacolo dominato dal denaro, diventa protagonista in tre brani dedicati a tre personaggi non certo minori, ma sicuramente laterali, a quel mondo: il giornalista Gianni Brera e i calciatori Borgonovo e Meroni. Al primo è dedicato Che ti sia lieve la terra, un rock tirato, per il giornalista che ha dato dignità letteraria al giornalismo sportivo in genere, e a quello calcistico in particolare. Alla farfalla granata Gigi Meroni è dedicato il brano omonimo, una ballad dolcissima con il pianoforte inevidenza, per un giocatore evidentemente ancora molto amato da tanti (a lui sono stati dedicati ultimamente libri, telefilm e canzoni). A Borgonovo, alla sua stagione nel Como, e al suo goal contro il Milan, è dedicata invece Numero Nove.

In E Roma è il mare (ospite Sigaro della Banda Bassotti) troviamo ancora l’anima combat rock di Andreani in una canzone dedicata ad una Roma particolare, quella della Banda Bassotti, di Valerio Verbano, la Roma proletaria e di sinistra, la Roma che combatte e non si arrende.  

Questo disco appare in realtà come una raccolta di lettere scritte dall’autore ai suoi affetti più cari, tra ricordi di infanzia, amici (toccante il ricordo di Speedy Angel, scomparsa voce della punk band Potage, in Veloce), passioni, vita. E si chiude con 30 gennaio 2014, una lettera particolare, dedicata alla figlia, la cui nascita viene definita come un goal che fa vincere un derby. Una canzone dolcissima, accompagnata dal solo pianoforte. E un bel goal è davvero anche questo disco, un viaggio tra calcio, punk rock e canzone d’autore, le passioni di Andreani. Un artista che ha nel bagaglio culturale tanto Francesco de Gregori quanto i CCCP (si definisce reduce del loro punk filosovietico emiliano), ma anche la poesia di Piero Ciampi. E che tra Mazzola e Rivera sceglie emblematicamente Ezio Vendrame, altra figura laterale del calcio italiano, colui che fermò una partita di calcio per salutare il poeta Piero Ciampi visto in tribuna.

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