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R Recensione

7/10

Lizziweil

In volo sopra la polvere

Lizziweil è una musicista davvero sui generis, e il suo soprannome, l’unione dei nomi di due delle sue fonti di ispirazione, la scrittrice e filosofa francese Simone Weil e la cantante e attrice statunitense Liza Minnelli, è già una dichiarazione d’intenti precisa. In più Laura Vertamy, questo il suo nome all’anagrafe, arriva da un percorso molto distante da quello che potrebbe essere l’ambiente della canzone d’autore. Studi classici con un diploma in violoncello, perfezionamento in musica contemporanea ed elettronica con Elliot Sharp, canto jazz e improvvisazione, nonché studio di dizione ed espressione teatrale. E dieci anni di gavetta, che l’hanno portata ad incrociare i suoni classici con quelli del rock e del folk.

I dodici brani presenti in questo lavoro, scritti nell’arco di dieci anni, sono un susseguirsi di suoni acustici strutturati su incroci tra violoncello e chitarra, al servizio della voce di Lizziweil, una voce che sa cambiare registro con estrema facilità, passando dai toni più delicati e dolci a quelli più graffianti. Una voce che incanta, costruendo melodie delicate come in Matrice, accompagnata solo dalla chitarra acustica e due violoncelli, o in Flower, in cui al violoncello si aggiungono pochi suoni elettronici, o ancora nella splendida Tabacco al terreno, dove entra in gioco il flauto traverso, per un testo lirico e profondo. Una voce che convince anche nei momenti più ritmati e veloci, come Dai rami più alti, o Il demone (dentro) in cui la musica si arricchisce con le percussioni, e il brano di apertura del disco, Triangolo sulla sabbia. Due lati che convivono splendidamente in Ma figurati, in cui un ritornello più tranquillo si alterna alle strofe dall’impatto più acceso, e in Si muore d’argento, brano dalla bella apertura melodica, colorato dalle note del flauto, e con una voce maschile che doppia, recitando, la voce di Laura.

Se la voce e il violoncello di Lizziweil sono i protagonisti del lavoro, accompagnati dal violoncello di Manuela Mondino e dal flauto di Elisa Aragno, degni comprimari sono i testi, profondi senza essere pesanti, anzi dotati di una certa leggerezza che si sposa alla perfezione alla soavità delle musiche, passando dall’intensità di Petit Noir a Nero di magia, brano ispirato dal libro Il Mulino dei Dodici Corvi dello scrittore tedesco Otfried Preussler, alla conclusiva, bellissima, Il tiranno.

Con il suo disco d’esordio, Lizziweil riesce  a stare, in maniera davvero convincente, a cavallo tra canzone d’autore, folk e musica classica, presentandoci dodici canzoni che la stessa autrice definisce terapeutiche, che le "hanno curato l’anima disintossicandomi da delusioni storiche, umane, politiche, canzoni di sopravvivenza contro la collera e l’umiliazione, ninna nanne e canti andini di libertà, fiabe ispirate alle mie letture in cui tutto il mio mondo di infanzia si riversa senza riserve, col solo nascondimento garbato che la metafora poetica concede". Lasciate che la capacità terapeutica di queste canzoni agisca anche sul vostro animo.

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