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R Recensione

7,5/10

Marisa Terzi

Canzoni Perdute

Questo disco è la realizzazione di un sogno inseguito per venti anni. Il sogno di riportare alla luce alcune canzoni scritte negli anni ’70 e rimaste inedite o quasi, e riportare in studio l’autrice e interprete di queste canzoni, Marisa Terzi (autrice di brani cantati all’epoca anche da Mina, Iva Zanicchi, Fred Bongusto, Gilbert Becaud e Renzo Arbore), assente dalle scene da cinquant’anni. Dopo un lungo corteggiamento durato alcuni anni, il progetto di Jacopo Leone, ideatore e produttore del disco, si concretizza in una settimana di lavoro in una sala di registrazione a Parigi.

Nasce così “Canzoni Perdute”, una raccolta di dieci brani intrisi di malinconia e amore, alcuni scritti interamente; testo e musica, dalla Terzi e poi lasciati in un cassetto, forse troppo importanti e personali per renderli pubblici, altri basati sulle ultime composizioni musicali del marito Carlo Alberto Rossi, cui lei ha prestato le parole delle sue poesie. Fondamentale il lavoro del produttore e del quartetto di musicisti (vale davvero la pena di citarli tutti: Alex Neilson batteria, Victor Herrero chitarra elettrica e basso, José Luis Herrero piano e tastiere, Eric Chenaux chitarra e drone) nel costruire intorno a queste delicate melodie, dei suoni che, se da una parte le valorizzano, dall’altra contribuiscono a toglierne tutti gli orpelli, circondandole di suoni elettronici. Un lavoro prezioso, che ha tolto il superfluo asciugando i brani, lasciando la melodia spoglia, circondata di suoni elettronici mai invadenti, rendendo così musicalmente attuali canzoni di un’altra epoca, di un altro secolo.

Così come di un‘altra epoca è la voce di Marisa Terzi, una voce che all’inizio sembra incerta, e che prende consistenza durante lo svolgersi del disco, fino ad arrivare alla fine a conquistarci completamente, con le sue storie intrise di malinconia e amori finiti, i sentimenti protagonisti del disco, in canzoni quali “Ricordati di me”, “Se me ne andrò” e “L'amore”, struggenti ballad d’amore per voce e piano, con in sottofondo suoni e rumori disturbanti. In “Amore, amore mio” sembra quasi l’altro lato di Piero Ciampi, il rapporto tra due amanti che finisce, visto con gli occhi della donna, così come in “Vado via”, dove la voce sul bianco, tra dissonanze e colpi secchi di batteria, è quasi un contraltare femminile del poeta cantautore livornese. Se “Sento che succederà” si direbbe la canzone d’amore totale, “Drinking” di contro è la canzone dell’abbandono, con uno splendido arrangiamento dal sapore jazz, da qualche parte tra Marianne Faithfull e Tom Waits. Le conclusive “La vacanza è finita” e “Avevo vent'anni” sono le canzoni che suggellano la fine di un amore, che a quanto pare deve essere stato davvero intenso e totale.

Con una voce che sovente quasi sussurra, a volte sicura e decisa, altre più incerta, ma sempre splendida, come in “Triste canción”, cantata in spagnolo, con le spazzole che toccano delicate la batteria e un contrabbasso che punteggia, Marisa Terzi ci consegna un disco che toglie il respiro, e ci lascia sospesi in un vuoto senza tempo, tra passato e futuro. Quella che sembrava “una causa persa in partenza” si dimostra infine una scommessa vinta a pieni voti. Un disco che non può lasciare indifferenti.

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