C Capitolo 55 - Dal post rock al glitch pop - pagina 1 di 12

55 - Dal post rock al glitch pop (1/12)

Il termine post rock è utilizzato per la prima volta dal critico di The Wire Simon Reynolds per definire quello strano oggetto musicale che è “Hex” dei Bark Psychosis, gruppo inglese fortemente influenzato dai seminali Talk Talk di “Laughing Stock”: l’anno è il 1994, di u.f.o. musicali come quello ne sono già usciti parecchi negli ultimi tre anni ed ancora di più ne appariranno dopo che, nel 1996, col culto che si sviluppa attorno a “Millions Now Living Will Never Die” dei Tortoise il genere diviene uno dei filoni di punta del cosiddetto rock alternativo.

Si parla di genere, ma mai come in questo caso appare più appropriato il termine di famiglia di generi, visto che, anche solo con riferimento alla manciata di dischi menzionati poc’anzi, ci si trova di fronte a lavori radicalmente diversi per sonorità ed influenze. Il motivo è semplice: il termine post rock è, per molti versi, un termine-ombrello sotto il quale viene radunato gran parte del rock sperimentale degli anni ’90, un enorme calderone musicale in cui vengono fuse e messe a frutto tutte le varianti più progressive e coraggiose, presenti e passate, dell’epopea musicale rock: il suono primitivista di Red Krayola e Captain Beefheart,il folk progressivo di John Fahey, il free jazz di Ornette Coleman, il post bop di John Coltrane, il jazz rock avanguardistico del Miles Davis di “Bitches Brew”, l’avanguardia di Reich, La Monte Young e John Cage, il progressive tedesco di Can, Neu! e Faust, l’ambient di Brian Eno, il dub,il noise rock dei Sonic Youth, il primo postcore di Chicago e Wahington e suoni ancora in piena evoluzione come quello della techno sperimentale ( ed ambientale) di Aphex Twin e Autechre e quello del glitch.

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