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R Recensione

7/10

Ani Di Franco

¿Which Side Are You On?

Da che parte vogliamo stare? Questa la domanda che Ani Di Franco ci pone con il suo nuovo lavoro, riprendendo uno dei grandi classici della folk song americana, portata al successo planetario dal padre del folk, Pete Seeger. Domanda sempre cruciale nella storia dell’uomo, e che diventa fondamentale in periodi di crisi. A questa domanda, la cantautrice di Buffalo risponde con queste dodici nuove perle del suo canzoniere, brani dai testi impegnati e personali, accompagnati da una musicalità molto varia, che sa attraversare generi diversi (dal folk al blues, dal jazz al pop) senza mai snaturarsi.

Colpisce la delicatezza della voce di Ani in Life Boat, una slow ballad cantata con voce intima, voce che nella jazzata Unworry arriva a ricordare la Joni Mitchell migliore. Essere convincenti cantando con semplicità non è sempre facile. Ci riesce nella ecologista Splinter, con i suoi ritmi quasi caraibici, una canzone solare, una pop song perfetta, a metà strada tra il David Byrne più gioioso e i Flaming Lips meno cerebrali, e in Mariachi, altra delicata pop song, leggera, suonata in punta di dita e cantata con eleganza.

A questo lato delicato fa da contraltare un lato più duro, dove la cantautrice tira fuori gli artigli. Succede in If Yr Not, brano intriso di blues, sporco, pennellato dalla chitarra elettrica e colorato da toni scuri, cantato con rabbia, e in Amendment, un brano complesso, dalla duplice anima. Aperto da un giro di chitarra blues, si svolge come uno slow blues d’atmosfera che si elettrizza nel finale, con un bel solo di chitarra elettrica e la voce filtrata della Di Franco, per tornare poi ad atmosfere più tranquille.

Ani Di Franco in questo lavoro convince anche nelle ballate più lente, in particolare Albacore e  Hears, due slow ballad dai toni rilassati, aperte da chitarra e voce, con un arrangiamento minimale in trio o quartetto, fino ad arrivare al solo voce e chitarra della conclusiva Zoo.

Ma i due assi nella manica del disco sono J, un brano di denuncia, un testo politico in senso proprio, che musicalmente sembra giocare a nascondino con il reggae, intriso di umori New Orleans (e non a caso sono presenti i fratelli Cyril e Ivan Neville dei Neville Brothers) e soprattutto la title track, quella famosissima ¿Which Side Are You On? qui introdotta proprio dal banjo di Pete Seger, in una versione cantata con rabbia e con un arrangiamento di impatto, poco rispettoso dell’originale, in cui il celebre testo tradizionale viene aggiornato al presente, in puro spirito folk singer, parlando dei danni arrecati dal libero mercato e dalla cosiddetta reagonomics, le teorie ultra liberali delle politiche economiche del governo Reagan (thirty years of digging, got us in this hole, the curse of reagonomics, has finally taken its toll, lord knows the free market, is anything but free, it costs dearly to the planet, and the likes of you and me).

Con questo brano, e con tutto il disco nel suo complesso, Ani Di Franco dimostra come sia possibile farsi portatrice della tradizione folk senza però restare inchiodata al tradizionalismo, alle sterile riproposizione. Capacità che insieme al coraggio di essere sempre indipendente, e alla scelta di autoprodursi con la propria etichetta discografica Righteous Babe (con cui  produce anche altri ottimi artisti, da non perdere il nuovo di lavoro di Anais Mitchell), fanno di Ani Di Franco la Signora della folk song americana, e un punto fermo nella canzone d’autore contemporanea.

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