R Recensione

6/10

Brian Harnetty and Bonnie Prince Billy

Silent City

Considerando i suoi standard lavorativi, il 2009 è stato per Will Oldham un anno di riposo. A parte il (discreto) “Beware!” e la comparsata (virtuale) sul disco dei Soulsavers, di Bonnie il principe quest’anno si è sentito davvero poco. A riportarlo al lavoro ci ha pensato Brian Harnetty. Brian chi?  

Brian Harnetty è un musicista ma soprattutto un musicologo laureato al Berea College, università-museo della musica appalachiana. La musica che?

La musica appalachiana è il suono dei monti Appalachi, ovvero quella gigantesca catena montuosa che dal nordest degli Stati Uniti arriva al sudest del Canada coprendo oltre duemila chilometri. Su quelle montagne, le antiche ballate (reels, hompipes) importate dai coloni e dai pionieri inglesi si fusero con le sonorità gospel e blues introdotte dalla comunità nera. Il violino (fiddle) britannico fu affiancato dal banjo, dando vita a quelle string bands che gettarono i semi della musica country degli anni ’50 e del folk anni ’60.  

Come nel precedente “American Winter” (2007), Harnetty utilizza il materiale messo a disposizione dal Berea College (fields recordings, intermezzi musicali, voci radiofoniche) come base per una ricostruzione sonora a base di minimalismi, divagazioni, rumorismi e campionamenti. Esemplari in tal senso i quattro minuti di “It’s different now”, durante i quali ad una registrazione di un brano vocale d’epoca viene sovrapposto un bozzetto ambient a base di banjo, pianoforte e campanelli vari. Il disco procede quasi sempre su questo registro, a volte con risultati molto suggestivi (la tromba che si aggiunge al solito duo banjo / piano in “The top hat”, il finale per fiddle e tacco di “The night is, and the lights are”), altre volte creando momenti interessanti solo dal punto di vista filologico-musicale (la title track sembra una versione acustica delle frammentazioni ritmiche di Four Tet).  

Naturalmente, i momenti più piacevoli di “Silent City” si trovano nelle tre tracce che coinvolgono Bonnie “Prince” Billy, forse il musicista contemporaneo che ha attinto con più frequenza dalle polverose atmosfere del folk appalachiano. La sua voce (diventata attraverso gli anni un solenne lamento dalla forza espressiva miracolosa) si staglia nuda sulle partiture ridotte di “Sleeping in the Driveway”, sulle percussioni sommesse di “And under the winsap tree” e sul vuoto profondo di “Some glad day”, donando a “Silent City” un effetto seppia che riporta alla mente non solo la cosiddetta Old Time Music appalachiana ma anche il meno remoto “Arise, Therefore”. Qualcuno starà sorridendo solo per questo.

Sito : http://www.brianharnetty.com/  

Myspace : http://www.myspace.com/brianharnetty    

Video :  

“Sleeping in the Driveway” – http://www.vimeo.com/2902785  

“Some glad day” - http://www.vimeo.com/5031712  

 

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