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R Recensione

7/10

Flavio Oreglio & Staffora Bluzer

Anima Popolare

Flavio Oreglio, noto come attore e scrittore, nasce in realtà come cantautore, e nei suoi spettacoli teatrali ha sempre lasciato uno spazio alla canzone. Tutte le sue molte attività messe in campo negli anni sono collegate da un filo rosso, quello dell’amore per il cabaret. E questo disco, che  potrebbe sembrare un semplice divertissement, è in realtà un tassello di un progetto più ampio e molto interessante, a cui Oreglio lavora da alcuni anni: la riscoperta e rivitalizzazione di un patrimonio culturale, quello del cabaret italiano, progetto che si è concretizzato nella nascita dell’Archivio Storico del Cabaret Italiano, di cui è direttore. E la canzone ironica, e in particolare quella nata con il cabaret milanese, è al centro del suo nuovo disco, “Anima Popolare”. Accompagnato dagli Staffora Bluzer (Daniele Bicego alla cornamusa e bouzouki, Matteo Burrone alla fisarmonica, Stefano Faravelli al piffero e whistle), una formazione anomala con chiari riferimenti alla musica dell’Oltrepò pavese e alla tradizione folk della regione appenninica detta delle “quattro provincie”, Oreglio ci introduce nel mondo della canzone ironica, debitrice di nomi quali JannacciFo, Gaber, I Gufi, colorandola con i suoni popolari e venature di jazz e blues.

Con una voce che sorprenderà chi conosce Oreglio solo per le sue partecipazioni a programmi televisivi, “Benvenuti”, su un ritmo swing guidato dalla fisarmonica, ci introduce al disco e all’idea che lo sorregge, quella di raccontare cose serie con leggerezza percorrendo, come dice lo stesso autore, la “via ludica all’impegno”. Piffero e fisarmonica sono gli strumenti principali anche in “Anima Popolare”, dove la vena ironica colpisce politica e populismo, creando una piccola “canzone popolare” che convince al primo ascolto. Il folk si unisce al blues nel valzer di “Bluzer “Revoliscion””, un brano che si rifà alla grande tradizione ironica del cabaret milanese.

Molto interessante la ripresa di “Ma mi”, uno dei classici della canzone milanese (autori Giorgio Strehler e Fiorenzo Carpi). Aperta dal suono della cornamusa, la band ci propone un arrangiamento fedele all’originale, ma con suoni appartenenti alla tradizione popolare, e una bella prova da interprete di Oreglio. Posta nel centro del disco, ne è a tutti gli effetti il cuore, e chiarisce il senso profondo di questo lavoro. L’altra cover del disco, “Mezza minerale”, è un tipico brano da cabaret in cui l’ironia colpisce il classico “maschio” che millanta le proprie “virtù” nascoste. Il “Blues dei deliri quotidiani” vede la partecipazione di Fabio Treves, e l’armonica del bluesman milanese sfida la cornamusa a colpi di assolo. Chiude il disco “Il Bounty”, la storia di un ammutinamento su un’imbarcazione che naviga a vista, quasi fosse una metafora per raccontare la nostra vita.

L’attività di Oreglio per la riscoperta e valorizzazione del patrimonio del cabaret italiano non si ferma a questo disco (che già si annuncia come primo capitolo di una trilogia): è da poco uscito il suo libro “L’arte ribelle. Storia del cabaret da Parigi a Milano”, ottimo compendio all’ascolto di questa “Anima Popolare”, in attesa di poter vedere sui palchi italiani la riproposizione del repertorio de I Gufi a cui sta lavorando insieme a Roberto Brivio e Alberto Patrucco

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