V Video

R Recensione

6,5/10

Case Studies

This Is Another Life

Ex membro dei The Dutchess & The Duke, Jesse Lortz aveva debuttato come solista nel 2011 con un (ottimo) album di scuro folk coheniano dal titolo “The World Is Just a Shape To Fill The Night”. Amori in frantumi, solitudini profonde, pece e alcol. Facile ipotizzare, dal titolo del sophomore, che Lortz abbia nel frattempo ritrovato linfa (sì, insomma, una musa). Invece, per fortuna, no. La vita è, in sostanza, quella di prima. Solo, con le sue stesse parole, Lortz si è deciso a darci, dopo il suo disco nero, un «grey album». Con qualche luce in più.

Nuova è però la gamma strumentale che Lortz si è concesso. Non solo acustica e cori femminili. I dieci pezzi di “This is Another Life” si costruiscono sul piano, sfociano in assoli di elettrica, si distendono sopra vecchi organi e se ospitano altre voci è per mirati duetti old fashioned (“Villain” con Marissa Nadler). L’atmosfera è di penombre polverose. Gli accordi cadono sempre nel minore. Il fantasma anni ’90 di Nick Cave, tra ballate assassine e boatman’s call, passeggia a braccetto con le trine tra folkish e americana dei primi The National, secondo un’evocazione fin troppo facile visto il baritono di Lortz. E allora si ritorna nell’America profonda di seppia e legno (“Passage Me in the Dark”), nelle storie distrutte, nell’amore che scaccia la solitudine in modo cattivo («I’m terrified of what I’ll dream about tonight / Ain’t it hard to be alone all the time?»), nell’on the road di vecchi blues dal sapore dylaniano (“Driving East, and Through Her”).  

Nulla di nuovo, dunque. Anzi. Lortz continua a solcare sentieri dove la terra si è accumulata. Motivo per cui le sue cose migliori hanno il sapore dei classici. Così la ballata “In a Suit Made of Ash”. Così il mantello ricamato di simbolismi neri di “House of Silk, House of Stone”. Così l’antichissimo folk di “From Richard Brautigan”. Alcuni pezzi sono allungati troppo o non trovano il giusto nutrimento dalle viscere di Lortz per alzarsi e parlare a tutti. E d’altronde il rischio che si richiudano troppo in se stessi è inevitabile per album così scarnamente veri e attratti dai propri intimissimi gorghi.

Resta, comunque, quella di Case Studies, un’altra vita molto simile alla nostra.

V Voti

Nessuno ha ancora votato questo disco. Fallo tu per primo!

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.