R Recensione

7/10

Victor Démé

Victor Démé

 E chi se lo ricordava più, il Burkina Faso. Non se ne parla quasi mai, a parte quando i giornali stilano la periodica classifica dei paesi più poveri del mondo. Il Burkina Faso è sempre tra i primi, insieme ai soliti compagni di sventura (Niger, Somalia, Liberia …).

Una volta tanto, parliamo del Burkina Faso senza fare uso di termini come “fame” o “povertà”, ma impiegandone uno dal suono decisamente più gradevole: “musica”. Dopo il recente exploit del vicino Mali (Tinariwen, Rokia Traoré …), il cuore dell’Africa ci regala altra musica speciale. Significativamente, è ancora una volta la Francia a fare da testa di ponte tra la musica di questi paesi e la cultura europea, a dimostrazione della persistenza del legame post-coloniale, nonostante i quasi cinquant’anni di indipendenza dell’ex-Alto Volta.

Victor Démé nasce nel Burkina Faso ma si trasferisce giovanissimo nella vicina Costa D’Avorio per seguire il padre nel suo lavoro di sarto. Dopo qualche anno riesce a soddisfare la sua forte vocazione musicale (ereditata dalla madre) entrando a far parte dell’orchestra Super-Mandè, guidata dal noto musicista ivoriano Abdoulaye Diamatè.

Nel 1988 l’allora ventiseienne Victor torna nell’amato Burkina Faso e, forte dell’esperienza maturata con i Super-Mandè, inizia una carriera ricca di successi e riconoscimenti come membro delle più importanti orchestre nazionali (L’echo de l’Africa e Supreme Comenba).

Alcuni problemi di salute (soprattutto la “bamba demi”, un virus molto grave che attacca le gengive) tengono Victor Démé lontano dalla musica per oltre dieci anni. Il ritorno è difficile, e l’artista è costretto a guadagnarsi da vivere suonando standard di musica salsa e cover di Mory Kante in piccoli locali.

Ma in questi anni Victor non ha mai perso la speranza e, soprattutto, non ha mai smesso di comporre. Nel 2005 torna a suonare la sua musica grazie all’amicizia di Camille Louvelle, titolare del locale Ougajungle, e due anni più tardi viene notato dal giornalista David Comeillas, il quale fondaun’ etichetta (la Chupa Blues Records) appositamente per promuovere la musica di Victor Démé.

Victor si rinchiude nel piccolo studio di registrazione del Ouagajungle, due stanze separate da un parabrezza di pullman e dotate soltanto di una rudimentale consolle a 16 piste, e registra il suo album omonimo.

Victor Démé” è una perla grezza composta di folk-blues acustico (bellissima l’apertura “Djon’ maya”), influenzato dalla salsa (provate a tenere fermi i piedi ascoltando “Toungan”,  se ci riuscite), dal flamenco (“Dankan”) e dalla musica tradizionale mandinga (le conclusive “Tama Ngnogon” e “Dala Mogoya”). Victor canta l’amore e la bellezza femminile (“Sabu”, la dolcissima “Cherie”) con la stessa forza con cui interpreta i temi della tolleranza e della solidarietà nazionale (“Burkina Mousso”, “Peuple Burkinabe”), si concede qualche brillante variazione sul tema (la tromba sommessa di “Deni Kemba”) e riesce a mantenere viva la nostra attenzione lungo tutte le quindici tracce dell’album.

La prossima volta in cui vi sembrerà di non farcela, prima di mollare tutto, soffermatevi un minuto ad osservate le cicatrici sul volto di Victor Démé, uno che è partito con gli ultimi ed è arrivato fin qui. Perché ha saputo aspettare. Trent’anni.

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Voto degli utenti: 8,3/10 in media su 5 voti.
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C Commenti

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SanteCaserio alle 22:52 del 18 novembre 2008 ha scritto:

Pure questo

messo in lista ascolti per i prossimi giorni (se riesco a rintracciarlo in breve). Grazie per la segnalazione e la recensione. Che poi parlare di queste cose ha molto più senso di un qualsiasi Live8 o tavolata Bono-Blair

fabfabfab, autore, (ha votato 10 questo disco) alle 14:35 del 20 novembre 2008 ha scritto:

RE: Pure questo

Sugli spot pubblicitari di Mr Bono Vox ho già ampiamente cristonato altrove. Sono d'accordo con te.

fabfabfab, autore, (ha votato 10 questo disco) alle 21:13 del 26 ottobre 2015 ha scritto:

Scopro solo oggi che Victor Dèmè è morto circa un mese fa. Mi spiace moltissimo, era un grandissimo cantautore. Oggi gli do 10.

Paolo Nuzzi (ha votato 8,5 questo disco) alle 13:42 del 27 ottobre 2015 ha scritto:

Davvero? Uh Gesù... tristezza