C Capitolo 16 - Il progressive rock e Canterbury - pagina 4 di 8

16 - Il progressive rock e Canterbury (4/8)

Partiti in piena stagione psichedelica i primi, formatisi intorno alla figura di Steve Winwood ( cantante, chitarrista e tastierista), partiti con forti inclinazioni folk e con una line up eccentrica per l’epoca, che comprendeva l’organo di Winwood e il flauto a canne(?) di Chris Wood, il gruppo si trovò ben presto lanciato in lunghe jam che viravano verso blues e jazz, raggiungendo un perfetto equilibrio nel 1968 in “Traffic” e spingendosi definitivamente verso il jazz nel 1970 con “John Barleycorn Must Die”.

Diverso il tipo di suono creato dai Genesis, in studio e dal vivo, quasi cameristico negli arrangiamenti, melodrammatico e teatrale, come teatrali anzi, multimediali, erano le esibizioni live del gruppo, incentrate sulla figura carismatica del cantante-mimo Peter Gabriel: cabaret musicale per la fine del millennio, la musica dei Genesis raggiunge il suo apice qualitativo con “Foxtrot” (1970) terminando poi la sua storia ( almeno per quel che riguarda i Genesis storici con Gabriel) con il doppio “ The Lamb Lies Down On Broadway” (1974).

Fusione schizoide e apparentemente paradossale quella attuata dai Jethro Tull: il più americano dei gruppi prog, fusione spericolata di generi apparentemente inconciliabili come hard rock e folk medievale, blues, jazz e country : il capolavoro è “Aqualung”, del 1971, concept-album in cui l’improbabile miscela sonora è messa al servizio di una serie di riflessione sul rapporto dell’uomo con religione e chiesa.

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Spakka1985 alle 8:11 del 23 marzo 2016 ha scritto:

E poi???... l'autore è collasso mentre scriveva?....o finisce veramente così??

zagor alle 20:30 del 23 marzo 2016 ha scritto:

sotto l'articolo c'è la finestra delle pagine successive, clicca li.

Paolo Nuzzi alle 11:00 del 24 marzo 2016 ha scritto:

Stavo per scriverlo io, grazie Zagor