R Recensione

6/10

Tiny Vipers

Life on Earth

Ascoltando Tiny Vipers mi è tornato in mente Boduf Songs con tutti i suoi pregi e difetti. Oddio in realtà mi sono apparsi ben nitidi numerosi spettri musicali: Black Heart Procession, Cat Power, Eels, Rosie Thomas, Iron & Wine, e via dicendo. Tutta gente molto allegra e piena di vita insomma, con la piena attitudine al noise e agli urlacci più duri. Poi ovviamente, certo, non possono mancare tutte quelle donnacce piene di talento (Jessica Bailiff, Joanna Newsom, Shannon Wright, Lisa Germano, Josephine Foster, ecc.) che ci hanno fatto compagnia nei freddi pomeriggi autunnali di questi ultimi anni mentre le foglie cadevano e noi ci rompevamo sonoramente le palle.  

Tiny Vipers è quindi nient’altro se non l’ennesima bella e brava cantautrice folk che si affaccia sul palco. Ma stavolta, duole un po’ dirlo, non se ne sentiva propriamente la necessità. E mica tanto perché Jesi Fortino (questo il suo vero nome) non sia brava o abbia talento eh, per carità! Anzi. La voce è splendida e lo spessore di un pezzo come Eyes like ours è più che pregevole: folk scarnissimo, quasi slow-core, con toni intimisti (per non dire tragici) da cantastorie vera, impegnata e vissuta, idealmente piena di cicatrici spirituali ben udibili per l’anima attenta.

Il problema è che Life on earth è un monolite di circa sessantaquattro minuti dotato di undici carrarmati soporiferi minimamente distinti tra di loro. Sullo stile dell’opener Eyes like ours troviamo brani come Slow motion e Outside, mentre Tiger mountain è talmente asciutta ed essenziale da diventare terribilmente piatta e da far fermare il tempo, con te che guardi quella foglia fuori dalla finestra e ti chiedi: “ma quando diamine cadrà? E soprattutto quanto diamine dura questo pezzo?

Incantevole poi il filotto di arpeggi minimali che si trovano in Development, Dreamer e Cm, alla ricerca di una melodia immediata e deliziosa in grado di colpire nel segno in accompagnamento al cantato passionale, raffinato e struggente. È una tensione talmente esasperata e tirata che sorprende il suo scioglimento nella parte centrale del disco, dove il trittico Time Takes-Young God-Life on Earth introduce quelle minime e necessarie variazioni stilistiche necessarie a non affossare l’opera ridestando un pò l’attenzione. Time takes è una canzone animata, un folk-rock semi-acustico con escursioni in paludi spettrali, fondali di psichedelia oscura, quasi dark. Young god si pone in continuum sulla sua scia tendendo a un suono più liquido, stavolta pienamente goticheggiante e mistico.

Dalla finestra dietro le foglie si intravede l’aurora di Nico che tornerà anche nell’eterea Untitled. Life on earth è un folk “magico”, espressionista, tremendamente evocativo e fiabesco, quasi fosse una colonna sonora ideale per le opere dei fratelli Grimm. Di spunti buoni insomma ce n’è, e non pochi. Ma dopo un esordio come Hands across the void (2007) in tutto e per tutto simile a questa seconda opera, forse sarebbe il caso per la cantautrice di Seattle di capire quali nuovi percorsi affrontare. Che dopo un po’ uno si rompe anche le balle di ascoltare sermoni femminili guardando le foglie cadere dagli alberi…

LINK:

myspace: http://www.myspace.com/tinyvipersss

sitoufficiale: http://www.subpop.com/artists/tiny_vipers

VIDEO:

Development: http://www.youtube.com/watch?v=33XzjDJVxMQ

V Voti

Voto degli utenti: 5,3/10 in media su 3 voti.
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target 7/10
rael 6/10

C Commenti

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target (ha votato 7 questo disco) alle 10:17 del 22 luglio 2009 ha scritto:

Disco che fa scendere in un'America profonda, scabra e sacrale. La voce della Fortino ha qualcosa che tutte quelle che citi tu (aggiungerei la prima Essie Jain per la totale nudità degli arrangiamenti, al limite - spesso - del silenzio, che lottano con il silenzio, uscendone come scolpiti) non hanno, qualcosa che viene dalla gola e che assume, di nuovo, un sapore sciamanico. L'album è molto lungo e ultracompatto, e senz'altro non è adatto a qualsiasi umore, ma ha una sua magia (nera) molto intrigante.

tarantula (ha votato 3 questo disco) alle 13:57 del 24 luglio 2009 ha scritto:

Sono perfettamente d'accordo con la recensione: bella, brava ma non bis! Il disco ha il suo fascino ma è troppo monocorde.

target (ha votato 7 questo disco) alle 18:59 del 17 dicembre 2009 ha scritto:

Niente da fare: più lo ascolto, più mi affascina. Il fascino dell'abisso, naturalmente. Della provincia americana profonda. Tra i miei dischi del 2009 (peasy, mi spedisci la tua copia? eheheh).

Alessandro Pascale, autore, alle 20:38 del 17 dicembre 2009 ha scritto:

se fai un buon prezzo te lo vendo.

Gar alle 15:22 del 23 agosto 2010 ha scritto:

non capisco

cosa mai c'entri nico. proprio non lo capisco. azzarderei lontanamenti echi carolkinghiani piuttosto. non chiedetemi in cosa, ché neanche io lo faccio. e non credo esista oggi più che mai quell'"esigenza" di un artista - come a dire il tassello mancante - che non c'era ancora, per originalità o differenza/e. Comunque, per me - noia o non noia - Tiny Vipers è molto interessante. e solo che il "per me" conta poco almeno quanto il "niente di nuovo" in generale. ciao, g