My Dear Killer
The Electric Dragon of Venus
A ben 7 anni da Clinical Shyness il progetto My Dear Killer (Stefano Santabarbara) continua a suonare di uninnegabile timidezza clinica anche in questo The Electric Dragon of Venus, il cui titolo stavolta fuorvia. I pezzi scivolano fragilissimi sui toni di un songwriting ultra-introverso, con lacustica suonata tra mille silenzi e appena puntellata di armonici, mentre la voce tratteggia melodie col carboncino. Meno intrusivi rispetto al passato gli inserti noise (Mild Eyes) a intorbidire le acque calmissime, ma ovviamente stagnanti e piene di piccoli vortici mortiferi (The Scent of the Water), di questi pezzi.
Ne esce una versione al maschile di un alt-folk con derive sperimentali più vicino a esperienze che oltreoceano sono affidate a voci femminili (Grouper, in primis), anche se poi a spiccare sono proprio i momenti di inverno più nudo, scabro sulla pelle, dove voce e chitarra sono quasi abbandonate a sé in arpeggi abissali (Due) o appena sfocate sullo sfondo (Frozen Lakes, con urla finali che inquietano, riversandosi nella successiva Nighttime). Meno interessanti gli episodi puramente strumentali, dove gli strascichi post-rock sembrano più irrisolti rispetto a dove si integrano alla vena cantautorale.
Per linverno che rimane sempre.
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