R Recensione

7/10

The Second Grace

The Second Grace

“Please give me second grace”: così sussurrava in una delle sue canzoni migliori un certo Nick Drake. Ci ha abbandonato troppo presto il ragazzo inglese, ma un trentennio dopo si è svegliato uno stuolo di accoliti tra cui “The Second Grace”, grazie ai quali l’estate palermitana si avvicina all’autunno di Tanworth-In-Arden, incluso tutto il bagaglio di malinconie e dolcezza e arpeggi leggerissimi e versi bisbigliati al tramonto e sorrisi confusi.

Il brano che apre il disco, “Antananarive”, è il richiamo di una felicità tropicale e sicuramente lo avete già sentito tutti: è stato scelto da una nota marca di tortellini per il suo spot ed è in heavy rotation sulle varie televisioni musicali, ed è una delle poche volta in cui il binomio pubblicità e tv non ci ributta con una delle tante irritanti hit estive trancia-genitali. Ma il singolo è solo il principio di una passeggiata sulla scogliera tra tenui dichiarazioni d’amore (“Like a Juliet”, “Want you no more”), timide danze (“Rainbow as my hat”, “Little boy sayin’”) e interminabili minuti ad aspettare che il sole scenda oltre le onde serene laggiù in fondo (“Nobody knows”).

E poi c’è il violoncello come il gabbiano che sfiora un vento di steel guitar, e Devendra Banhart che sfiora Jack Johnson, e gli arzigogoli vocali che assomigliano al disegno sulla copertina, e altri frutti che sono dolci eppure hanno qualcosa di acido che ti lascia uno strano sapore in bocca, e non ti stanca mai e ancora non te lo spieghi, così come non ti spieghi perchè all’improvviso da Palermo spunta questo gruppo sopra la media di tanti gruppi new-acoustic che ci piace bere con stupore solo perché provengono dai paesi anglofoni.

Please, donateci ancora un po’ di questa “second grace”, perché il desiderio di uno splendido album con cui passare l’estate e l’autunno è alto e brucia come il sole in questo momento.

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Voto degli utenti: 6,5/10 in media su 2 voti.
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C Commenti

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Nadine Otto (ha votato 7 questo disco) alle 17:06 del 16 luglio 2007 ha scritto:

Like a Juliet spreading her tears

Un accenno veloce a Nick Drake può rendere l'ascolto di un disco qualsiasi più che deludente. Invece, anche se hanno ben poco a che fare con lui, c'è un pò dell´ aruffato Devendra Banhart,un pò di Ben Harper... folk raffinato, una nota palermitana insolita e da seguire.