Akron-Family
S/T II: The Cosmic Birth and Journey of Shinju TNT
Il rischio – in certe occasioni – è quello di cascarci con tutti e due i piedi e fare una discreta figura di merda. Capitò anche ad una famosa rivista cartacea italiana qualche anno fa (protagonisti i Death Cab For Cutie). Per scongiurare il download selvaggio, ma più probabilmente per sfotterci un po’ tutti, gli Akron/Family hanno messo in rete una versione “fake” del loro nuovo disco “mixata” e completamente trasfigurata da suoni spaziali, synth in saturazione, feedback atroci e altre trovate orribilmente assortite. La prima impressione personale è stata: “ok, va bene la svolta electro, glitch o quello che volete, va bene il recupero eighties, ma qui si sta un po’ esagerando. Questa è una schifezza”. Poi – leggendo i titoli dei brani (“AAAA <<<>>> A //////WAY\\\\\\ BMB", “(((((((TATSUY A neon Purple Walk BI )))))))))))”, ma dai…) - e ascoltando attentamente, ti rendi conto che qualcosa non quadra: nessun arrangiamento, pezzi interi composti da un suono unico modulato a casaccio. Una presa per il culo, insomma. A seguire, il toto-fake. Già perché non contenti, i tre barbuti hanno iniziato a mettere in circolazione altre versioni più o meno “contraffatte”, giusto per confondere un po’ le idee (e magari – perché no – obbligare qualcuno a comprare il disco originale).
Comunque sia, finito lo scherzo (e archiviato il primo fake che – pur essendo una porcata – potrebbe riservare in futuro aspetti di “filologia musicale” interessanti), ecco il vero sesto album degli Akron/Family.
Li avevamo lasciati due anni fa con il controverso “Set ‘em wild, Set ‘em free”, album criticato da più parti ma che – a nostro avviso – al di là di qualche pecca in fase di produzione, ci riconsegnava una band in piena forma e metteva in evidenza – grazie ad un gradevole processo di sottrazione dovuto all’abbandono da parte di Ryan Vanderhoof – un songwriting puro e costantemente lucido.
“S/t II: The Cosmic Birth And Journey Of Shinju Tnt” riprende in parte il discorso interrotto con “Love Is Simple”, album del 2007 che fu l’espressione più completa del verbo freak-rock a marca Akron/Family. Ritroviamo, in ordine, tutti gli elementi proprio laddove li avevamo lasciati. I tribalismi in salsa psych, innanzitutto: nell’iniziale “Silly Bears” che dà la sensazione di essere saliti su un treno in corsa (esattamente come accadeva con “Blessing Force”, furiosa apertura di “Meek Warrior” nel 2006), e nella frenetica “Another Sky”, vero punto di incontro tra melodia e caos. Il cosiddetto freak-folk, codificato – tra gli altri – dagli stessi Akron/Family nell’omonimo esordio: la splendida “Island”, ricca di rimandi a quelle forme ritmiche ossute che costituivano lo scheletro di “Set ‘em wild, Set ‘em free” e le conclusive “Canopy” (languida e dilatata come certo post-rock) e “Creator”. Le bislacche tentazioni “pop”: esemplare in tal senso l’accoppiata "A AAA O A WAY" (che si legge “Away”) e la successiva “So it Goes” (primo singolo estratto), tutta chitarre scintillanti (distorte come quelle dei Black Keys, limpide come quelle dei Beach Boys) e folle libertà espressiva.
Insomma, altro che svolta elettronica. Niente di nuovo, ma piuttosto la sesta conferma di una band in perenne stato di grazia e il recupero di alcune vecchie (benché brillanti) intuizioni. C’è già qualcuno che rimpiange il fake?
Tweet