R Recensione

7/10

Corde Oblique

The Stones Of Naples

In Viaggio In Italia, Rossellini svoltava e si divincolava dal neorealismo realizzando un film che ancora oggi, nonostante continue rivalutazioni, incontra parecchie incomprensioni, tale è lo straniamento e la diversità di questa opera.

Uno degli aspetti più interessanti e delle novità proposte da questo capolavoro è quella dello straniamento, lo stordimento che il paesaggio, i siti archeologici, la storia di cui pullula il nostro territorio, suscitava nei due personaggi principali - una coppia in crisi di turisti inglesi - che li costringeva a tirar fuori loro le emozioni che avevano sempre cercato di nascondere.

La fusione fra paesaggi, storia, arte ed emozioni è proprio il fulcro principale del progetto dei Corde Oblique di Riccardo Prencipe, già Lupercalia, storico dell'arte e diplomato in chiatarra al Conservatorio di Napoli San Pietro a Majella.

La difficoltà principale di questo ambizioso percorso sta appunto nel ricondurre ogni nota a ogni passaggio, in questo processo sinestetico nel quale possiamo spesso afferrare gli odore e catturare le percezioni visive che ci si presentano durante l'esecuzione di ogni brano.

Nel precedente Volonta d'Arte, Prencipe faceva riferimento al principio di Kunstwollen (non a caso uno dei brani dell'album) coniato dallo storico dell'arte austriaco Alos Riegl, che in questo modo teorizzava di quanto il percorso artistico fosse determinato da svariati fattori che appartengono all'epoca della sua realizzazione, ed era più semplice lasciarsi trasportare in questa sorta di crociera fra tempo e luoghi che non conosceva o quasi sosta, e nonostante le apparenze teneva un percorso lineare.

The Stones of Naples invece omaggia un'altra storica dell'arte, Caroline Bruzelius, studiosa perlopiù delle architetture medievali della città partenopea, e sembra quasi già un passo indietro, rispetto all'universalità di Volonta d'Arte, anche perché mentre le "trasferte" (fra cui una splendida cover di Kaiowas dei Sepultura) del precedente lavoro sembravano coincidere alla perfezione col resto, qui invece sembrano un po' troppo forzate e programmatiche.

E per chi scrive è proprio la spinta troppo ricercata e programmatica il limite principale di questo disco che, fra perle e pezzi meno ispirati, resta comunque un lavoro ispirato e sincero, illuminato qui e là da atmosfere etniche inconfondibili e da suoni e melodie incantate, scandite con perfezione dalla chitarra acustica suonata sempre in modo impeccabile da Prencipe.

Un lieve tocco di chitarra appunto ci introduce a La Quinta Ricerca, che si fregia di un ritmo medievale cadenzato e a metà si incanta fra gli archi, il tutto appuntato dalla voce di Caterina Pontrandolfo, presenza imprenscindibile nei dischi di Prencipe.

I Venti Di Sale si apre con un leggero tocco di piano per poi esplodere in un ritmo etnico-mediterraneo che è la caratteristica principale dei Corde Oblique, e dal punto visto prettamente sinestetico è forse il pezzo più riuscito, per quanto l'immaginazione ci spinge fra le sue note a sentire il fruscio del vento e l'odore del mare.

Flower Bud (voce Alessandra Santovito degli Hexperos, già Gothica) ci riporta ad atmosfere più oscure e tenebrose, legate a un neofolk di matrice pagana, trattandosi di una sorta di invocazione/preghiera alla madre terra Campania. Flying è una cover acustica di un pezzo degli Anathema, che sembra essere - nonostante la riuscita dell'esecuzione - decisamente un po' fuori posto col resto dell'album.

Like An Ancient Black And White Movie è un pezzo ricamato e dolce, scandito da un lieve e delicato piano e abbellito dalla voce incantevole e soffice di Geraldine le Cocq dei Mediavolo.

Con La Città Dagli Occhi Neri si torna ad auree più etnico-mediterranee, alla voce di Caterina, e di conseguenza anche all'immaginazione e alla sinestesi visiva del territorio, mentre il pezzo è stupendamente arricchito dalle percussioni che si sviluppano lentamente in un forte incedere sino alla fine.

Nostalgica Avanguardia pare essere invece un dolce sussurro, appena interrotta quando incalzano dal sottofondo i battiti degli strumenti, fra i quali spiccano nuovamente le percussioni di Franco Paolo Manna. Il piccolo intermezzo di The Quality Of Silence è seguito dalla trasferta barcellonese di Barrio Gotico, una lunga passeggiata danzante fra le ramblas catalane, ravvivata da un climax mirabolante di battiti e percussioni, questa volta opera di Michele Maione.

Si torna in Italia, al Medio Evo e precisamente Dal Castello Di Avella, come recita per l'appunto l'omonimo pezzo, ricamato dalla chitarra acustica di Prencipe e dalle doti vocali della Pontrandolfo.

La Gente Che Resta è un crescendo malinconico costruito in perfetta armonia, dove il chiarore della voce della giovane Claudia Sorvillo è perfettamente esaltato dall'accompagnamento rigorosamente acustico degli strumenti, probabilmente una delle canzoni più riuscite del disco, che si chiude con Piscina Mirabilis, sorta di epilogo strumentale solo chitarra, dall'aura tipicamente medieval-mediterranea.

The Stones of Naples è senz'altro un disco che certamente presenta dei limiti e che altrettanto sicuramente potrebbe avere una maggior resa dal vivo (cosa che dal basso della mia Palermo spero di poter verificare un giorno), ma che in modo ancora più certosino sottolinea le qualità di un gruppo come i Corde Oblique, di un artista come Riccardo Prencipe e di una scena come quella partenopea che meriterebbero una visibilità che nel nostro paese viene data a chi di qualità non ne ha nessuna.

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