C Capitolo 56 - Big Beat e nu-school breaks - pagina 2 di 4

56 - Big Beat e nu-school breaks (2/4)

Quel pezzo lo ritroviamo anche nel seminale disco d’esordio del gruppo, che nel frattempo ha cambiato il suo nome in Chemical Brothers a seguito delle attenzioni indesiderate dei legali dei produttori americani, fatto su cui si ironizza nel titolo del disco: “Exit Planet Dust” (1995). Album che sancisce ufficialmente la nascita del big beat, fusione di breakbeats old school lanciati su bpm vicini alla techno e associati ad un’irrefrenabile attitudine per il sampling più sfrenato: la poetessa di strada Camille Yarbrough, il gruppo soul funky dei Just brothers, il produttore techno Blake Baxter e la cantante soul jazz Marlena Shaw sono solo alcuni degli oscuri artisti campionati dal gruppo; più in generale i campioni prediletti restano quelli rock e funky, in un suono che molto deve alle esperienze passate dell’hip hop cosiddetto “alternativo”: dalle sperimentazioni dei Beastie Boys a certe produzioni del collettivo Native Tongues ( non a caso con i Propellerheads, future stelle del big beat, collaboreranno sia Jungle Brothers che i De La Soul).

Se “Exit Planet Dust” è la prima testimonianza su disco del big beat, quel suono nasce in realtà nelle serate londinesi dell’Heavenly Social, dove i Dj resident sono proprio i Chemical Brothers, e Monkey Mafia, altro protagonista di spicco di quel suono, autore di “Shoot The Boss” nel 1998, quando il genere è all’apice del successo. Un anno dopo l’esordio dei Chemical Brothers esce “Better Living Through Chemistry”, debutto di Fatboy Slim, alias Norman Cook, già veterano dell’acid house con lo pseudonimo di Pizzaman ( e prima ancora bassista degli Smithsiani Housemartins); il disco è caldeggiato proprio dai fratelli chimici ed esce per la Skint Records, insieme alla Wall Of Sound principale attrice nella diffusione di quelle sonorità: in quello che ben presto diventa il centro dell’universo big beat, vale a dire la Big Beat Boutique di Brighton la scuderia Skint è presente al gran completo: Lo-fidelity Allstars, Bentley Rhythm Ace, Cut La Roc ed il proprietario della label, Damien Harris, sotto lo pseudonimo di Midfield General.

Come si diceva, l’unica etichetta a poter competere per importanza con la Skint nel pieno del boom del genere è la Wall Of Sound, per la quale escono, tra gli altri,Wiseguys e Propellerheads, i primi con “The Antidote”(1998), i secondi con “Decksandrumsandrockandroll”, probabilmente, nella sua improbabile miscela di Chemical brothers e atmosfere ’60s, John Barry e swing, uno dei migliori dischi del genere. Una categoria in cui rientra di diritto anche “You’ve Come a Long Way, Baby” di Fatboy Slim, incredibile giostra musicale che incarna comunque tutti i pregi e difetti del genere: l’immediatezza e l’effetto trascinante da una parte, la tendenza a ripetersi e stufare con un continuo riciclaggio di trucchetti sonori che alla lunga si fanno ripetitivi. Entrambi i dischi escono nel 1998 anno che se da una parte segna l’apice del genere, perlomeno sotto il profilo commerciale, con una quantità spaventosa di uscite ( tra gli altri: Lo-fidelity Allstars, Wiseguys, Freestylers e Monkey Mafia), dall’altra già prelude alla sua fine secondo una dinamica cronica della storia della musica e particolarmente di quella della dance,per cui ad una fase di improvvisa isteria collettiva, ne segue quasi matematicamente una, successiva, di rigetto .

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