R Recensione

7/10

Arbouretum

Rites Of Uncovering

Prendete alcuni ex-membri di Palace Brothers, Lungfish, Papa M e Celebration e metteteli assieme. Non avrete forse un supergruppo hip, ma potrebbe uscirne comunque qualcosa di interessante: come nel caso degli Arbouretum, gruppo guidato dal talentuoso David Heumann.

Signposts And Instruments, posto in apertura, è più di una semplice dichiarazione d’intenti: l’impressione immediata è quella di trovarsi di fronte ad un outtake dei Queens Of The Stone Age di Songs For The Deaf, filone Mark Lanegan. Folk e psichedelia con qualche inaspettato eco stoner quindi, che procedono a braccetto, talvolta dandosi il cambio, talvolta convolando amabilmente a nozze.

È una musica calda e terrena, ben affondata nelle radici della musica tradizionale americana ed inglese: si ascolti Tonight’s a Jewel, dove pare di sentire un Richard Thompson redivivo, sfiorato qua e là da chitarre acide e feedback saturi, in marcia su un mantra circolare e solenne o una Pale Rider Blues tersa e desolata, screziata di sgargianti venature psichedeliche.

Poi quella che era una sensazione latente diviene una certezza: la splendida Ghosts Of Here And There è un vero e proprio apocrifo del folk ancestrale di Will Oldham, e fa da ponte verso una Sleep Of Shoam che riafferma con prepotenza l’anima psichedelica del disco: e non si sta parlando di psichedelia sui generis, ma di una torrida e dilatata passeggiata chitarristica in odor di Grateful Dead, della durata approssimativa agli otto minuti.

E si continua così, Oldham e Thompson nel cuore e nelle corde (vocali), la svolta psych sempre dietro l’angolo. Ma non mancano le sorprese: come una The Rise che, lungo i suoi 10 minuti, parte con un call and response gospel ed esplode di lì a poco in una sfuriata hard da sessione desertica, per poi infrangersi su un muro noise o una Two Moons finale che decide di giocarsi, in extremis, la carta del pop, lasciando alla voce di Heumann l’onore e l’onere dei saluti finali, quando ormai il palco virtuale comincia ad essere smontato e gli strumenti vengono portati via.

V Voti

Voto degli utenti: 7,6/10 in media su 5 voti.
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C Commenti

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Baldaduke (ha votato 8 questo disco) alle 14:46 del 21 luglio 2007 ha scritto:

due paroline al riguardo

“Solo suonando un blues” disse una volta Josh White “puoi scacciare i diavoli che ti rodono dentro”; Dave Heumann deve averlo ascoltato, perché a esorcizzare le proprie paure c’è riuscito eccome. In “Rites Of Uncovering” c’è la musica di chi ha vissuto un passato tormentato e che adesso ha ritrovato la serenità.

Folk-rock ruvido e blues oscuro, questi sono gli ingredienti principali di un lavoro cesellato con grande accuratezza.

L’influenza di Will Oldham si sente soprattutto nel cantato, ma ciò sembrava quasi inevitabile (Heumann suona la chitarra nella sua band) e non per questo la musica perde d’intensità: a seguire le altre fonti d’ispirazione come Bonnie Prince Billy, Anomoanon e Papa M.

Quello del chitarrista è cantautorato depresso e sincero, esaltato dal suo strumento che pone le parole al centro di cornici maestose.

Ascoltare per credere: pezzi come lo slowcore onirico di “Signposts and Instruments” o la psichedelia desolata di “Pale Rider Blues” scolpiscono in maniera netta l'aria circostante.

E poi ancora, “The Rise” suite tribale per un rituale di pellerossa del futuro o la spiazzante “Two Moons” che con percussioni al limite del fittizio ha addirittura il sapore del glitch-folk più genuino.

Echi spettrali di blues ipnotici, struggenti e atavici si espandono per tutta la durata dell’album, per poi disperdersi al termine del loro viaggio nel silenzio più assoluto.

Un disco intriso di malinconia quasi tragica, ma che allo stesso tempo sfodera una forza dirompente e una dolcezza disacerbante. Bellissime canzoni e niente di più.

simone coacci (ha votato 8 questo disco) alle 10:57 del 8 novembre 2007 ha scritto:

Balla coi lupi

Fantastico. Stoner semi-acustico che viaggia al passo delle carovane ai tempi della frontiera, ghostdance pellerosse intrise di malinconia psichedelica tipicamente anglosassone (il cantato alla Jack Bruce di Signpost & Instruments, echi di John Barleycorn dei Traffic in Tonight's a jewel), altro che Kevin Costner, qui c'è davvero chi "balla coi lupi". Bravo Risi e grazie per l'impagabile segnalazione.