Paolo Saporiti
Bisognava dirlo a tuo padre che a fare un figlio con uno schizofrenico avremmo creato tutta questa sofferenza
Tormenti. Complessi. Dubbi. Indecisioni. Il raffinato chanteur Paolo Saporiti in un incontro/scontro radicale con il suo alter ego, la bestia oscura, la sfinge indecifrabile. Venti minuti a testa ed un campo di battaglia per il quale si ode il fragore della battaglia, ma non le conseguenze della stessa: si intuisce la ferocità dello scontro, ma non si vedono ossa, sangue, sudore. Una bomba al cobalto dove i neutroni sono giunti ad un livello tale di astrazione da dover dubitare della loro stessa presenza. Milleduecento secondi e milleduecento domande. Perché ritornare, una manciata di mesi appena dopo il grandioso s/t? Perché farlo con un lavoro con questo titolo? Perché un titolo così lungo? Ogni riferimento è puramente casuale, o si tratta ancora una volta di una finzione narrativa? Bisogna interpretare i testi con un bigino di Jung sottomano, oppure prenderli come mero esercizio letterario? Perché due dischi con le stesse canzoni, ma con diverse vesti? Perché un lato bianco, laltro nero? Perché le tracklist non coincidono, lordine è sfasato? Perché una doppia cover dellHotel Supramonte di Fabrizio De André? Quale rapporto tra il rapimento, fisico, di Faber, e il rapimento, estatico, di Saporiti? In che modo il brano si inserisce nel discorso degli autografi? In che modo questa prova si lega, musicalmente e liricamente, a quelle precedenti?
Si è già scritto molto, su Bisognava dirlo a tuo padre che a fare un figlio con uno schizofrenico avremmo creato tutta questa sofferenza: il più delle volte, ahinoi, a sproposito. Instant stereotype (come tale, liberamente e facilmente sbugiardabile) è, ad esempio, ritenere che la prima parte, che vede Paolo alle prese con il supporto di Raffaele Abate in fase di arrangiamento e quello di Roberto Zanisi (bouzouki, dobro), Luca Pissavini (basso, contrabbasso), il fidato Cristiano Calcagnile (batteria, ovviamente, ma anche Fender Rhodes e DrumTableGuitar), Raffaele Kohler (tromba, flicorno) e Armando Corsi (chitarra classica) per le registrazioni, sia, in qualche modo, la versione pacificata ed addomesticata della seconda. Assurdamente fallace è questetichetta, quando appiccicata addosso a, mettiamo, Figlio Di Madre Incompleta. Landamento claustrofobico e cripto-edipico del testo di Saporiti, reso con profondità da crooner ctonio, viene sbertucciato dai bassi, si disgrega in tessere ritmiche buckleyane linevitabile evoluzione di War (Need To Be Scared) prima, di Come Hitler poi , dissolvendosi infine in uno schiumare impro jazz frastagliato da escrescenze elettroniche. È un punto di rottura evidentissimo, che tuttavia viene ampiamente preannunciato sia dallassordante crescendo di A Modo Mio (folk anglosassone che si smaterializza in volute post rock) che, soprattutto, dalle venature gitane della lacerante filastrocca cantautorale di In Costante Naufragio (come immaginare la casa dei Pineda infestata da eeries, spookies e phantasms). Persino il minimalismo acustico di Per LAmore Di Una Madre (jaccuse alla figura materna da mozzare il fiato) viene pervaso da brividi percussionistici e da lontane, secondarie glasse chitarristiche, mentre il ritornello di Io Non Resisto si staglia su di un funereo landscape di fiati la cui progenitura è da ascriversi, nellItalia contemporanea in note, ai Giardini Di Mirò de Il Fuoco.
Dissociazione e squilibrio sono, dunque, caratteristiche costanti e trasversali dellintero disco: nello specifico della metà compartecipata da Xabier Iriondo, accentuate peculiarità. Il processo di scomposizione e decomposizione dellego di Paolo Saporiti è il riflesso lirico delle barbarie perpetrate sul materiale sonoro, esperimenti arditissimi ed impensabili per un songwriter tout court. Quale Saporiti, attenzione, non è più, non soltanto, da molti anni: mette spavento ascoltare le macerie di Hotel Supramonte, dove tutti gli schemi si sciolgono in un coacervo di spari, ronzii, traccheggi sintetici, lasciando la voce a penzolare nel baratro, annegata nel buio (come dei Signs Reign Rebuilder convertiti allindustrial). Dellesuberanza di Figlio Di Madre Incompleta restano zaffate di rāga in putrefazione e voce distorta dal vocoder: Per L'Amore Di Una Madre evapora nelle medesime nuvole di friggione che avevano avvolto alcuni episodi di Irrintzi; straniante e labilmente psichedelica è In Costante Naufragio, trasformata in sconnesso sovrapporsi di piani avant rock, in una tenzone che impegna il ricco melismo vocale di Saporiti e lo sbilenco pigolare etno di Iriondo.
Chi obiettasse attorno allimpossibilità di conciliare diavolo ed acqua santa non conosce ancora la moderna parabola di Paolo Saporiti, giunto oggi, col suo progetto più breve ed atipico, al capolavoro artistico. Oltre queste sponde, due possibilità: la free form o labisso.
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