C Capitolo 58 - La rivincita dell'easy listening - pagina 1 di 8

58 - La rivincita dell'easy listening (1/8)

Il rock fin dalle sue origini si sviluppa all’insegna della contaminazione, essendo nato come fusione tra generi differenti ed essendosi evoluto nel corso dei decenni proprio grazie alla sua capacità di inglobare linguaggi musicali e generi anche lontani, con un tasso sempre più spinto dagli anni ’70 del progressive in poi. A lungo però tale contaminazione si era posta dei paletti, legati a tabù inespressi nei confronti di generi e stili che ideologicamente stridevano con la logica tendenzialmente antagonista del rock, in particolare tutto un insieme di suoni ed autori che erano considerati parte di quell’establishment tradizionalista cui il rock si contrapponeva per natura, oltre a una serie di generi, come la lounge, che erano considerati semplicemente kitsch, appartenenti alla “classe inferiore” della muzak, musicaccia buona al massimo per i supermercati ed i film di serie b.

Negli anni ’90, però, qualcosa cambia: c’è una caduta definitiva delle barriere tra generi, in parte grazie ai vari tipi di crossover e alle sperimentazioni del post rock, in parte per la penetrazione progressiva anche tra il pubblico cosiddetto alternativo di una vena onnivora e fagocitante nata con la diffusione dell’uso dei samples, anche grazie agli stili che da sempre su quelle tecnologie prosperano, hip hop e downtempo in primis. Ben presto molte di quelle sonorità, fino ad allora aborrite, cominciano a contaminare le produzioni rock ed elettroniche, creando un fenomeno trasversale di recupero che comincia a comparire timidamente nei primi anni ’90 ed esplode definitivamente nella seconda metà del decennio attraversando post rock, pop, indie più o meno elettronico e downbeat.

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