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R Recensione

7,5/10

Mauro Ermanno Giovanardi

Il Mio Stile

Archiviata la parentesi con l’orchestra di ukulele dei Sinfonico Honolulu per il disco di cover Maledetto colui che è solo (disco che gli valse la Targa Tenco come miglior interprete) e messa in pausa quella teatrale con il Chelsea Hotel di Massimo Cotto, che lo ha visto impegnato ancora in celebri cover di grandi artisti, Mauro Ermanno Giovanardi torna con il suo nuovo album solista. Un lavoro quasi interamente composto da brani originali, che per il titolo però si rifà ad una cover, una di quelle canzoni immortali a cui spesso ci si accosta con reverenza e timore. Cantare Il tuo stile, uno dei capolavori di Leo Ferrè, qui ripreso nella traduzione italiana che fece Enrico Medail per il disco In italiano del cantautore francese, è un atto di coraggio, e Giovanardi, proponendone una versione rispettosa ma con la giusta dose di originalità, dimostra ancora una volta di essere oggi uno dei migliori interpreti italiani.

Il disco, che appena uscito ha immediatamente raccolto il plauso unanime della critica, colpisce fin dalle prime mote. L’intro del brano di apertura Sono come mi vedi  è fulminante: quindici secondi di sezione fiati soul ed entra la voce, calda, intensa, una voce che rapisce e colpisce al cuore, e un testo splendido in cui l’autore racconta di se, della sua vita e del tempo passato, rivendicando ogni scelta fatta (e ogni ruga in viso so bene perché c’è). Una ventata di soul e black music che ritroviamo nel super gospel di Se c'è un Dio, con tanto di coro, hand clapping e organo. Un brano trascinante, per un inno alla donna (se c’è un Dio è al tuo cospetto), con un testo pieno di doppi sensi erotici, che lascia intendere senza dire. Gli arrangiamenti della sezione fiati, uno dei punti di forza di molti brani dell’album, danno un tocco anni ’70 a Su una lama, dove l’autore racconta i dubbi di un uomo preso dall’amore per due donne diverse, tra tradire e lasciarsi andare, o resistere e restare fedele.

Molto riuscite anche le grandi ballate, come lo slow di Tre volte, una canzone d’amore eseguita con maestria e la solita gran voce di Giovanardi, profonda e carica di soul, che ci consegna un pop di classe colorato da una splendida sezione fiati, la ballad per piano, chitarra acustica e violoncello Nel centro di Milano, o il mid tempo dai colori soul di Quando suono, con fiati, cori e aperture melodiche trascinanti, un brano in cui l’autore confessa la forza quasi salvifica della musica (quando suono sono vivo anche senza te). Più di impatto sono la gran cavalcata di Aspetta un attimo, sostenuta dai fiati e cori, e l’impeto rock di Più notte di così, con organo e chitarre anni ’70.

Chiudono il disco due brani davvero intensi: la splendida Come esistere anch'io, slow pop song di classe, con grandi fiati dal tocco soul, cori e aperture melodiche, un brano inconsueto, cantato in prima persona femminile, che prende le mosse addirittura da uno scritto di Sant’Agostino, e Anche senza parlare, brano scritto da per lui Gianmaria Testa, uno slow soul blues, con organo e cori, e la solita, splendida voce di Giovanardi.

Coadiuvato alla produzione artistica da Leziero Rescigno (che ha suonato in ogni brano, dividendosi tra organi e batteria) e Roberto Vernetti, con una splendida sezione fiati (Max Zanotti trombone, Davide Ghidoni tromba e Gabriele Bolognesi sax e legni), e un quartetto vocale ai cori (Paul Rosette, Sherrita Duran, Silvio Pozzoli e Barbara Cavaleri) Mauro Ermanno Giovanardi con Il Mio Stile mette a nudo la parte più intima di se ed il lato più soul della sua musica, con un disco che sta a pieno titolo nei solchi della grande canzone d’autore, senza dimenticare le sue doti di crooner sensuale con un anima punk.   

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Voto degli utenti: 7,5/10 in media su 1 voto.
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cnmarcy 7,5/10

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