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R Recensione

7,5/10

Beck

Morning Phase

Sono passati esattamente vent’anni dall’uscita di “Mellow Gold”, l’album col quale il giovane Beck Hansen si sintonizzò sulle frequenze dei Cobain e dei Mascis, incarnando la figura di un Dylan ironico e stralunato cresciuto nell’era del lo-fi e dell’ hip hop. “Loser” in particolare fu uno degli inni più trascinanti di quella stagione, marchiando a fuoco una generazione.

Da allora Mr Hansen si è affermato come figura cardine nel firmamento musicale statunitense, con dischi all’insegna del sincretismo stilistico più esasperato come “Odelay”, “Mutations” e “Midnite Vultures”, o sfoghi cantautorali più tradizionali come il sublime “Sea Change”. Proprio questa fatica del 2002, una irripetibile collezione di morbide canzoni folk dal retrogusto country e guarnite dagli arrangiamenti barocchi di Nigel Godrich, sembra il parente più prossimo di “Morning Phase”, con cui il musicista losangelino torna in pista, a sei anni di distanza dal precedente “Modern Guilt”. Nonostante l’umore complessivo sia più solare e disincantato e non ci sia il sapore della novità come dodici anni fa, la qualità delle composizioni qui presenti è ancora di alto profilo: cantautorato adulto nella migliore accezione del termine.

L’uno-due iniziale di “Cycle” e “Morning” riporta subito ai giorni di “Sea Change”, con ariose pennate di chitarra e sontuose accelerazioni orchestrali. Nello stesso registro si delineano “Unforgiven” e l’algida “Wave”, forti di una magniloquenza spectoriana davvero accentuata. Il Beck più sornione riaffiora con il purissimo distillato folk di “Don’t let it go”, con le corali atmosfere westcoastiane di “Blackbird chain”  e “Turn away” e con il brillante omaggio al Neil Young più bucolico di “Country down” ( inconfondibili quel soffio di armonica e quelle intelaiature di steel), laddove in “Blue Moon”  fanno capolino alcune bizzarrie ritmiche che rimandano al Paul Simon anni 70.

 La chiusura è affidata a “Waking Light”, puntellata da un pianoforte insidioso, in cui l’anima folk e quella barocca si alternano per sfociare in una fulminante coda abbeyroadiana: una struggente elegia per le illusioni giovanili ormai definitivamente sfumate, ma non rimpiante. 

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Voto degli utenti: 7,4/10 in media su 10 voti.
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creep 7,5/10
Lepo 7/10
andy capp 8,5/10

C Commenti

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nebraska82 (ha votato 8 questo disco) alle 21:20 del 18 febbraio 2014 ha scritto:

Proprio un bel disco, un talento davvero con pochi eguali nell'arte dello scrivere canzoni nella sua generazione. "Waking light" la più bella, mi ha ricordato l'Elliott Smith della maturità (erano grandi amici tra l'altro).

Franz Bungaro alle 16:02 del 20 febbraio 2014 ha scritto:

...boh, a me Waking Light invece ricorda, ma tanto, John Grant ...e l'altro pezzo in vetrina, mi sembra qualcosa di già sentito tra i Maccabees e i Foals...insomma, spero che il disco poi regali emozioni un tantino superiori...altrimenti sembra uno dei tanti, e Beck non era uno dei tanti...

nebraska82 (ha votato 8 questo disco) alle 16:10 del 20 febbraio 2014 ha scritto:

beh Elliott Smith è venuto un po' prima del buon John Grant,....parlo ovviamente dei dischi dello Smith più psych-barocco ( Figure 8 e Basement on the hill)...così come lo stesso "Sea Change".

Franz Bungaro alle 16:13 del 20 febbraio 2014 ha scritto:

...si no scusa, ho messo la risposta sotto il tuo commento, ma era un boh rivolto a me stesso...non era un boh rivolto al tuo commento...sorry!

nebraska82 (ha votato 8 questo disco) alle 16:16 del 20 febbraio 2014 ha scritto:

ahahah no tranquillo, puoi anche esprimere perplessità sul mio commento, figurati! non ce l'ha nessuno la verità in tasca ...poi quando ascolti il disco fammi sapere cosa ne pensi, merita!

ThirdEye (ha votato 5 questo disco) alle 21:10 del 21 febbraio 2014 ha scritto:

Devo ancora ascoltarlo. Non so, ho adorato Beck, ho adorato le folli sgangheratezze di lavori come "one foot in the grave", "mellow gold", "stereopathetic soulmanure", "odelay"....ma poi mi è calato non poco. Comunque lo ascolterò..

NathanAdler77 (ha votato 7,5 questo disco) alle 13:10 del 22 febbraio 2014 ha scritto:

Gran disco, c’è sempre tanta nobiltà nei padri putativi del Beck Hansen cantautore: Donovan, il primo Bowie, Nick Drake, Gram Parsons, lo Young più bucolico. Un degno erede del capolavoro “Sea Change”, a futura memoria (tra molti pregevoli brani) lo struggimento romantico della splendida “Wave”, con gli archi ultraterreni di papà David Campbell, l’epifania acustica di “Say Goodbye” e l’outro folk-psych “Waking Light”.

Lepo (ha votato 7 questo disco) alle 13:40 del 24 febbraio 2014 ha scritto:

Solo io adoro Blue Moon? Comunque, gran disco, nulla da dire. Più rilassato di Sea Change, ma sempre impeccabile.

nebraska82 (ha votato 8 questo disco) alle 16:56 del 24 febbraio 2014 ha scritto:

anche a me piace molto, molto solare!del resto non credo ci sia un solo brano mediocre....concordo sul fatto che è più rilassato, del resto "sea change" nasceva dopo una delusione amorosa, dopo 12 anni si sarà anche messo l'anima in pace..

Lepo (ha votato 7 questo disco) alle 20:17 del 24 febbraio 2014 ha scritto:

Sì lo spero anche io ma è risaputo come i traumi esistenziali spesso tirino fuori il meglio dagli artisti e infatti sea change resta un gradino sopra... Però hai detto benissimo, non un brano mediocre, anzi una padronanza del songwriting degna dei più grandi

demyan alle 9:57 del 5 marzo 2014 ha scritto:

A un primo ascolto un po' lentino, ma poi si rivela per quello che è: un disco di belle canzoni.

The musical box alle 22:18 del 5 marzo 2014 ha scritto:

Davvero un bellissimo disco...ispirato

demyan alle 17:17 del 13 luglio 2014 ha scritto:

ritorno dopo averlo digerito un po'......un disco di rara bellezza

demyan alle 17:17 del 13 luglio 2014 ha scritto:

ritorno dopo averlo digerito un po'......un disco di rara bellezza

REBBY alle 18:35 del 22 settembre 2014 ha scritto:

Ok, è il seguito di Sea change. Magari alcune di queste canzoni sono persino state scritte in quel periodo, o appena dopo. Ma nel complesso, mi pare, questo album è piu "west coast" (in particolare CSN&Y), oltre che più solare (ma potrebbero essere sinonimi eheh) Un'ottima interpretazione di questo "genere musicale" indubbiamente, con il subito riconoscibile marchio "beckiano". La classe non è acqua, si dice, ed il detto in questo caso non viene smentito.

nebraska82 (ha votato 8 questo disco) alle 15:10 del 12 febbraio 2015 ha scritto:

Grammy come miglior album dell'anno. Direi un premio meritato per Beck.