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R Recensione

8/10

Virginiana Miller

Il Primo Lunedì del Mondo

Di dischi come questo se ne sfornano uno ogni due-tre anni (quando va bene).

I livornesi Virginiana Miller ce ne hanno messi quattro per dare un seguito al piacevole eppur carente Fuochi fatui d’artificio, ma a quei tempi era difficile equiparare lo splendore di un disco come La verità sul tennis, la loro opera-manifesto, tanto memorabile quanto sottovalutata.

Con Il primo lunedì del mondo si ritorna invece, lo si percepisce già ad un primissimo ascolto, a qualcosa di epocale, che nel bene e nel male segnerà (poco importa se adesso o tra 50 anni) la storia della musica italiana. Un’affermazione come questa non può certamente esser fatta con leggerezza, ma chi scrive ha la perfetta consapevolezza che in certi casi ci si possa concedere il lusso di sbilanciarsi serenamente, senza timori di possibili ritrattazioni.

Ci troviamo di fronte ad un’opera solida fin dalle fondamenta, pensata e curata nell’eleganza di ogni dettaglio, nel suo perfetto equilibrio lirico-compositivo, nel sapiente dosaggio di suoni e accenti, nei mille microclimi dipinti a tocchi piccoli e netti in tinte ora tenui e umbratili ora accese e decise, un nuovo caleidoscopico viaggio tra tutte le sfumature del quotidiano sapientemente tratteggiate dall’occhio attento e sognatore di Simone Lenzi.

Si comincia subito bene con A frequent flyer,  un intro affidato agli archi che ben preannuncia l’eleganza di quest’opera, un’eleganza dai toni anche vigorosi, quando il suono si irrobustisce ed esplode nella seconda parte del pezzo; anche la scelta del cantato in inglese non disturba, anzi auguriamo che apra al gruppo le porte della notorietà almeno all’estero, donando quel meritato riconoscimento che la patria matrigna non si decide a tributargli.

Ci si imbatte subito dopo in uno degli episodi più intensi, vera colonna portante del disco, Lunedì. L’atmosfera si fa lieve e trasognata, è l’importanza di un lunedì qualunque che diventa improvvisamente Il primo lunedì del mondo, una rinascita, un chiudersi la porta alle spalle e ricominciare, perché c’è sempre tempo per farlo. Notevole anche in questo caso l’apporto degli archi che impreziosisce l’oramai consolidato e personalissimo stile della band.

Acque sicure incendierà il pubblico dei live, la ritmica serrata fa da sfondo ad una vita in bilico su una tavola da surf,  una vivida fotografia del nostro tempo scandito da “questa rabbia, questa sabbia in bocca, questi amari lecca-lecca”, è l’amaro e continuo rialzarsi e ricadere e andare “giù, oltre le acque sicure”, e il sentirsi come “resti di un naufragio”  e lottare per restare a galla in un peggio senza fine.

La risposta è la ballata d’amore che tutti vorremmo sentirci dedicare, un dolce abbandono, un delicato desiderio tra frammenti di piccoli gesti quotidiani, silenzi, ricordi.

Segue L’angelo necessario, il testo forse più enigmatico dell’album, presenze-paraurti (forse tutte interiori?).

Si giunge così al pezzo più accattivante dell’album, L’inferno sono gli altri, altro perfetto fermo immagine di quest’era di mostri dai mille volti e chimati spesso social network, questo enorme calderone fatto di “occhi, sguardi, volti, mani, parti, corpi, pezzi, brani, bocche, lingue, versi, suoni” , un imbuto cosmico, un inferno di piccoli spazi in cui “ognuno ha qualcosa da dire”  e poco da ascoltare, parola d’ordine: alienazione.

Tocca da vicino e commuove la funambolica esitenza di un’anima affamata del nulla che le pressa accanto in Oggetto piccolo (a), quel piccolo, inutile oggetto che non salverà l’“anoressica piccola (a)”.

A smorzare la grevità dell’atmosfera ci pensa l’easy listening di Cruciverba, placida oasi riflessiva di pensieri di una qualunque giornata d’agosto, seguita dall’ironia scanzonata de Il presidente.

A dignitosissima conclusione due ulteriori perle: La carezza del papa, un dialogo di vissuti che intrecciano sconfitte, illusioni, delusioni, paure, promesse mancate, rimpianti, voglie di rivalsa, fallimenti, con la televisione che ricorda di portare ai nostri figli la carezza del papa “ma anche un calcio nel culo va bene, anche quello ogni tanto fa bene, come segno di amore sicuro, di contatto e calore animale senza tante parole”.

E' la pioggia che va è invece un brano già noto per chi ha visto "Cosmonauta", ultimo film di Susanna Nicchiarelli. La band livornese si cimenta qui nella rilettura di un classico anni 60 dei Rokes regalandoci e regalandosi un insolito sguardo lungimirante, come piccola utopia necessaria a conclusione di un percorso tanto mirabile quanto travagliato.

Con questo quinto album in studio i Virginiana Miller confermano (se ancora ce ne fosse bisogno) il loro talento cantautorale ironico e visionario e si consacrano come pietra angolare del panorama nostrano.

C Commenti

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babaz (ha votato 9 questo disco) alle 10:23 del 15 marzo 2010 ha scritto:

"La verità sul tennis" è uno dei migliori dischi italiani degli anni '00!!...ma tutti i loro dischi sono notevoli!...Questo disco è uscito la scorsa settimana ma nei negozi non si trova...Che palleeeeeee!!!

nico83 alle 16:43 del 15 marzo 2010 ha scritto:

siamo a marzo ma lo dico lo stesso: copertina più brutta del 2010

tramblogy alle 17:50 del 15 marzo 2010 ha scritto:

copertina bellissima...come la precedente.

tramblogy alle 19:22 del 15 marzo 2010 ha scritto:

veramente esce il 2 aprile...ma forse mi sbaglio

.....complimenti per la recensione....e ora aspettiamo il tour!

tramblogy alle 19:52 del 15 marzo 2010 ha scritto:

l'inferno sono gli altri....sartre??!!!...

allora si compra ad occhi chiusi!

drug me alle 21:13 del 15 marzo 2010 ha scritto:

Aspetto con ansia l'uscita, e di conseguenza l'ascolto! Sapete se uscirà in vinile?

marco salanitri, autore, alle 14:44 del 16 marzo 2010 ha scritto:

Per problemi burocratici e non si sa bene quali altre diavolerie l'uscita è stata posticipata al 2 aprile (come spiega il gruppo stesso nel suo blog http://virginianamiller.blogspot.com/), nel frattempo lo si può già ordinare.

salvatore alle 20:39 del 16 marzo 2010 ha scritto:

COPERTINA ORRIBILE. D'accordo con nico. Quando apro il sito mi spavento ogni volta. Loro mi piacciono, ma il disco non l'ho ancora ascoltato. Tornerò

marco salanitri, autore, alle 15:43 del 17 marzo 2010 ha scritto:

Il primo singolo:

babaz (ha votato 9 questo disco) alle 17:13 del 17 marzo 2010 ha scritto:

Appena ascoltato: splendidi come sempre!!!

fabfabfab alle 10:40 del 18 marzo 2010 ha scritto:

Questi me li ricordo dal vivo ai tempi di "Gelaterie Sconsacrate". Avevano tirato fuori un bel singolo che si intitolava (credo) "Tutti al mare". Il disco poi si rivelò carino, soprattutto lontano dai clichè dell'epoca. Dopo li ho persi di vista, ma a quanto leggo qua pare che abbiano fatto o'miracolo! Cercherò...

Totalblamblam alle 14:11 del 18 marzo 2010 ha scritto:

mai sentito questo gruppo...

ma ditemi questa cover orripilante è un omaggio al nostro gally o ai pavement di watery domestic?

voto cover 1 atroce

Utente non più registrato alle 16:21 del 24 marzo 2010 ha scritto:

Ennesimo gran disco, medaglia di bronzo nella loro discografia dopo l'epocale "italiamobile" e "la verità sul tennis".

synth_charmer (ha votato 6 questo disco) alle 20:34 del 25 marzo 2010 ha scritto:

non è il mio genere, ma mi piace per la varietà di suoni e emozioni che trasmette

sosetta (ha votato 9 questo disco) alle 1:24 del 29 marzo 2010 ha scritto:

superbi

da giorni ho nelle orecchie questo disco, che incanta. Ore a perdermi dietro la voce di Lenzi.

sosetta (ha votato 9 questo disco) alle 1:25 del 29 marzo 2010 ha scritto:

RE: superbi

stelline 5 altro che 3!

george (ha votato 8 questo disco) alle 1:02 del 11 aprile 2010 ha scritto:

ah che bel disco.....

Dr.Paul (ha votato 6 questo disco) alle 22:41 del 12 aprile 2010 ha scritto:

l'ho finalmente ascoltato, carino ma la voce continua a non entusiasmarmi!

REBBY (ha votato 6 questo disco) alle 8:07 del 11 maggio 2010 ha scritto:

Mi pare di capire che Marco non sia d'accordo, ma

per me questo album stravince il derby toscano con

l'ultimo Baustelle e non solo perchè la cover dei

Rokes risveglia in me dolci antichi ricordi

infantili legati a quella magica scatola di plastica che era il mangiadischi dei miei (allora)

giovani genitori.

andy petretti (ha votato 7 questo disco) alle 3:25 del 3 giugno 2010 ha scritto:

pochi come loro

avendoli conosciuti ed essendo rimasto fulminato dal loro lavoro precedente (fuochi fatui d'artificio), avendo poi proceduto ad un recupero storico dei lavori precedenti, posso dire che:

-I Virginiana Miller sono una realtà unica e non ripetibile del panorama della musica d'autore italiana

-Questo disco è bello, per carità, ma manca di una dose di intimismo che aveva creato nei due precedenti lavori un'aura di tramonto, di confidenza, di sussurro nell'orecchio di segreti inconfessabili

-Anche se musicalmente possono essere cresciuti, pare che lo spessore si sia affievolito; per quanto risulti piacevole, quest'album non si sta consumando al pari di Fuochi Fatui o La Verità sul Tennis

-Ci sono brani spettacolari (Lunedì, Acque sicure, Oggetto piccolo) che purtroppo spiccano in maniera troppo evidente, mentre nei dischi precedenti sarebbero gioielli preziosi all'interno di un tesoro comunque inestimabile.

-L'abilità di songwriter di Simone Lenzi ha ben pochi paragoni nel panorama musicale italiano

-Nonostante tutte le mie critiche da eterno insoddisfatto sono molto contento di questo disco, a prescindere dalla copertina, dai colpi dati a vuoto, da un certo senso di sazietà che traspare dalle note, a volte troppo prevedibili.

andy petretti (ha votato 7 questo disco) alle 3:26 del 3 giugno 2010 ha scritto:

dimenticavo...

perbacco, trascuravo di menzionare un brano come La Carezza Del Papa, che finisce automaticamente nella playlist dei migliori pezzi del 2010.

hiperwlt (ha votato 6 questo disco) alle 13:17 del 9 settembre 2010 ha scritto:

di questo disco, di certo, mi rimarranno "la carezza del papa" e "acque sicure". tra il 6,5 e il 7