Robyn Hitchcock
The Man Upstairs
LInghilterra (tesi che sostengo sempre con un certo vigore) paga un dazio pesante agli USA quando si parla di canzone dautore. Quantomeno in termini numerici cè un abisso.
Ecco perché Robyn Hitchcock è importante: è fra i più importanti poeti dellisola, e lo è da quarantanni, essendo un figlioccio dellepoca punk.
Due anni orsono ha meravigliato mezzo mondo pubblicando lo splendido Love From London, dove apriva squarci di pop luccicante fra le maglie delle sue (sempre interessanti) narrazioni.
Questa volta, Robyn preferisce dedicarsi in buona parte alla storia, al recupero di classici vari del rock, riletti in chiave folk acustica: alcuni critici doltremanica hanno scritto che questo lavoro, pur valido, sarebbe potuto uscire pari pari nel 1967, e forse questi critici non sono lontani dalla verità (se non fosse che molti brani coverizzati sono usciti dopo il 1967).
Robyn aggiunge un tocco personale a tutti i pezzi che rimastica: per dire, la meravigliosa Crystal Ship (Jim Morrison & C.), in origine spettrale e nebbiosa, diventa quasi angelica nella purezza di voce e armonie, scopre la quiete.
The Ghost in You a sua volta perde un po della sua inquietudine dark-wave per trasformarsi in una solenne preghiera: Hitchcock nel suo territorio di caccia, in altri termini.
To Turn You On (da Avalon) rende meno ultra-terreno e luccicante il languido romanticismo di Brian Ferry, mentre Comme Toujours è meno ferita e appassionata di quella di un Brel, in qualche modo trova la pace.
I brani originali (su tutti San Francisco Patrol, Somebody to break your heart, la salmodiante Dont Look Down), limpidi e capaci di azzeccare incisi e strofe, non lasciano lamaro in bocca (anche perché Robyn canta ancora come se fosse un ragazzino: il suo timbro candido e intenso non è cambiato di una virgola, in pratica). Trouble in Your Blood non fa eccezione, nonostante sia leggermente venata di amarezza, con un violoncello che geme in mezzo al prato e una melodia a metà strada fra alcune cose di Donovan e il Nick Drake meno disperato (quello di "Bryter Layter").
Intimi e piacevoli: alla fine (scusate la banalità), non trovo modo migliore per descrivere questi dolci acquarelli fuori dal tempo.
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