C Capitolo 9 - Il rock sperimentale di fine anni '60 - pagina 1 di 3

9 - Il rock sperimentale di fine anni '60 (1/3)

Se i ’60 rivoluzionano completamente il modo di suonare ( e ascoltare) il rock, arricchendo di nuovi input sonori le relativamente semplici forme di metà anni ’50 e dando vita ad innumerevoli stili e sottostili, si tratta pur sempre di una rivoluzione che avviene nei solchi della tradizione, poggiando su evoluzioni di genere preesistenti e pur sempre nel rispetto di alcuni principi: la forma-canzone, l’appartenenza degli artisti a determinati stili, una più o meno forte tendenza a prendersi sul serio (che talvolta sfociava in una vera e propria venerazione acritica da parte del pubblico). Si è innovato, certo, ma sempre rielaborando e modificando i dosaggi di elementi appartenenti all’area popolare della musica americana: folk, country e blues, tanto per ridurre il discorso all’osso.

Tuttavia negli stessi anni in cui Dylan desta enorme scalpore elettrificandosi e i Byrds s’inventavano il folk-rock, esce una serie di dischi che osano ben di più sia da un punto di vista puramente musicale, sia sotto il profilo dei contenuti ( spesso oltraggiosi fin dalla copertina).

Tra questi vi sono il secondo, omonimo disco dei Fugs (1966), il cacofonico “Contact High” dei Godz (1966) ed il lisergico “Indian War Whoop” degli Holy Modal Rounders (1967).

I primi, fortemente legati alla scena beatnik, si sono formati al Peace Eye Bookstore di New York nel tardo 1964: gruppo costituito perlopiù da dilettanti, i Fugs sono una delle voci più sarcastiche e caustiche della controcultura, introducendo quel sense of humour che fino ad allora ha sempre latitato nel rock e che diventa di lì a poco uno dei punti di forza delle Mothers Of Invention Zappiane.

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