C Capitolo 7 - Il Garage rock - pagina 2 di 2

7 - Il Garage rock (2/2)

Probabilmente il gruppo più influente per le future ondate revivalistiche sono i Sonics, gruppo di Tacoma che nel 1965 fa uscire “ Here Are the Sonics”, esordio al fulmicotone farcito di cover rhythm’n blues selvagge e pezzi originali indimenticabili come “The Witch”, “Strychnine” e “Psycho”. Dalla stessa area, quella del Nord-ovest Americano provengono i già citati Kingsmen, i Wailers, gli Standells di “Dirty Water” e i Raiders, facendo della scena in questione una delle più interessanti tra tutte quelle che tra il 1964 e il 1967 vanno moltiplicandosi da una costa all’altra degli Stati Uniti, (anche se in questo caso il termine scena va preso più che mai con le pinze ): dalla California ( Count Five e Syndicate of sound) a New York ( gli Strangeloves di “I Want Candy”), da Chicago ( Shadows of the Knight e gli Awboy Dukes di “Baby Please Don’t Go”).Da Flint ( futura patria del gruppo hard rock Grand Funk Railroad) provengono invece i Question Mark & The Mysterians che si lamentano delle 96 lacrime versate (“69 Tears”) sostenuti dall’ipnotico incedere di un organo farfisa.

Nonostante le apparenti caratteristiche derivative ( peraltro presupposto per la nascita di ogni nuovo genere ) il garage-rock si rivelerà seminale non solo per i revival a cui sarà soggetto nei decenni successivi, ma anche perché per la prima volta, in parte grazie al suo carattere semi-clandestino, in parte a causa del livello amatoriale della maggior parte dei suoi protagonisti, in parte ancora per le precarie condizioni di registrazione fece emergere un suono grezzo e sporco, un cantato rauco e feroce che verranno poi ripresi ed esasperati nel proto-punk di Detroit di Stooges ed Mc5 lungo un sentiero che conduceva dritto al punk-rock del ‘76 : e proprio l’idea fondante del punk che chiunque possa prendere in mano uno strumento e salire sul palco è messa in pratica qui per la prima volta con successo, anche se tra le anguste mura di un garage della periferia americana anziché sui palchi newyorchesi del CBGB.

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Ghido alle 11:26 del 18 febbraio 2009 ha scritto:

il jazz-rock anni '60

Credo che sia un'argomento molto interessante parlare di aristi come Frank Zappa o Captain Beefheart,musicisti che hanno cominciato a far entrare il jazz nel rock con contaminazioni superbe dal punto di vista melodico e non