Panda Bear
Person Pitch
Ed eccolo il primo disco della primavera: ‘Person Pitch’ di Panda bear, nient’altri che Noah Lennox, già drummer nei superlativi Animal Collective, ci arriva infatti sulle ali delle prime rondini con in dono un bagaglio di gioiose alterazioni oniriche, echi risonanti l’ugola di Brian Wilson e tanti acidi e sgranati colori memori di estati dorate.
Non importa se già passate o li da venire, il senso di svagatezza e la gioia di vivere che erompe da ogni poro di questo album ci fa vedere tutto come attraverso una pellicola dorata con la quale contemplare ciò che ci circonda, con una vecchia e gracchiante cassetta di ‘Pet Sounds‘ nel mangianastri della macchina e una ragazza nel sedile di fianco.
A questo punto si inizia a pensare che il precedente album del 2004 ‘Young Prayer’ sia stato in realtà una sorta di pratica per esorcizzare il dolore per la morte del padre e non la naturale inclinazione musicale del nostro: gli sfibrati bozzetti di tracce senza titolo pregni di una mestizia inverosimile, tipo il Nick Drake più depresso a menarsela su basi elettronica-glitch, ad alcuni apparvero affascinanti per il carico di lacrime che trasportavano sui nostri cuori, ma con rispetto parlando, niente a che vedere con la fastosità di questi super zuccherati pezzi da stiracchiamento della mattina, cosi’ carichi di riverbero e ottimismo ; suoni godibili e familiari sin dal primo ascolto, per intenderci quello che gli americani definiscono con l’intraducibile ‘catchy ‘.
Materiale che gioca alla pari, e in alcuni punti addirittura sembra superare sulla distanza qualsiasi uscita del collettivo degli animali sia per scrittura che per arrangiamento dei pezzi : di rado si assiste ad una cosi facile padronanza nei confronti di un sonorità tanto ricche di campionamenti, modulazioni, inserti elettronici e disturbi vari senza snaturare o sovraccaricare la melodia, o , ancora peggio, perdendosi in sbrodolamenti masturbatori buoni solo per i secchioni del primo banco.
Che ad aver influito nella formazione del mood per queste sette tracce siano stati l’essersi sposato e diventato padre o l’aria speciale di uno dei paesi più belli del mondo come il Portogallo, in cui il panda si è trasferito dopo la decennale permanenza newyorkese, non è dato sapere, e, detto tra noi: non è che ce ne possa fregare di meno.
L’unica cosa da fare è premere il tasto dello stereo col triangolino che punta a destra e dalle casse usciranno come in una festa contagiosa cori di voci bianche, fuochi d’artificio sparati nel cielo e auto da formula uno che sfrecciano, handclapping a manetta e la voce lontana ed echeggiata di Noah che celebra come in un sermone liberatorio versi perfetti per un bambino appena nato: ‘Try to tell me how to do it/only because I’m new here/coolness is having courage/courage to do what is right/I’ll try to remember always/just to have a good time/good time…’
Tutto negli appena quattro minuti dell’iniziale ‘Comfy In Nautica’.
Arrivano poi ‘Take Pills’e ‘Bros’ con tutta la forza dei migliori anthem: la prima parte con un vociare etereo in lontananza su strani rumorismi per poi sbocciare a metà percorso in un numero da perfetta pop song (per quei quattro gatti che li conoscono: l’effetto distante delle vocal-lines fa venire in mente i Russian Futurists di Matthew Adam Hart); la seconda è lunga quasi 13 minuti ma passano come due e mezzo, e dentro è tutta una sorpresa, altro che la solita cazzata che troveremo presto dentro l’uovo: ci sono i Beach Boys di ‘Pet Sounds’ presi bene in una giornata in mezzo ai boschi, gli Animal Collective più esaltanti, la vostra mente che si apre come una margherita al mattino.
E al sospettoso che sta borbottando ‘never trust an hippy’, consiglio di avvicinarsi senza timore, che qui di sballi collanine sandaletti folk riciclato incensi pace e amore non se ne vedono; ‘Person Pitch’ è album dello stare bene e dell’osservare il tempo passare senza far niente, senza per questo sentire di starlo perdendo.
‘I’m Not’ sono voci eteree ma risolute in liquido psichedelico e dronato, ‘Good Girl’, già uscita come singolo in vinile sempre per la label di casa Paw Tracks, altri tredici minuti di perfezione lisergica con piccoli vortici afro tribal a lanciare verso il sole numerose marcette di pop wilsoniano in perenne mutazione, ‘Search For Delicious’ è un affascinante pezzo ambient pieno di strani alambicchi acustici e ‘Ponytail’ chiude lasciandoci in bocca una sensazione di fine dolcissima, e la voglia di riprendere subito il viaggio, che di tornare razionali e adulti non ne abbiamo nessuna voglia.
Quello che vi consiglio è di ignorare il codazzo di hype che seguirà questa uscita, con i vari emulatori i votacontro e i succhiaruote del caso, e di mettervi comodi.
Arriverà presto il primo sorriso.
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