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R Recensione

7,5/10

Tetes de Bois

Extra

A dodici anni di distanza dal precedente Ferré l'amore e la rivolta, i Têtes de Bois tornano a confrontarsi con il repertorio di Léo Ferré, un modo per ricordare il grande artista francese a vent’anni dalla morte. Extra è l’esito di due anni passati dalla band a riascoltare oltre quattrocento canzoni di Ferré, e ad immergersi nel mondo che in quelle canzoni è contenuto. Da questo immenso repertorio alla fine hanno scelto dieci brani, cercando di darne una traduzione italiana fedele ma in qualche modo anche attuale, aiutati in questo lavoro da Giuseppe Gennari, salvo in un paio di brani recuperare le celebri traduzioni di Enrico Medail, e nel brano che apre il disco, dove ad aiutare i romani è Anna D’Elia. Si tratta di Tango, un testo inedito, mai musicato da Ferré, una piccola splendida perla, regalata ai Têtes de Bois dal figlio Mathieu. E’ un legame molto stretto quello tra la band romana e la famiglia del grande cantautore francese, che per questo disco non solo regala loro un testo inedito da musicare, ma anche la possibilità di utilizzare il pianoforte dello stesso Ferré, suonato in tutti i brani del disco.

Non sarà certo merito di quel pianoforte, ma in ogni nota di questo disco si respira davvero la musica e la poesia di Ferré. E dal confronto con i classici del suo repertorio i romani escono a testa alta. Rischiano tantissimo rifacendo "Il mare e la memoria", uno dei capolavori del canzoniere di Ferré, e grazie alla traduzione italiana impeccabile e poetica, all’interpretazione toccante e sentita di Andrea Satta, e alla perfezione della veste musicale cucita da piano, batteria, chitarra elettrica e tromba, ne esce un capolavoro da brividi. Extra, altro grande classico del cantautore francese ripreso in maniera personale, è una ballata dalla grande apertura melodica, giocata su tromba e pianoforte, una canzone d’amore tra le più belle di sempre. "Tu non dici mai niente", ancora uno dei vertici del canzoniere di Ferré, qui nella traduzione italiana di Enrico Medail, vede la partecipazione di Vasco Brondi (Le luci della centrale elettrica), un cantautore che molto deve a Ferré, e che ha il merito di aver avvicinato al grande francese il pubblico italiano più giovane. Ne esce una versione appassionata a due voci, rispettosa dell’originale e nuova al tempo stesso, che sfiora il capolavoro.

Uno dei meriti di Ferré, “cantore dei poeti”, è stato mettere in musica la grande poesia francese, e i Têtes de Bois in questo disco si cimentano nella traduzione di alcuni veri e propri capolavori della letteratura francese, trasformati da Ferré in grandi canzoni. In "La maliziosa" li troviamo alle prese con un testo di Arthur Rimbaud, per un brano in cui spiccano il pianoforte e la voce, colorato di tristezza e dolcezza dalla la tromba. Due i brani costruiti da Ferré su poesie di Paul Verlaine: "Ti rivedo ancora", una poesia delicata e intensa, come questa esecuzione solo piano e voce, in cui Andrea Satta canta con voce ispirata (ma in tutto il disco sembra cantare meglio di quanto abbia mai fatto), e "Pattinava…", dove al piano di Angelo Pelini si aggiungono il basso di Carlo Amato e la tromba di Luca De Carlo, sempre discreta ma fondamentale nel suono dei Têtes de Bois. Non manca, tra i poeti francesi ripresi da Ferré, Charles Baudelaire, anche se di questo "L'eautontimorumenos" non esiste una versione nella discografia ufficiale. I romani ne hanno ascoltata una versione voce e piano registrata su una vecchia cassetta, e l’hanno trasformata in un brano elettrico, teso, geniale, in cui Andrea Satta si produce in una interpretazione magistrale, e tutti i Têtes de Bois (oltre ai già citati, Lorenzo Gentile alla batteria e Stefano Ciuffi alle chitarre) danno prova di essere grandi musicisti, come dimostrano gli arrangiamenti e le esecuzioni di "Felici come mai" e "Se te ne vai".

In chiusura c’è spazio per una bonus track, "Il tuo stile", già presente nel precedente lavoro con ospite Francesco di Giacomo. Qui è ripresa in versione live, sempre con la voce del Banco del Mutuo Soccorso che rifà il brano accompagnato solo dal piano, con un’intensità che solo la sua voce e la sua interpretazione sapevano dare. Omaggio nell’omaggio ad un artista unico, scomparso improvvisamente. Se quel primo lavoro di dodici anni fa era servito a diffondere la musica e le parole di Ferrè tra le nuove generazioni, con questo secondo album i romani si confermano legittimi eredi dello spirito anarchico e poetico del musicista francese.  

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redbar alle 20:57 del primo luglio 2015 ha scritto:

Anche dal vivo, sentiti a Genova al Festival della poesia, si confermano unici nell'unire note e versi, seguendo una scintilla di tanti anni fa che ormai è' un bel fuoco intenso