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R Recensione

7,5/10

Raiz / Mesolella

Dago red

Raiz, una delle voci più belle, calde, intense e personali della musica italiana, voce degli Almamegretta, ha intrapreso un cammino di ricerca personale, che tra dischi solisti e collaborazioni varie, l'ha portato all'incontro con Fausto Mesolella, già chitarrista degli Avion Travel, nonché collaboratore e produttore di un gran numero di musicisti italiani. Chitarrista altrettanto personale ed eclettico, capace di passare dalla canzone tradizionale napoletana al rock, attraversando tutte le contaminazioni possibili, mantenendo però una sua specificità ed un suo tocco originale. Era quasi destino quindi che i due musicisti del sud dovessero alla fine incontrarsi, e l'hanno fatto nel migliore dei modi, in questo Dago red, che arriva a suggello di un cammino iniziato sui palchi italiani.

L'unione di questi due musicisti ha creato un disco che fa della contaminazione la sua cifra stilistica principale, con lo spirito di due artigiani della canzone che propongono una visione della musica (e della vita) senza pregiudizi di nessun tipo. Contaminazione di musiche diverse per genere, epoca, provenienza geografica. Forse un esperimento non nuovo, ma la particolarità di questo album è che la contaminazione di cui sopra la troviamo all'interno di ogni canzone. La base di partenza è la canzone napoletana, quella classica, quella che la mia generazione, cresciuta a pane e punk rock, ha sempre odiato. E però si resta a bocca aperta ascoltando Lacreme napuletane / Immigrant punk: intro voce e chitarra, per uno dei grandi classici di Libero Bovio, che tratta del tema dell'emigrazione del sud verso l'America (come è amaro il pane dell'emigrazione). La voce di Raiz di staglia in tutta la sua potenza e carica emotiva, sostenuta dai tocchi della chitarra acustica di Mesolella, che si trasforma in una rabbiosa chitarra elettrica quando il brano vira in urlo punk, mixando nel centro del classico napoletano il celebre Immigrant Punk dei Gogol Bordello, per chiudersi in un finale voce e chitarra acustica davvero toccante. Splendido esempio di come si possa portare a nuova vita la canzone tradizionale napoletana, che i rifacimenti orchestrali e zuccherosi ci hanno nel tempo fatto giustamente odiare. Dopo un inizio così folgorante, non sorprendono più di tanto Carmela / I'm Your Man, dove i due musicisti fanno incontrare Sergio Bruni e Leonard Cohen, con la splendida elettrica di Mesolella, tappeto sonoro per la voce di Raiz, che passa dal cantato quasi in falsetto del testo in napoletano al recitato con toni profondi del testo di Cohen, o Campagna / Rastaman Chant, indovinato  dialogo a distanza tra James Senese, il più nero dei napoletani, e Bob Marley, uno che di incontri tra musiche e culture se ne intendeva molto. Sulla base vagamente funky sostenuta dalla batteria di Mimì Ciaramella, Mesolella all'elettrica dà sfoggio della sua bravura, facendo dialogare la chitarra con la voce di Raiz.

E' invece un doppio salto mortale quello che i due artisti compiono con See me, feel me / Tu ca nu chiagne, incontro tra Libero Bovio e gli Who, la classicità napoletana con gli inventori del feedback e del rock più scatenato. Voce (Raiz più Wena) e chitarra acustica per uno degli inni degli Who (e della storia del rock) a cui subentra il grande classico napoletano. Quante volte l'abbiamo sentito, in tutte le versioni possibili? Però mai come ora ci era apparso per quel piccolo grande capolavoro che è. Raiz e Mesolella hanno davvero un tocco magico, e lo dimostrano una volta di più in questi pochi minuti solo voce e chitarra acustica. Geniale il mix finale, dove Tu ca nu chiagne si trasforma in See me, feel me, sembrando davvero il proseguimento una dell'altra. Altrettanto spericolato l'esperimento di Third Stone From The Sun / 'O surdato 'nnammurato / Give Me Love, dove l'elettrica di Mesolella, su base elettronica di Eraldo Bernocchi, riprende Hendrix rallentandolo, mentre Raiz canta il classico napoletano trasformandolo lentamente in Give Me Love di George Harrison. Nessuno mette in dubbio la bravura di un Massimo Ranieri, che di questo brano ha fatto uno dei suoi cavalli di battaglia, ma qui siamo su tutt'altri livelli.   

Cinque brani, cinque gioielli di bravura per inventiva, originalità, capacità tecnica e interpretativa. Completano il lavoro altri tre incroci, forse meno spericolati, ma altrettanto convincenti. Ma hu oseh la, versione in ebraico del classico Maruzzella di Renato Carosone: la canzone napoletana qui si imbastardisce con i suoni klezmer, e la chitarra di Mesolella incontra l'harmonium di Adolfo La Volpe. In Ipocrisia è il piano jazz di Rita Marcotulli che accompagna un'altra grande interpretazione di Raiz, mentre in Arrivederci Roma, il classico di Garinei, Giovannini e Renato Rascel proposto nella versione in inglese, troviamo un tocco americano dato dalla pedal steel di Ferdinando Ghidelli. Dago Red (termine preso da un racconto di John Fante che sta ad indicare il vino rosso degli immigrati d'origine italiana in America, dove Dago era uno dei termini dispregiativi con cui venivano chiamati gli italiani) si posiziona una spanna sopra la media del panorama musicale italiano. Sarebbe solo un disco di cover, in realtà è uno dei dischi più interessanti e intelligenti usciti dal mercato discografico italiano in questo 2014.

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