R Recensione

6,5/10

My Dear Killer

The Electric Dragon of Venus

A ben 7 anni da “Clinical Shyness” il progetto My Dear Killer (Stefano Santabarbara) continua a suonare di un’innegabile timidezza clinica anche in questo “The Electric Dragon of Venus”, il cui titolo stavolta fuorvia. I pezzi scivolano fragilissimi sui toni di un songwriting ultra-introverso, con l’acustica suonata tra mille silenzi e appena puntellata di armonici, mentre la voce tratteggia melodie col carboncino. Meno intrusivi rispetto al passato gli inserti noise (“Mild Eyes”) a intorbidire le acque calmissime, ma ovviamente stagnanti e piene di piccoli vortici mortiferi (“The Scent of the Water”), di questi pezzi.

Ne esce una versione al maschile di un alt-folk con derive sperimentali più vicino a esperienze che oltreoceano sono affidate a voci femminili (Grouper, in primis), anche se poi a spiccare sono proprio i momenti di inverno più nudo, scabro sulla pelle, dove voce e chitarra sono quasi abbandonate a sé in arpeggi abissali (“Due”) o appena sfocate sullo sfondo (“Frozen Lakes”, con urla finali che inquietano, riversandosi nella successiva “Nighttime”). Meno interessanti gli episodi puramente strumentali, dove gli strascichi post-rock sembrano più irrisolti rispetto a dove si integrano alla vena cantautorale.

Per l’inverno che rimane sempre.

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