C Capitolo 57 - Dalla deep alla microhouse - pagina 3 di 7

57 - Dalla deep alla microhouse (3/7)

Gli anni che seguono, a cavallo tra '80 e '90, sono fondamentali per lo sviluppo e il consolidarsi dei diversi stili, con il suono che tende generalmente ad evolversi anche in relazione al progresso tecnologico ( in particolare l'introduzione massiccia del sampling e del midi per la produzione dei pezzi si rivelano decisive) ed il crearsi di una dicotomia per cui, a fronte di uno sviluppo underground e a livello di club di quei suoni, a rappresentarne il versante più stimolante, la house da molti comincia ad essere associata ai fenomeni più commerciali : da gruppi euro pop come Ace Of Base, Cappella, Datura ( gli ultimi due prodotti in Italia) ai remix house ad opera di produttori come Junior Vasquez, Masters At Work ed Armand Van Helden di artisti pop che cominciano a circolare massicciamente.

In tal senso si rivela fondamentale l'emergere nel 1993 della house progressiva, genere in cui si vanno fondere i suoni della house e quelli della trance: se la struttura ritmica è tendenzialmente house , tipici della trance sono il bpm accelerato, il susseguirsi di crescendo e crolli ( i breakdown ) ritmici ed i layer di synth che occupano il centro della scena e tracciano linee melodiche epiche e molto spesso vicine alla musica classica. Anche l’hard house, genere “inventato” da Bad Boy Bill e Tony De Vit a metà anni '90, nasce da questa fusione, ottenendo però un suono radicalmente diverso, martellante ed aggressivo. Tornando al progressive, esso diviene ben presto uno dei suoni più popolari della house inglese, portato avanti negli anni da produttori come Spooky,Robert Miles,Bt, ATB, Way Out West, Sasha, Bedrock ( alias John Degweed) e Paul Van Dyk.

A quel suono è associata inoltre tutta una serie di artisti come Leftfield, Faithless ed Underworld che si differenziano dai Dj di cui sopra per uno spirito di fusione più spiccato che li porta a muoversi incessantemente sul confine tra techno, house e trance, sperimentando contemporaneamente con il dub e la world music: i Leftfield di “Leftism” (raccolta di singoli del gruppo datata 1995) sono tra i primi ad incrociare house e reggae con il singolo “Earl Sixteen”, prima traccia di un disco che si contamina spesso e volentieri con la techno ed il rock. Un percorso quasi inverso a quello compiuto dagli Underworld, partiti da un suono techno che contaminano con dub, house e rock, arrivando al capolavoro nel 1993 con “Beaucoup Fish”. Si tratta, in generale, di artisti dal suono mutante e meticcio che pongono le basi per il cosiddetto suono della cosiddetta leftfield house( house alternativa), terra di mezzo dove verranno collocati tutti quegli artisti, inclassificabili, che partono dai suoni tradizionali della house e della techno per creare un melting pot sonoro che si rivelerà fondamentale punto d'incontro tra pubblico rock e pubblico dance dopo la sbornia del big beat: se ne parlerà tra poco.

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