Case Studies
This Is Another Life
Ex membro dei The Dutchess & The Duke, Jesse Lortz aveva debuttato come solista nel 2011 con un (ottimo) album di scuro folk coheniano dal titolo The World Is Just a Shape To Fill The Night. Amori in frantumi, solitudini profonde, pece e alcol. Facile ipotizzare, dal titolo del sophomore, che Lortz abbia nel frattempo ritrovato linfa (sì, insomma, una musa). Invece, per fortuna, no. La vita è, in sostanza, quella di prima. Solo, con le sue stesse parole, Lortz si è deciso a darci, dopo il suo disco nero, un «grey album». Con qualche luce in più.
Nuova è però la gamma strumentale che Lortz si è concesso. Non solo acustica e cori femminili. I dieci pezzi di This is Another Life si costruiscono sul piano, sfociano in assoli di elettrica, si distendono sopra vecchi organi e se ospitano altre voci è per mirati duetti old fashioned (Villain con Marissa Nadler). Latmosfera è di penombre polverose. Gli accordi cadono sempre nel minore. Il fantasma anni 90 di Nick Cave, tra ballate assassine e boatmans call, passeggia a braccetto con le trine tra folkish e americana dei primi The National, secondo unevocazione fin troppo facile visto il baritono di Lortz. E allora si ritorna nellAmerica profonda di seppia e legno (Passage Me in the Dark), nelle storie distrutte, nellamore che scaccia la solitudine in modo cattivo («Im terrified of what Ill dream about tonight / Aint it hard to be alone all the time?»), nellon the road di vecchi blues dal sapore dylaniano (Driving East, and Through Her).
Nulla di nuovo, dunque. Anzi. Lortz continua a solcare sentieri dove la terra si è accumulata. Motivo per cui le sue cose migliori hanno il sapore dei classici. Così la ballata In a Suit Made of Ash. Così il mantello ricamato di simbolismi neri di House of Silk, House of Stone. Così lantichissimo folk di From Richard Brautigan. Alcuni pezzi sono allungati troppo o non trovano il giusto nutrimento dalle viscere di Lortz per alzarsi e parlare a tutti. E daltronde il rischio che si richiudano troppo in se stessi è inevitabile per album così scarnamente veri e attratti dai propri intimissimi gorghi.
Resta, comunque, quella di Case Studies, unaltra vita molto simile alla nostra.
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