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R Recensione

8/10

Dario Muci, Enza Pagliara, Emanuele Licci, Roberto Licci

Suddissimo

A distanza di oltre sessant’anni dal suo ingresso nel mondo della musica, Matteo Salvatore resta ancora una delle figure più enigmatiche della canzone italiana. Considerato la voce più vera del Gargano, il cantore della povera gente, di contadini e lavoratori sfruttati, di una terra difficile, ancora oggi gli storici della canzone non sono concordi se inserirlo nel novero dei cantautori, artefice quindi di un canzoniere originale, o piuttosto in quello dei cantastorie, portatore di canzoni popolari tramandate di generazione in generazione.

In questi anni molti hanno riscoperto Matteo Salvatore, riproponendone i brani (da Eugenio Bennato ai Tetès de Bois, da Teresa De Sio a Vinicio Capossela). Qui però abbiamo quattro tra i migliori esponenti della musica tradizionale pugliese che si sono riuniti per un progetto particolare. “Suddissimo”, infatti, non è solo un disco omaggio al cantante di Apricena, ma un vero progetto che si propone di diffondere la musica e la voce di Salvatore, non solo con un CD con dodici brani eseguiti dai quattro musicisti, ma anche un DVD in cui troviamo la registrazione video del suo unico concerto in Francia nel 1999, e una delle poche testimonianze video integrali dei suoi concerti. 

Dario Muci, Enza Pagliara, Roberto Licci ed Emanuele Licci non sono solo cantanti e musicisti ma veri conoscitori e ricercatori della musica popolare pugliese, con una discografia importante e collaborazioni con le formazioni migliori del genere (Officina Zoè, Salentorkestra, Canzoniere Grecanico Salentino, Ghetonìa). I quattro artefici di questo progetto sembrano sostenere la tesi del Matteo Salvatore portatore di canzoni popolari, definendo “Suddismo” una raccolta di “canti della capitanata giunti a noi attraverso la voce di Matteo Salvatore e Adriana Doriani” (compagna del cantante pugliese), e ne propongono una lettura in chiave salentina.

Dal vasto repertorio di Salvatore, i quattro scelgono di interpretare dodici brani tra i più belli e toccanti, tra i quali spiccano i canti dedicati allo sfruttamento dei lavoratori. Troviamo quindi una versione di “Padrone mio” cantata a quattro voci, eseguita in maniera corale, come un vero canto popolare, con un arrangiamento discreto, che non snatura il brano, ma lo arricchisce di nuove sonorità. Lo sfruttamento dei lavoratori sotto padrone, senza neanche la speranza e la visione di un futuro migliore o una possibilità di riscatto (“questo è il destino nostro, ma non fa niente, così deve andare”), è raccontato anche in “Lu polverone”, rivisitato con un bell’arrangiamento per voce e tzourà. In “Lu soprastante”, un altro dei canti che raccontano la vita povera dei disperati, di chi non ha niente, neanche un lavoro da sfruttato, alla chitarra si unisce il contrabbasso di Marco Bardoscia, che ritroviamo da solo ad accompagnare le voci di Roberto Licci e Dario Muci in “Lu furastiere”, una canzone di un’attualità sconcertante.

Sono, queste, canzoni che raccontano la vita non solo degli ultimi, ma degli sconfitti, di chi non ha neanche un’ipotesi di sfuggire al ruolo che la vita gli ha assegnato. Storie di povertà e miseria che Salvatore conosceva bene, avendole vissute in prima persona, e che racconta ne “Il lamento dei mendicanti”, cantata dalla bellissima voce di Enza Pagliara, con il contrabbasso che dà un tono ancora più drammatico al brano, mentre tzourà e percussioni lo colorano di suoni mediterranei, creando un arrangiamento davvero molto bello e riuscito. In “Sempre poveri” la voce di Dario Muci riprende il tipico falsetto di Salvatore, accompagnato da chitarra e mandolini, mentre per “Ttuppe ttuppe allù purtone” viene scelto un arrangiamento elettronico, con chitarra elettrica e suoni elettronici lancinanti e disturbanti ad accompagnare la voce di Enza Pagliara, in questo canto in cui alla condizione di poveri sottomessi si unisce quella dello sfruttamento femminile.

Ci sono anche canzoni in cui spicca la sorprendente visione poetica dell’analfabeta Salvatore, come “Mo ve' la bella mia dalla muntagna”, versione molto tradizionale con le quattro voci accompagnate solo dalla chitarra di Emanuele Licci, “La notte è bella”, con uno splendido arrangiamento per fiati, tra jazz e marcetta di banda da paese, e “Lu bene mie”, dove contrabbasso e percussioni trasformano il brano dandogli un’aria vagamente jazz. Non manca poi il lato più allegro e comico di Salvatore, qui rappresentato dalla divertente “Proverbi de lu paise”.

Nel disco trovano spazio anche alcune letture per la voce di Fabrizio Saccomanno, mentre nel corposo libretto, oltre ai testi con traduzione a fronte, uno scritto di Rina Santoro ripercorre le vicende che la portarono a organizzare il concerto in Francia proposto nel DVD. “Suddissimo” non è quindi un semplice omaggio al genio di Matteo Salvatore, ma una vera e propria immersione nel suo mondo, riproposto con la perizia e la competenza dei quattro cantanti musicisti, con in più la possibilità di vedere il cantore del Gargano su un palco, per farci affascinare ancora una volta da quella voce fuori dal tempo.

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