J Mascis
Tied To A Star
Tra i tanti Peter Pan che affollano la scena rock ai giorni nostri, leterno adolescente J Mascis occupa sempre un posto di primo piano, coi suoi capelli lunghi e bianchi e gli occhiali da nerd. Oltre ai dischi dei riformati Dinosaur Jr, arriva pure un nuovo capitolo in solitaria, dopo lottimo Several Shades of Why di tre anni orsono.
Nessuna novità rispetto a quella fatica: Tied to a star è un lavoro prevalentemente acustico ( benché le tipiche svisate elettriche di J non siano del tutto bandite), composto da ballate malinconico-riflessive e un umore sempre più indolente e stralunato, e che si pone come ponte tra Neil Young e la generazione di indie-folker barbuti targati Pitchfork . Immancabili anche questa volte le ospitate, la più prestigiosa delle quali è senza dubbio quella di Cat Power.
Liniziale Me again è in pratica una dichiarazione dintenti: una melodia tenera e sognante, aggrappata a squillanti arpeggi di chitarra, e J che declama i consueti drammi esistenziali consumati in un bicchiere dacqua. Va subito detto che non tutto fila alla perfezione, alcuni pezzi sembrano tutto fuorché memorabili, ad esempio Stumbleine o And Then: si direbbero più reperti fossili del piccolo dinosauro che composizioni nuove di zecca.
Non mancano tuttavia episodi che i devoti cultori dellicona bostoniana potranno riporre in un ideale best of: innanzitutto la sinuosa Wide Awake, struggente come da copione, poi la cadenzata "Every Morning" e lepica Heal the star, quasi un estratto dal terzo album dei Led Zeppelin, che sfocia in una coda nervosa e sfilacciata. Fino alla conclusiva Better Plane in cui i riferimenti neilyoungiani ( melodia incalzante e falsetto irreale ) sono talmente evidenti da risultare ironici. Daltronde, è proprio dal suo maestro che il buon J ha appreso limpareggiabile arte di scrivere canzoni: il cerchio si chiude per lennesima volta.
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