C Capitolo 54 - Indie rock dal lo-fi al sadcore - pagina 2 di 10

54 - Indie rock dal lo-fi al sadcore (2/10)

Gruppo che viene spontaneo nominare anche ascoltando i Pavement di “Slanted & Enchanted” (1992), insieme ai Sebadoh di Lou Barlow principali responsabili della nascita del culto per quei suoni: il grande merito della formazione di Stephen Malkmus è la capacità di rilanciare il discorso musicale del college rock per gli anni ’90 portando allo stesso tempo avanti il suono del noise-rock di gruppi come Pixies e Dinosaur Jr., ottenendo un risultato musicale che non equivale alla semplice somma delle parti; “Slanted & Enchanted” è un disco che si diverte a fratturare le melodie, in cui si passa in pochi secondi dalla filastrocca alla dissonanza, dalla cacofonia alla pace bucolica del country: pop col coito interrotto che matura e si ripulisce solo un poco nel successivo “Crooked Rain, Crooked Rain”(1994), disco uscito quando il culto del lo-fi ( e dei Pavement) è già ampiamente diffuso.

Complici sonori di Malkmus e soci sono, fin dall’inizio, i Sebadoh dell’ex-bassista dei Dinosaur Jr Lou Barlow che trovano con “III”(1991), come suggerisce il titolo terzo capitolo nella discografia del gruppo, una formula musicale che porteranno avanti per tutti i ’90; il disco è parente alla lontana dell’esordio dei Pavement nella bassa qualità delle registrazioni e nella propensione per una forma-canzone vicina alla filastrocca, la cui quiete melodica è disturbata da feedback e dissonanze, ma vanta una struttura più lineare, lontana dal dadaismo compositivo del gruppo di Malkmus.

Se Pavement e Sebadoh risultano essenziali per diffondere le sonorità lo-fi a livello indipendente , altrettanto fondamentali per sancirne la circolazione a livello mainstream si rivelano dischi come “Exile in Guyville” di Liz Phair (1993) e “Mellow Gold” di Beck (1994): la prima firma un disco che ripercorre nella struttura il celebre “Exile on Main St” degli Stones e costruisce nel frattempo, insieme alla P.j. Harvey di “Rid Of Me”(1993), un’estetica forte di cantautorato femminile che si imporrà, in modo più o meno marcato, per tutti gli anni ’90 e oltre, nei dischi di cantautrici come Fiona Apple, Cat Power e Nina Nastasia. Ancor più influente si rivela Beck, con un suono che fin dall’inizio frulla con disinvoltura hip-hop, country, blues, folk, noise rock, pop e psichedelia,funk,urban, lounge e pop Brasiliano, simbolo perfetto dell’ansia contaminatrice e onnivora del decennio in corso, la stessa che porterà nel corso decennio ad infiniti crossover tra generi e faciliterà la riscoperta dei filoni musicali più oscuri.

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