R Recensione

9/10

Linda Perhacs

Parallelograms

Non esiste nulla di negativo in senso assoluto. Ogni dolore, ogni affanno, ogni fatica porta con sé aspetti o conseguenze positive, tanto che si potrebbe considerare “negativa” solo l’esperienza le cui manifestazioni sfavorevoli siano indiscutibilmente non commisurabili con quelle positive. Il dentista, ad esempio. Il dentista è un professionista del dolore. Andare dal dentista è come prendere appuntamento con la sofferenza. Sia chiaro, qualunque altro professionista può arrecare dolore: il chirurgo, ad esempio, ma anche l’estetista, o il massaggiatore (andare da un chiropratico è come debuttare nel mondo del wrestling). E finora ci siamo attenuti al male fisico. Non è forse doloroso andare dal commercialista? E l’incontro semestrale con l’assicuratore, non fa male? Il fatto è che tutti questi personaggi possono anche non fare male: magari l’assicuratore ci fa avere dei soldi, il commercialista ci segnala dei rimborsi, il chirurgo può operare in maniera indolore, e il massaggiatore può addirittura farci piacere. Ma quel bastardo no. Il dentista – sorridente e gioviale -  ci farà del male fin dal primo incontro, programmando un calendario di incontri lungo quanto un campionato di calcio (ma molto meno divertente), durante il quale ogni giornata sarà un cortometraggio splatter fatto di trapani affilatissimi, gengive massacrate, colate plumbee e terminazioni nervose avvelenate. L’ultimo incontro, neanche a dirlo, sarà il vostro tracollo finanziario, la vostra retrocessione nella serie C2 dell’economia nazionale, perché il vostro dentista “di fiducia” (la sua) vi presenterà un conto che vi farà serrare le mascelle come quelle di un alligatore affamato. Bam! E addio prezzolato lavoro dentistico. Poco male, tanto quei denti, quelli che il dentista vi ha “curato”, non avrebbero mai smesso di farvi male ricordandovi ogni giorno che dovreste “andare dal dentista”.  

Verso la fine degli anni ’60 alcuni dentisti californiani fecero fortuna curando le dentature dei divi di Hollywood. Ottimi clienti, ricchi e disposti a tutto per custodire i loro sorrisi smaglianti. Paul Newman e Cary Grant, ad esempio, erano soliti recarsi dallo stesso dentista, a Topanga Canyon. In quello studio medico, oltre al torturatore titolare, lavorava anche una giovane igienista orale: Linda Arnold.  

Linda era sposata con Les Perhacs, scultore, intellettuale e grande appassionato di musica. Col tempo, Linda iniziò a condividere con il marito la passione per la musica, ed in particolare per il movimento folk californiano e per artisti come Tim Buckley e Joni Mitchell. Sola tra le mura domestiche, Linda Perhacs cominciò per gioco a comporre timide e semplici canzoni seguendo questi modelli.  

Un giorno, durante una seduta di igiene dentale, Linda entrò in confidenza con il compositore Leonard Rosenman (l’autore della colonna sonora del film “Barry Lyndon”) confessandogli la sua passione per la musica. Dopo alcune reticenze, Linda si lasciò convincere da Rosenman a consegnargli un nastro con le sue registrazioni casalinghe.  

Possiamo solo immaginare lo stupore di Rosenman di fronte alla bellezza delle composizioni della Perhacs. L’iniziale “Chimacum Rain” si nutre di quella psichedelia folk fatta di arpeggi insicuri e voci flebili, ma poi si arricchisce di duplicazioni vocali ed atmosfere “soffiate” talmente dense da trasfigurare la melodia principale. A volte Linda si concede qualche accenno blues (l’andamento ritmico e l’armonica a bocca di “Paper Mountain Man”), altre volte gioca semplicemente sui registri di Joni Mitchell e Grace Slick (“Hey, who really cares?”) o si fa accompagnare da splendidi ceselli percussivi (“Moons and Cattails”, elegia per voce e vento che cantano all’unisono). Più spesso, invece, lavora per sottrazione, creando atmosfere nude e delicate come “Dolphin” (con quella voce inafferrabile, su registri altissimi), sperimentando timide dissonanze vocali (“Call the way”), arrangiamenti di fiati (“Morning colors”), creando vere e proprie mini(mal)-suite come “Parallelograms”, che dopo un inizio folk-acustico sfocia in un drone vocale decisamente “psichedelico”, o ancora tentando strade più propriamente “rock” a supporto di linee vocali sempre profondamente ispirate e creative (“Porcelain baked cast iron wedding”).  

Rosenman produsse e pubblicò il disco poco tempo dopo, sbagliando completamente l’ equalizzazione dei suoni. La registrazione su vinile dei nastri della Perhacs si rivelò costellata di rumori ed imperfezioni, ed il successivo tentativo di ripulire questi difetti ebbe il risultato di cancellare alcuni accorgimenti sonori contenuti nei brani, livellando un lavoro che era invece ricco di sfumature e di affascinanti dettagli. Per questo motivo, il disco non fu mai proposto alle emittenti radiofoniche.  

La delusione, unita alla fine del matrimonio con Les Perhacs ed al continuo (e fastidioso) paragone con Joni Mitchell (John Mellencap una volta disse: “c’è solo una donna nel rock, ed è Joni Mitchell”. Detto da uno che si portava in tour Lisa Germano in qualità di violinista, si capisce molto sul sessismo nel mondo del rock, oltre che sull’intelligenza di Mellencap) fece crollare ogni ambizione di Linda, la quale decise di tornare a lavorare nello studio dentistico.  

La prossima volta che vi troverete su quella poltroncina, con il ronzio delle frese nelle orecchie, l’odore di collutorio nelle narici e quel neon bianco sparato negli occhi a crearvi il consueto stordimento pre-tortura, pensate a Linda. Per una volta sorriderete affabilmente anche voi, deludendo il vostro Mengele di fiducia. Perchè non sempre le cose vanno come dovrebbero.

V Voti

Voto degli utenti: 8,4/10 in media su 9 voti.
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sarah 9/10
target 9/10
loson 7,5/10
gull 9,5/10

C Commenti

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DonJunio (ha votato 9 questo disco) alle 1:34 del 16 ottobre 2009 ha scritto:

Il contraltare femminile di Tim Buckley. Disco da brividi, dalle visioni californiane di "Sandy Toes" alla nebbiosa brughiera inglese di Nick Drake in "Delicious", il tutto riletto attraverso un prisma personalissimo.

REBBY alle 8:36 del 16 ottobre 2009 ha scritto:

Grazie Fabio, questa davvero non l'ho neanche mai

sentita nominare (e penso di avere una buona

memoria). Da quello che ho sentito sul tubo sembra

meritare una caccia spietata (al Cd quindi e non

al vinile, se ho capito bene).

fabfabfab, autore, alle 9:26 del 16 ottobre 2009 ha scritto:

RE:

No no ma tutto quello che trovi in giro è una riedizione del 2005 (o del 2006) molto ben fatta. Vai tranquillo

sarah (ha votato 9 questo disco) alle 19:05 del 21 ottobre 2009 ha scritto:

capolavoro!!!!

target (ha votato 9 questo disco) alle 18:44 del 22 ottobre 2009 ha scritto:

Grazie Fab per questa chicca. E' incredibile come la voce, in certi momenti, richiami tantissimo quella (spettrale/sensuale) di Beth Gibbons ("Dolphin" avrebbe potuto benissimo comparire nel suo disco solista con Rustin' Man, per il quale è probabile che la Perhacs sia stata uno dei modelli maggiori). "Parallelograms", la canzone, è paurosa.

andyquasart (ha votato 9 questo disco) alle 19:37 del 7 ottobre 2010 ha scritto:

favoloso

favolosi sia il disco che ciò che ha scritto Fabio

sarah (ha votato 9 questo disco) alle 21:24 del 7 ottobre 2010 ha scritto:

come non quotare andy.....

andyquasart (ha votato 9 questo disco) alle 21:52 del 7 ottobre 2010 ha scritto:

ihih

grazie sarah

Alfredo Cota (ha votato 10 questo disco) alle 20:34 del 3 dicembre 2011 ha scritto:

Una carezza quest'album! La femminilità, la leggerezza, la diafanità (tutto sublimato perfettamente anche nella copertina). Un Codias da applausi, come al solito.

fabfabfab, autore, alle 10:52 del 6 febbraio 2014 ha scritto:

Meriterebbe andare al Primavera Sound solo per vedere il come-back di Linda (poi vabbeh nello stesso giorno ci sono anche Pixies, Slint, Slowdive, lee ranaldo, Dr. John...). Nuovo disco per Asthmatic Kitty in uscita il 4 marzo. Un ritorno insperato e quasi impensabile...

gull (ha votato 9,5 questo disco) alle 20:11 del 5 giugno 2014 ha scritto:

Ma com'è che non l'ho mai votato? Tra i dischi più belli che abbia mai ascoltato.